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sabato 20 aprile 2013
Il presidente riciclato
PD, PDL e Monti ci hanno regalato per sette anni un nuovo vecchio presidente della Repubblica, un presidente riciclato. Sette anni di guai e tutto perché il PD ha rotto lo specchio dove rimirava e ammirava il suo ombelico. Un ottimo biscotto condiviso "castamente" con Berlusconi alla faccia di tutti.
Napolitano accetta, l'Italia come Budapest
Giorgio Napolitano ha accettato di essere parte del golpe della casta e dei poteri forti per minimizzare la perdita del partito democratico imploso. Festeggiamo l'evento con la foto ricordo.
Dichiarazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano:
"Nella consapevolezza delle ragioni che mi sono state rappresentate, e nel rispetto delle personalità finora sottopostesi al voto per l'elezione del nuovo Capo dello Stato, ritengo di dover offrire la disponibilità che mi è stata richiesta. Naturalmente, nei colloqui di questa mattina, non si è discusso di argomenti estranei al tema dell'elezione del Presidente della Repubblica. Mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un'assunzione di responsabilità verso la nazione, confidando che vi corrisponda una analoga collettiva assunzione di responsabilità".
Roma, 20 aprile 2013
Dichiarazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano:
"Nella consapevolezza delle ragioni che mi sono state rappresentate, e nel rispetto delle personalità finora sottopostesi al voto per l'elezione del nuovo Capo dello Stato, ritengo di dover offrire la disponibilità che mi è stata richiesta. Naturalmente, nei colloqui di questa mattina, non si è discusso di argomenti estranei al tema dell'elezione del Presidente della Repubblica. Mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un'assunzione di responsabilità verso la nazione, confidando che vi corrisponda una analoga collettiva assunzione di responsabilità".
Roma, 20 aprile 2013
Alle 15 il funerale della politica italiana?
Il Partito Democratico è morto. Ma c'è in atto un tentativo di trasformarlo in uno zombie, un morto vivente. Al compito è stato chiamato il grande sacerdote della casta e dei poteri forti, il Frankenstein che ha creato il mostro politico Mario Monti. In questo momento sul Tg democrat di Mentana, le truppe cammellate di Homer Simpson di Bettola e dello psiconano di Arcore stanno esaltando la più grande follia politica della Repubblica. Contenti loro, ma la gente? Ormai è guerra civile dichiarata dalla casta contro la gente italiana con un ennesimo tentativo di golpe. Possono mettere una pezza, ma non durerà. E dopo? Solo Grillo. Per mandarli a casa tutti, una volta per tutte.
venerdì 22 febbraio 2013
Documenti. Borghezio a La Zanzara. 9 novembre 2011
Il Borghezio pensiero a La Zanzara su Radio24 il 9 novembre 2011. Siamo nei giorni del "colpo di stato" che ha messo fine al governo Berlusconi. Borghezio alla grande su Monti senatore a vita, la prospettiva del governo di unità nazionale e su tanti altri argomenti di quei giorni compresi i festeggiamenti dei centocinquanta anni dell'unità politica dello Stivale sotto la corona dei Savoia.
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martedì 12 febbraio 2013
Tecnologia e oscurantismo servile
Ancora una questione e poi chiudo il discorso aperto qualche post fa. Il controllo, già il controllo, chi fa il controllo? Da quanto par di capire c'è del software in Danimarca, parafrasando l'Amleto. Ammesso e concesso; del resto un colosso come Google può permettersi non un server qualunque, ma un super-computer per fare tutti i controlli di questo mondo, non è questo il punto. Il massimo che può fare un computer è fornire molto garbage out e segnalazioni sospette sulla base di sequenze audio o confronti e analisi dei file video. Il software non può comunque decidere se è una segnalazione congrua o è un abbaglio. Quando si dice che Pinco ha fatto una rimostranza, evidentemente c'è stato un giudizio sulla segnalazione del software di rilevamento, che non può che essere umano. Arrivo alla domanda. Se è un'azienda privata solleva il cartellino giallo o rosso, sono affari suoi stipendiare con parte dei profitti un team di persone che facciano i controlli per conto dell'azienda, siano essi dipendenti o esterni. La politica di YouTube è di risarcire con la pubblicità sulla clip l'utilizzo nel video di materiali audio/video di terze parti In fin dei conti la cosa regge e non scandalizza più di tanto. Ma se l'azienda vive del denaro pubblico, la questione assume un altro aspetto. Da qui un paio di domande. Prima domanda: con quali soldi sono pagati i censori? Col canone? Se poi è materiale di servizio pubblico, quello che giustifica il canone, non dovrebbero valere le norme che riguardano tutte le amministrazioni pubbliche circa i materiali da loro prodotti? Quando alcuni di tali video vengono oscurati, cioè viene proibita la loro visione, questo non si configura come abuso d'ufficio? Quale è il motivo che non fa neppure l'introito pubblicitario sufficiente, al contrario di milioni di casi analoghi, per permettere la visione? È forse un motivo politico? Va bene se evidenzia magagne del Berlusconi di turno, guai se evidenzia quelle pesanti del coccolato di turno? Non è anche questo un abuso? La Commissione parlamentare di vigilanza è a conoscenza del problema? Se sì, si è mai pronunciata in merito? Potrei aggiungere cento altre domande, ma mi fermo e dico soltanto che bisogna cominciare ad aprire tutte due gli occhi se vogliamo che i nostri figli abbiano una speranza di vivere in un paese migliore e non in una repubblica delle banane in cui è il più forte a fare le norme, a spendere e spandere quanto più gli aaggrada senza dover mai risponderne a nessuno.Rendiamoci contro che questa attività censoria in qualche modo remunerata va nella quasi totalità dei casi ad impedire la visione di una clip autoprodotta che attira un numero di utenti della rete che va da poche unità, a qualche decina; un centinaio è già un successo, se arriva al migliaio il realizzatore può pensare di fare il clipparolo di professione. Pensiamoci, lo ripeto ancora una volta e visto che l'occasione è a giorni, pensiamoci in cabina elettorale, dove parafrasando un vecchio tormentone, Dio ti vede, ma smacchiatori di giaguari, professori, tirapiedi e portaborse di interessi forti no. Esprimiamo un voto utile per noi e per i nostri bisogni, non per quelli della casta trasversale che ha ridotto l'Italia allo sfascio..
