domenica 6 gennaio 2013

Il passato da noi non passa mai

Ho recuperato il link a questo Passaparola di Marco Travaglio, la rubrica che settimanalmente il giornalista del Fatto Quotidiano curava per il blog di Beppe Grillo. L'argomento è la P2, la P2 che non ci lascia mai, che in qualche modo è sempre viva e lotta per il suo Piano di rinascita democratica, riveduto, ma non troppo, e corretto, o meglio adeguato ai tempi cambiati e secondo gli intendimenti dei personaggi che idealmente ne hanno ereditato il testimone. Travaglio esprime il suo pensiero in materia, le sue osservazioni, i suoi commenti, nel novembre 2008. Allora al governo del paese era di nuovo Berlusconi, l'allievo prediletto, come dice, di Licio Gelli. Ma poiché come sempre dice Travaglio, il passato da noi non passa mai, ecco che quel suo racconto, la sua esposizione - ascoltate bene le sue parole - mutatis mutandis sembrano descrivere una realtà, quale quella attuale, con un testimone passato di mano.
Ma attenzione a non fraintendere: come dice bene Travaglio, la P2 era una loggia "atlantica", cioè molto gradita all'America; non era un'organizzazione eversiva ma voleva consolidare l'ordine costituito. "Eversiva" appariva allora perché intendeva modificare la costituzione per realizzare uno stato autoritario moderno. Cosa che ripetutamente dopo si è fatto parzialmente o si è provato a fare in maniera più globale per vie del tutto legali previste dalla stessa costituzione. Fu il risultato di un referendum ad impedire che l'obiettivo fosse raggiunto dal governo di Silvio Berlusconi. Del resto, è Travaglio stesso a dire che ampi stralci del Piano di rinascita democratica si ritrovano nei progetti sia della destra ma anche della sinistra. Un'eredità di una convergenza trasversale sulle soluzioni che da D'Alema, passando per Marco Boato arrivava a Berlusconi.
Io consiglierei una lettura del Piano di Gelli, lo trovate ad esempio qui, perché è utile anche per analizzare l'oggi, come fece allora, nel 2008, Travaglio per quel numero della sua rubrica, sollecitato dalla contingenza di un invito televisivo a Licio Gelli.
Ne prendo un brano che cita anche Travaglio, quello sulla costituzione di club, ma lo riporto per intero. Eccolo: "Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell'operazione è la costituzione di un club (di natura rotariana per l'etereogenità dei componenti) ove siano rappresentati, ai migliori livelli, operatori, imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati, nonché pochissimi e selezionati uomini politici, che non superi il numero di 30 o 40 unità. Gli uomini che ne fanno parte debbono essere omogenei per modo di sentire, disinteresse, onestà e rigore morale, tali cioè da costituire un vero e proprio comitato di garanti rispetto ai politici che si assumeranno l'onere dell'attuazione del piano e nei confronti delle forze amiche nazionali e straniere che lo vorranno appoggiare. Importante è stabilire subito un collegamento valido con la massoneria internazionale". Con i debiti "aggiustamenti", non ricorda niente? Provate, dunque, a guardarvi attorno, o meglio a guardare ciò che si sta profilando particolarmente all'interno di un raggruppamento, ma a dire il vero non di uno solo seppure con molte diverse sfumature. C'è un salto di qualità, ciò che appare, nel senso del superamento del club e della partecipazione diretta alla realizzazione dell'agenda. Esagerazione? Solo da quest'ottica si comprendono interamente le parole di Fassina quando afferma: "La lista Monti, visto anche il livello di reddito di coloro che ne faranno parte, sembra tanto la lista del Rotary club. È davvero difficile comprendere come l'aristocrazia economica e finanziaria italiana possa rappresentare chi vive con mille euro al mese".
Chiudo con un ultimo brano del Piano di rinascita democratica, questo, in cui si descrive il da farsi nel caso che i partiti non siano in grado di rifarsi una credibilità, cioè creare due movimenti uno di destra e uno di sinistra: "Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti da uomini politici ed esponenti della società civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi rappresentino l'anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento con il mondo reale. Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacità, onestà e tendenzialmente disponibili per un'azione politica pragmatistica, con rinuncia alle consuete e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da da parte della pubblica opinione è da ritenere inevitabile". Li riuscite ad individuare nell'attuale panorama pre-elettorale? No? Provate a rifletterci sopra.

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