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Ma l'incazzatura chi me la ripaga?
Poiché ho ricevuto risposta alla mia controcontestazione sulla questione riportata nel post precedente: pretesa di copyright da non ben specificate " One or more music publishing rights collecting societies" su l'Internazionale intonata da Marco Ferrando in un comizio a Roma, riporto di seguito sia la mia e-mail che quella di risposta.
Ho scritto:
Comizio del Partito Comunista dei Lavoratori
Motivo della contestazione
Questo video contiene il materiale in questione, ma il materiale è di dominio pubblico o non è idoneo per essere protetto dal copyright.
Spiegazione
La registrazione audio è di un evento pubblico in una piazza di Roma durante un comizio politico. La registrazione dell'audio è distribuita con licenza creative commons da Radio Radicale, dato citato in uno dei frame. Ritengo inoltre che su canti come l'Internazionale che sono di pubblico dominio non ci sia la possibilità di mettere copyright in buona fede da nessuno. Aggiungo anche se questo può comportare la chiusura del mio account Youtube che questa sia una violazione del mio diritto di espressione garantito dalla Costituzione italiana.
Ritengo in buona fede che i reclami di cui sopra siano stati presentati per sbaglio e di disporre dei diritti necessari per utilizzare i contenuti del mio video per i motivi che ho dichiarato. Non ho consapevolmente fatto dichiarazioni false e non sto intenzionalmente facendo un uso improprio della procedura di contestazione al fine di interferire con i diritti altrui. Comprendo che la presentazione di contestazioni fraudolente potrebbe comportare la chiusura del mio account YouTube.
Firma
Sergio Fumich
La risposta:
Gentile Sergio Fumich,
One or more music publishing rights collecting societies ha esaminato la tua contestazione e ha abbandonato il suo reclamo per violazione del copyright sul tuo video "Comizio del Partito Comunista dei Lavoratori". Per ulteriori informazioni, visita la tua pagina Note sul copyright.
Cordiali saluti,
- Il team di YouTube
È incredibile che una situazione così kafkiana si sia soltanto posta in essere. Siamo alle solite, un po' come, in altro ambito per capire, con l'esempio recente del redditometro: siamo noi che dobbiamo dimostrare la nostra possibilità di fare certe spese e non lo stato a dimostrare a noi i motivi delle sue. È tempo di ribaltare questo tipo di situazione. Si può iniziare in due modi: innanzitutto prendendo coscienza che siamo sudditi e non quei cittadini della Repubblica di cui parla la nostra costituzione; secondo, un buon avvio a portata di mano, col nostro voto il 24 e 25 febbraio cominciare a creare le condizioni per una rivoluzione politica che ridia una vera speranza a questo paese.
Ho scritto:
Comizio del Partito Comunista dei Lavoratori
Motivo della contestazione
Questo video contiene il materiale in questione, ma il materiale è di dominio pubblico o non è idoneo per essere protetto dal copyright.
Spiegazione
La registrazione audio è di un evento pubblico in una piazza di Roma durante un comizio politico. La registrazione dell'audio è distribuita con licenza creative commons da Radio Radicale, dato citato in uno dei frame. Ritengo inoltre che su canti come l'Internazionale che sono di pubblico dominio non ci sia la possibilità di mettere copyright in buona fede da nessuno. Aggiungo anche se questo può comportare la chiusura del mio account Youtube che questa sia una violazione del mio diritto di espressione garantito dalla Costituzione italiana.
Ritengo in buona fede che i reclami di cui sopra siano stati presentati per sbaglio e di disporre dei diritti necessari per utilizzare i contenuti del mio video per i motivi che ho dichiarato. Non ho consapevolmente fatto dichiarazioni false e non sto intenzionalmente facendo un uso improprio della procedura di contestazione al fine di interferire con i diritti altrui. Comprendo che la presentazione di contestazioni fraudolente potrebbe comportare la chiusura del mio account YouTube.
Firma
Sergio Fumich
La risposta:
Gentile Sergio Fumich,
One or more music publishing rights collecting societies ha esaminato la tua contestazione e ha abbandonato il suo reclamo per violazione del copyright sul tuo video "Comizio del Partito Comunista dei Lavoratori". Per ulteriori informazioni, visita la tua pagina Note sul copyright.
Cordiali saluti,
- Il team di YouTube
È incredibile che una situazione così kafkiana si sia soltanto posta in essere. Siamo alle solite, un po' come, in altro ambito per capire, con l'esempio recente del redditometro: siamo noi che dobbiamo dimostrare la nostra possibilità di fare certe spese e non lo stato a dimostrare a noi i motivi delle sue. È tempo di ribaltare questo tipo di situazione. Si può iniziare in due modi: innanzitutto prendendo coscienza che siamo sudditi e non quei cittadini della Repubblica di cui parla la nostra costituzione; secondo, un buon avvio a portata di mano, col nostro voto il 24 e 25 febbraio cominciare a creare le condizioni per una rivoluzione politica che ridia una vera speranza a questo paese.
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Addormentarsi italiani e svegliarsi cinesi
Non è paranoia. Ma le policy di alcune major dei social network o presunti tali, operano in generale, ma soprattutto in questo frangente elettorale come un Grande Fratello. Contro la libertà di espressione sancita dalla Costituzione italiana, che forse non hanno mai letto, perché hanno aperto semplicemente una.filiale in un paese coloniale quale lo considerano, il nostro, l'Italia. Vittime di queste policy sono creativi che senza fini di lucro, ma solo per diffondere l'informazione e la consapevolezza dei problemi e delle questioni, per denunciare l'inganno mediatico perpetrato a danno di tutti noi dalla carta stampata e dalle televisioni di regime o asservite agli interessi forti che hanno una volontà di potenza sulle nostre vite per garantire i loro sporchi profitti,
utilizzano
i materiali audio/video che sono a disposizione sulla rete gratuitamente, certamente, per fruizione personale. Ma se io faccio leggere un libro ad un amico, non è che devo pagare il copyright per questo atto. Dunque, ogni vincolo su operazioni simili posto su materiale audio/video, dovrebbe essere considerato analogo. Anche perché un account di social network non è un negozio o una copisteria: è una pgina di diario dove io annoto ciò che voglio e che posso far leggere, o ascoltare, a chiunque senza obblighi di rispetto di fantomatici diritti che qualche major si inventa. Faccio un esempio reale: basta che Marco Ferrando, il candidato premier per il Partito Comunista dei Lavoratori intoni al termine di un suo comizio l'Internazionale, che un video contenente la registrazione di quel comizio, in una pubblica piazza, venga messo all'indice in quanto avrebbe violato fantomatici diritti di "One or more music publishing rights collecting societies", ben sapendo che l'Internazionale fino a prova contraria è canto e musica di pubblico dominio, e che chi la stava cantando per farla cantare a tutti, lo faceva in un luogo pubblico e, ovviamente per propaganda politica, cioè senza nessuna pretesa sulla sua esibizione canora.
Per non dire poi di video scomodi per le due coalizioni sponsorizzate da quello che Gramsci definiva come partito trasversale degli interessi forti, della borghesia, che oggi evidentemente sono il raggruppamento di Monti e il Partito democratico. In tal caso viene addirittura vietata la loro fruizione, usando come pretesto la violazione di diritti dei media che li hanno pur sempre prodotti seppure per motivi di cassetta legati all'audience, mentre nel contempo altri video; questi sì liberamente fruibili, che evidenziano cotraddizioni o spacciano schiocchezze per enormità che non stanno in cielo e in terra, impazzano e si duplicano, triplicano, com'è costume della rete, senza problemi di sorta.
A chi non segue attentamente e criticamente i fenomeni della rete sarà sfuggito un fatto banale. Ci sono state nell'ultimo mese, proprio in vista della campagna elettorale alcune, poche per la verità, trasmissioni e servizi dove, per l'onestà intellettuale dei curatori e conduttori, è stato effettuato un vero e proprio massacro mediatico dei promessi sposi Pd e montiani, e di quest'ultimi in particolar modo del loro totem, il Professore. Di questo massacro mediatico ci sono poche tracce nella rete perché da una parte i media massonici, nel senso gramsciano, non hanno diffuso nei social network tali contenuti, dall'altro tali contenuti, quando inseriti da comuni mortali, sono stati bloccati con il pretesto della violazione di chissà quale diritto, pretesto che mal si concilia col fatto che contenuti analoghi, ma neutri o favorevoli proliferano negli stessi social network.
Insomma, la sensazione evidente è che, dietro pretesti di apparente legalità - apparente perché in fin dei conti vanno a violare diritti sanciti dalla Costituzione - la policy attuata anche qui da noi, paese del civile e democratico Occidente, sia quella cinese, cioè accondiscendenza senza se e senza ma alla lobby dominante lì comunista o presunta tale, qui massonica, sempre in senso gramsciano.
Conclusione, dovremmo deciderci a rispolverare vecchie parole di lotta come il verbo boicottare. Boicottare social network che praticano policy asservite al potere dominante e censorio per far capire che la libertà della rete non si tocca. Boicottare per abbattere una filosofia che ci vede schiavi del consumismo e del profitto degli interessi forti. Ricordiamocelo anche nella cabina elettorale.
Per non dire poi di video scomodi per le due coalizioni sponsorizzate da quello che Gramsci definiva come partito trasversale degli interessi forti, della borghesia, che oggi evidentemente sono il raggruppamento di Monti e il Partito democratico. In tal caso viene addirittura vietata la loro fruizione, usando come pretesto la violazione di diritti dei media che li hanno pur sempre prodotti seppure per motivi di cassetta legati all'audience, mentre nel contempo altri video; questi sì liberamente fruibili, che evidenziano cotraddizioni o spacciano schiocchezze per enormità che non stanno in cielo e in terra, impazzano e si duplicano, triplicano, com'è costume della rete, senza problemi di sorta.
A chi non segue attentamente e criticamente i fenomeni della rete sarà sfuggito un fatto banale. Ci sono state nell'ultimo mese, proprio in vista della campagna elettorale alcune, poche per la verità, trasmissioni e servizi dove, per l'onestà intellettuale dei curatori e conduttori, è stato effettuato un vero e proprio massacro mediatico dei promessi sposi Pd e montiani, e di quest'ultimi in particolar modo del loro totem, il Professore. Di questo massacro mediatico ci sono poche tracce nella rete perché da una parte i media massonici, nel senso gramsciano, non hanno diffuso nei social network tali contenuti, dall'altro tali contenuti, quando inseriti da comuni mortali, sono stati bloccati con il pretesto della violazione di chissà quale diritto, pretesto che mal si concilia col fatto che contenuti analoghi, ma neutri o favorevoli proliferano negli stessi social network.
Insomma, la sensazione evidente è che, dietro pretesti di apparente legalità - apparente perché in fin dei conti vanno a violare diritti sanciti dalla Costituzione - la policy attuata anche qui da noi, paese del civile e democratico Occidente, sia quella cinese, cioè accondiscendenza senza se e senza ma alla lobby dominante lì comunista o presunta tale, qui massonica, sempre in senso gramsciano.
Conclusione, dovremmo deciderci a rispolverare vecchie parole di lotta come il verbo boicottare. Boicottare social network che praticano policy asservite al potere dominante e censorio per far capire che la libertà della rete non si tocca. Boicottare per abbattere una filosofia che ci vede schiavi del consumismo e del profitto degli interessi forti. Ricordiamocelo anche nella cabina elettorale.
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sabato 26 gennaio 2013
Sinistra per Siena su Comune e Fondazione MPS
Le vicende di queste ore sono state un vero e proprio tsunami politico che ha rimesso tutto in forse. Chi segue gli eventi, come può da casa, si è trovato travolto da una valanga di informazione, di prese di posizione, di dichiarazioni, di dati, di commenti, da cui si fa fatica ad uscire razionalizzando il tutto in un'opinione coerente. Il problema è certamente capirne i motivi, capire ad esempio il back-stage di questa foto, che a suo tempo ha fatto discutere.
Forse basterebbe capire i volti, le espressioni, confrontarli con quanto è successo dopo, con oggi, per darsi una spiegazione. Casini ride, e si capisce bene il perché: con Monti ha trovato un rilancio sulla scena politica da primario e non da comprimario, come forse mai gli era capitato prima nella sua carriera politica. Con Monti si è assicurato ancora una sedia in Parlamento, e forse qualcosa di più, una presidenza magari di peso. Alfano è il più serioso, forse l'unico tra i presenti che è lì per un motivo chiaro, di facile definizione: senza Pdl, e si è visto poi, un governo Monti non stava in piedi. Anche Bersani è felice, e forse i mali pensieri che nascono dalle vicende di questi giorni suggeriscono possibili motivi di una soddisfazione. In fin dei conti ha dietro, alle spalle Monti, Monti bond. Una certezza.per far uscire la banca del cuore del Pd dai pasticci. E si è visto. 3,9 miliardi non sono bruscolini. Già, ma detto tutto questo, veniamo al punto che interessa, non a Roma ma a Siena: nel consiglio comunale di Siena c'è Sinistra per Siena. Un'ottima fonte per capire la vicenda nell'ottica politica..
Come nasce Sinistra per Siena? Prendo le informazioni a piene mani dal loro sito. Dicono: "Il nostro circolo nasce un paio di anni fa come un circolo di Sinistra Ecologia e Libertà. Condividevamo in pieno il progetto di Nichi Vendola di rinnovare la sinistra italiana declinando i valori tradizionali (uguaglianza, solidarietà, attenzione ai diritti sostanziali degli individui) in un modo nuovo e moderno, volevamo partecipare con lui alla costruzione di un partito che ponesse al centro i valori e non gli interessi dei funzionari. Iniziarono tuttavia ben presto i dissapori con i dirigenti provinciali di SEL che mal sopportavano l’idea che noi ponessimo al centro dell’azione politica cittadina la questione morale. Noi riteniamo che occorra districare il nodo perverso fra politica, massoneria e affari che sta soffocando questa nostra città. Loro avevano un patto di ferro con il PD che questo nodo vuol tenerlo stretto. Siamo stati sempre più emarginati. Le nostre richieste (primarie per scegliere il candidato a sindaco del centro sinistra, richiesta al PD di un forte rinnovamento morale, collegamento con le altre forze del centro sinistra – IDV, Federazione della sinistra - per coordinare le nostre richieste a PD e costringerlo al rinnovamento) sono state tutte rifiutate. Alla fine il gruppo dirigente di SEL ha accettato senza proferire verbo un candidato a Sindaco che personalmente e per la sua storia politica rappresenta proprio quello che noi contrastavamo".
Sinistra per Siena così continua il racconto della propria storia: "A questo punto avevamo due scelte: a) ripiegare le bandiere e tornare a fare quel che facevamo prima (nessuno di noi vive di politica o si aspetta qualcosa di concreto dall’impegno politico e quindi siamo liberi); b) proporre a Siena un’alternativa di sinistra, ovvero essere coerenti con i valori che ci avevano spinto ad entrare in SEL. Abbiamo preferito seguire il cuore che ci diceva di essere fedeli agli ideali e non alla nomenclatura di partito. Così è nata l’avventura di Sinistra per Siena e la proposta di candidare Laura Vigni a Sindaco di Siena".
Siamo, dunque, alle elezioni comunali del 2011: "Le elezioni sono andate benissimo per la nostra Lista Sinistra per Siena (Laura Vigni ha preso poco meno del 7 % dei voti e la lista quasi il 5 %), male per Siena. Incredibile a dirsi Ceccuzzi ha vinto al primo turno con il 54 % dei voti. Che fosse una vittoria di Pirro è apparso subito evidente. Le tensioni interne nel PD crescono a vista d’occhio. Quando gli accordi sono basati sulla divisione del potere, delle poltrone e del sottogoverno, ma le risorse sono scarse e non c’è tanta trippa da dividere, allora mantenere l’equilibrio diventa sempre più difficile. La maggioranza entra in crisi sulle note questioni del bilancio: questione ovviamente strumentale, ben altre sono le questioni sul tappeto. I cosiddetti dissidenti del PD fanno cadere la giunta".
Arrivano a Sinistra per Siena le tante promesse, i do ut des: "In quel periodo direttamente e indirettamente sono state fatte tante promesse a Laura perché votasse a favore della maggioranza. Ancora non hanno capito come mai Laura abbia detto di no. La loro forma mentis è tale che non riescono a immaginare che esistano in politica persone per bene che non sono interessate a benefici materiali, ma vogliono essere coerenti coi loro ideali e con la promessa fatta ai suoi elettori".
Questo il quadro, ma adesso ci saranno nuove elezioni amministrative. "Nei prossimi mesi Siena affronterà una nuova campagna elettorale. Noi ci saremo e saremo più forti di prima, più numerosi, più motivati. Anche perché le cose in città possono cambiare veramente. Forse è il momento che i città tornino ad amministrare persone perbene che abbiano a cuore solo gli interessi collettivi. Cambiare a Siena questa volta si può".
Scrive Laura Vigni: "Perché mi candido alle elezioni 2013. L'amore profondo per Siena, dove sono nata e dove da sempre vivo e lavoro. La conoscenza della sua storia e della sua amministrazione. La forza, la cultura, l’onestà di una donna. Per voltare pagina, davvero".
Questa lunga premessa perché nel canale YouTube di Sinistra per Siena ho trovato due filmati di due consigli comunali, dove sono ben descritte, dall'interno, le vicende dei rapporti tra politica e Fondazione Monte Paschi. Il primo filmato, che si riferisce alla seduta del 9 settembre 2011, contiene l'intervento del consigliere comunale Laura Vigni, in cui esprime con fermezza la posizione di Sinistra per Siena sul futuro della Fondazione Monte dei Paschi nel corso del dibattito che ha portato all'aggiornamento delle linee programmatiche 2009-2011 della Deputazione Generale della Fondazione Mps e nuovi indirizzi per gli anni 2011-2013.
Dice in sintesi la consigliera di Sinistra per Siena che il documento approvato dalla maggioranza, con la strana – ma non troppo – alleanza del PdL, appare assolutamente insufficiente riguardo alla Banca, la cui politica imprenditoriale viene sottratta a qualsiasi controllo, mentre gli errori e le imprudenze fanno sentire i loro effetti sulla Fondazione e su tutta la collettività. La ricapitalizzazione necessaria per evitare la sua scalabilità, ha costretto la Fondazione a indebitarsi per 600 milioni di Euro ed a tagliare drasticamente le erogazioni alla città. E forse questo sacrificio non sarà sufficiente: pensiamo con preoccupazione a cosa potrà accadere se diventasse necessario ricapitalizzare ancora. Chi potrà parlare ancora di senesità del Monte?
La situazione attuale della Banca non è solo il frutto della crisi internazionale, che naturalmente pesa, ma anche di scelte interne e per uscirne c’è bisogno di una cambio di rotta deciso: abbandonare le esternalizzazioni, valorizzare le competenze interne, evitare di affidare tutto il sistema informatico a IBM, premiare la professionalità a prescindere dall’appartenenza politica nell’assegnazione dei posti di comando.
Il documento della maggioranza e del Pdl sembra solo un accordo di potere, che invita ad alzare la musica mentre il Titanic affonda.
Il gruppo di Sinistra per Siena aveva deciso di non presentare una propria mozione, dicono, ma ha sostenuto quella delle Liste Civiche aggiungendo due punti significativi: la diminuzione del numero dei nominati nelle partecipate e trasparenza sui criteri che la Fondazione adotterà quest’anno per assegnare le poche risorse disponibili. Naturalmente in fase di voto Sinistra per Siena è messa in minoranza, e i giornali cittadini riferiscono solo le posizioni della maggioranza, ma noi continueremo a far conoscere le nostre posizioni ricorrendo a tutti gli strumenti di comunicazione a nostra disposizione.
Il secondo filmato si riferisce al Consiglio comunale del 29 novembre 2011. Mostra l'intervento di Laura Vigni. In discussione la mozione in merito alla Fondazione MPS.
Forse basterebbe capire i volti, le espressioni, confrontarli con quanto è successo dopo, con oggi, per darsi una spiegazione. Casini ride, e si capisce bene il perché: con Monti ha trovato un rilancio sulla scena politica da primario e non da comprimario, come forse mai gli era capitato prima nella sua carriera politica. Con Monti si è assicurato ancora una sedia in Parlamento, e forse qualcosa di più, una presidenza magari di peso. Alfano è il più serioso, forse l'unico tra i presenti che è lì per un motivo chiaro, di facile definizione: senza Pdl, e si è visto poi, un governo Monti non stava in piedi. Anche Bersani è felice, e forse i mali pensieri che nascono dalle vicende di questi giorni suggeriscono possibili motivi di una soddisfazione. In fin dei conti ha dietro, alle spalle Monti, Monti bond. Una certezza.per far uscire la banca del cuore del Pd dai pasticci. E si è visto. 3,9 miliardi non sono bruscolini. Già, ma detto tutto questo, veniamo al punto che interessa, non a Roma ma a Siena: nel consiglio comunale di Siena c'è Sinistra per Siena. Un'ottima fonte per capire la vicenda nell'ottica politica..
Come nasce Sinistra per Siena? Prendo le informazioni a piene mani dal loro sito. Dicono: "Il nostro circolo nasce un paio di anni fa come un circolo di Sinistra Ecologia e Libertà. Condividevamo in pieno il progetto di Nichi Vendola di rinnovare la sinistra italiana declinando i valori tradizionali (uguaglianza, solidarietà, attenzione ai diritti sostanziali degli individui) in un modo nuovo e moderno, volevamo partecipare con lui alla costruzione di un partito che ponesse al centro i valori e non gli interessi dei funzionari. Iniziarono tuttavia ben presto i dissapori con i dirigenti provinciali di SEL che mal sopportavano l’idea che noi ponessimo al centro dell’azione politica cittadina la questione morale. Noi riteniamo che occorra districare il nodo perverso fra politica, massoneria e affari che sta soffocando questa nostra città. Loro avevano un patto di ferro con il PD che questo nodo vuol tenerlo stretto. Siamo stati sempre più emarginati. Le nostre richieste (primarie per scegliere il candidato a sindaco del centro sinistra, richiesta al PD di un forte rinnovamento morale, collegamento con le altre forze del centro sinistra – IDV, Federazione della sinistra - per coordinare le nostre richieste a PD e costringerlo al rinnovamento) sono state tutte rifiutate. Alla fine il gruppo dirigente di SEL ha accettato senza proferire verbo un candidato a Sindaco che personalmente e per la sua storia politica rappresenta proprio quello che noi contrastavamo".
Sinistra per Siena così continua il racconto della propria storia: "A questo punto avevamo due scelte: a) ripiegare le bandiere e tornare a fare quel che facevamo prima (nessuno di noi vive di politica o si aspetta qualcosa di concreto dall’impegno politico e quindi siamo liberi); b) proporre a Siena un’alternativa di sinistra, ovvero essere coerenti con i valori che ci avevano spinto ad entrare in SEL. Abbiamo preferito seguire il cuore che ci diceva di essere fedeli agli ideali e non alla nomenclatura di partito. Così è nata l’avventura di Sinistra per Siena e la proposta di candidare Laura Vigni a Sindaco di Siena".
Siamo, dunque, alle elezioni comunali del 2011: "Le elezioni sono andate benissimo per la nostra Lista Sinistra per Siena (Laura Vigni ha preso poco meno del 7 % dei voti e la lista quasi il 5 %), male per Siena. Incredibile a dirsi Ceccuzzi ha vinto al primo turno con il 54 % dei voti. Che fosse una vittoria di Pirro è apparso subito evidente. Le tensioni interne nel PD crescono a vista d’occhio. Quando gli accordi sono basati sulla divisione del potere, delle poltrone e del sottogoverno, ma le risorse sono scarse e non c’è tanta trippa da dividere, allora mantenere l’equilibrio diventa sempre più difficile. La maggioranza entra in crisi sulle note questioni del bilancio: questione ovviamente strumentale, ben altre sono le questioni sul tappeto. I cosiddetti dissidenti del PD fanno cadere la giunta".
Arrivano a Sinistra per Siena le tante promesse, i do ut des: "In quel periodo direttamente e indirettamente sono state fatte tante promesse a Laura perché votasse a favore della maggioranza. Ancora non hanno capito come mai Laura abbia detto di no. La loro forma mentis è tale che non riescono a immaginare che esistano in politica persone per bene che non sono interessate a benefici materiali, ma vogliono essere coerenti coi loro ideali e con la promessa fatta ai suoi elettori".
Questo il quadro, ma adesso ci saranno nuove elezioni amministrative. "Nei prossimi mesi Siena affronterà una nuova campagna elettorale. Noi ci saremo e saremo più forti di prima, più numerosi, più motivati. Anche perché le cose in città possono cambiare veramente. Forse è il momento che i città tornino ad amministrare persone perbene che abbiano a cuore solo gli interessi collettivi. Cambiare a Siena questa volta si può".
Scrive Laura Vigni: "Perché mi candido alle elezioni 2013. L'amore profondo per Siena, dove sono nata e dove da sempre vivo e lavoro. La conoscenza della sua storia e della sua amministrazione. La forza, la cultura, l’onestà di una donna. Per voltare pagina, davvero".
Questa lunga premessa perché nel canale YouTube di Sinistra per Siena ho trovato due filmati di due consigli comunali, dove sono ben descritte, dall'interno, le vicende dei rapporti tra politica e Fondazione Monte Paschi. Il primo filmato, che si riferisce alla seduta del 9 settembre 2011, contiene l'intervento del consigliere comunale Laura Vigni, in cui esprime con fermezza la posizione di Sinistra per Siena sul futuro della Fondazione Monte dei Paschi nel corso del dibattito che ha portato all'aggiornamento delle linee programmatiche 2009-2011 della Deputazione Generale della Fondazione Mps e nuovi indirizzi per gli anni 2011-2013.
Dice in sintesi la consigliera di Sinistra per Siena che il documento approvato dalla maggioranza, con la strana – ma non troppo – alleanza del PdL, appare assolutamente insufficiente riguardo alla Banca, la cui politica imprenditoriale viene sottratta a qualsiasi controllo, mentre gli errori e le imprudenze fanno sentire i loro effetti sulla Fondazione e su tutta la collettività. La ricapitalizzazione necessaria per evitare la sua scalabilità, ha costretto la Fondazione a indebitarsi per 600 milioni di Euro ed a tagliare drasticamente le erogazioni alla città. E forse questo sacrificio non sarà sufficiente: pensiamo con preoccupazione a cosa potrà accadere se diventasse necessario ricapitalizzare ancora. Chi potrà parlare ancora di senesità del Monte?
La situazione attuale della Banca non è solo il frutto della crisi internazionale, che naturalmente pesa, ma anche di scelte interne e per uscirne c’è bisogno di una cambio di rotta deciso: abbandonare le esternalizzazioni, valorizzare le competenze interne, evitare di affidare tutto il sistema informatico a IBM, premiare la professionalità a prescindere dall’appartenenza politica nell’assegnazione dei posti di comando.
Il documento della maggioranza e del Pdl sembra solo un accordo di potere, che invita ad alzare la musica mentre il Titanic affonda.
Il gruppo di Sinistra per Siena aveva deciso di non presentare una propria mozione, dicono, ma ha sostenuto quella delle Liste Civiche aggiungendo due punti significativi: la diminuzione del numero dei nominati nelle partecipate e trasparenza sui criteri che la Fondazione adotterà quest’anno per assegnare le poche risorse disponibili. Naturalmente in fase di voto Sinistra per Siena è messa in minoranza, e i giornali cittadini riferiscono solo le posizioni della maggioranza, ma noi continueremo a far conoscere le nostre posizioni ricorrendo a tutti gli strumenti di comunicazione a nostra disposizione.
Il secondo filmato si riferisce al Consiglio comunale del 29 novembre 2011. Mostra l'intervento di Laura Vigni. In discussione la mozione in merito alla Fondazione MPS.
giovedì 24 gennaio 2013
Scandalo MPS, per capirci qualcosa
Lo scandalo dei derivati del Monte dei Paschi di Siena è l'argomento del giorno, indubbiamente. Coinvolto nello scandalo, Giuseppe Mussari si è dimesso da presidente dell'Associazione Bancaria Italiana. A comunicarlo, come viene detto nel servizio contenuto nella prima clip video che ne dà notizia, è stato lo stesso Mussari, in una lettera inviata a Camillo Venesio, Vice Presidente Vicario dell'associazione. "Ritengo di dover rassegnare con effetto immediato e in maniera irrevocabile le dimissioni da presidente dell'Associazione bancaria italiana - scrive -. Assumo questa decisione convinto di aver sempre operato nel rispetto del nostro ordinamento ma nello stesso tempo, deciso a non recare alcun nocumento, anche indiretto all'associazione". Le dimissioni di Mussari sono arrivate in seguito alle polemiche sulla gestione del Monte dei Paschi di Siena e dopo le notizie sull'operazione in derivati, denominata 'Alexandria'. Le dimissioni travolgono il titolo in borsa del Monte Paschi di Siena, già in netto calo. In poche ore, il titolo dell'istituto ha perso il 5,33%, annullando così i guadagni accumulati da inizio anno. Il titolo sospeso è stato poi rimesso in contrattazione.
Sfruttando il ricco archivio di YouTube raccolgo qui alcuni documenti significativi, in cui protagonista è Giuseppe Mussari, che possono permettere al profano di cominciare a farsi un quadro della vicenda almeno in termini di oggetto della questione. La prima clip riporta l'intervista al Giuseppe Mussari, presidente Monte Paschi Siena e presidente Abi, a Cortina raccolta da Sergio Luciano, partner di InConTra, nell'agosto 2011.
Nell'intervista Mussari parla di CDS. Cosa sono? Nell'abstract della voce relativa, Wikipedia così li descrive. Il credit default swap (CDS) è uno swap che ha la funzione di trasferire l'esposizione creditizia di prodotti a reddito fisso tra le parti. È il derivato creditizio più usato. La parte A che possiede un titolo di credito nei confronti di una parte B, paga periodicamente una somma ad una terza parte C e questa in cambio si impegna a rifondere alla parte A il valore facciale del titolo di credito B, nel caso il debitore B diventi insolvente (credit default). Insomma, A ha comprato l'obbligazione emessa da B, ma A vuole esser sicuro che B rimborsi il capitale alla scadenza e quindi sottoscrive un CDS con C. La finanza ha creato questo strumento di copertura del rischio, e il credit default swap è in effetti come una polizza di assicurazione per il sottoscrittore di un'obbligazione. Normalmente la durata di un CDS è di cinque anni e sebbene sia un derivato scambiato sul mercato over-the-counter (non regolamentato) è possibile stabilire qualsiasi durata. I credit default swap sono normalmente utilizzati come metro di misura del rischio di fallimento di uno stato sovrano.
Ma per far capire meglio la stessa pagina dell'enciclopedia online fa questo esempio. Il sottoscrittore di obbligazioni per 10 milioni di euro, con durata di 5 anni, emesse dalla Società Rischiosa, copre il rischio di insolvenza del debitore acquistando un CDS dalla Banca Derivati per un importo nominale di 10 milioni di euro, pagando ad esempio il 2% dei 10 milioni garantiti. Se la Società Rischiosa non è insolvente, allo scadere dei 5 anni restituisce il valore dell'obbligazione al sottoscrittore, che sopporta un costo per essersi "assicurato" tramite l'acquisto del CDS. Tale costo riduce il rendimento dell'investimento e elimina il rischio di perdite da parte del sottoscrittore. Se la Società Rischiosa è insolvente 3 anni dopo la sottoscrizione del CDS, il pagamento del premio è interrotto e la Banca Derivati rimborsa al sottoscrittore la perdita di 10 milioni di euro subita. Qualora il merito di credito della Società Rischiosa migliorasse significativamente o fosse acquisita da una Società più solida dopo 3 anni, il sottoscrittore delle obbligazioni potrebbe eliminare o ridurre la sua posizione nel CDS vendendo sul mercato i rimanenti due anni di copertura. Ma sentiamo dalla viva voce di Giuseppe Mussari, sempre a Cortina, cosa sono i CDS.
Sempre Wikipedia così riassume gli aspetti speculativi. I CDS, al pari dell'investimento in opzioni su azioni, possono essere usati come strumenti speculativi, dando la possibilità di realizzare un grosso profitto da variazioni nel merito di credito di una società. Ad esempio, se una società che ha emesso obbligazioni per il valore di un milione di dollari versa in difficoltà, il possessore delle obbligazioni, temendo di perdere il capitale investito può decidere di cederle per -supponiamo- 900.000 dollari. Se l'azienda paga il debito, lo speculatore guadagna 100.000 dollari. Chi emette un CDS potrebbe ricevere, ad esempio, 100.000 dollari sotto forma di premio senza avere investito alcunché. Inoltre si possono negoziare CDS già conclusi. Al pari delle obbligazioni, il costo di acquisto dello swap varia in conseguenza delle variazioni nella qualità di credito della società percepite dagli operatori. La differenza è che tali variazioni di prezzo sono molto amplificate rispetto a quelle delle obbligazioni. Per questo motivo sono possibili profitti (ma anche perdite) molto superiori degli investimenti in obbligazioni.
La pagina di Wikipedia spiega anche il pricing di un CDS e illustra altri aspetti e questioni. Aggiungo ora l'intervento che segue, sempre di Giuseppe Mussari, al convegno Finanza: Comportamenti, Regole, Istituzioni, organizzato dalla LUISS "Guido Carli", a cui partecipava tra gli altri anche Mario Monti. Mussari parla di come sono cambiati e come dovrebbero cambiare i comportamenti degli agenti economici e quale assetto di norme e istituzioni è necessario per non ripetere vecchi errori, alla luce dell'esperienza maturata durante la recente crisi.
Insomma, siamo in una nuova era, se non lo si era ancora capito, come lo dice sempre in quel di Cortina Giuseppe Mussari.
Una delle domande che ho sentito porre di questi tempi riguarda la solidità delle banche. Da Bruno Vespa, a Porta a Porta, Mussari nel novembre 2011 rispose che la solidità delle banche si deduce dagli aiuti ricevuti. Già, e non a caso di lì a qualche giorno veniva conferito l'incarico di governo a Mario Monti.
Va bene. Siamo ottimisti, tiriamoci su cantando con Rino Gaetano Il cielo è sempre più blu!
Sfruttando il ricco archivio di YouTube raccolgo qui alcuni documenti significativi, in cui protagonista è Giuseppe Mussari, che possono permettere al profano di cominciare a farsi un quadro della vicenda almeno in termini di oggetto della questione. La prima clip riporta l'intervista al Giuseppe Mussari, presidente Monte Paschi Siena e presidente Abi, a Cortina raccolta da Sergio Luciano, partner di InConTra, nell'agosto 2011.
Nell'intervista Mussari parla di CDS. Cosa sono? Nell'abstract della voce relativa, Wikipedia così li descrive. Il credit default swap (CDS) è uno swap che ha la funzione di trasferire l'esposizione creditizia di prodotti a reddito fisso tra le parti. È il derivato creditizio più usato. La parte A che possiede un titolo di credito nei confronti di una parte B, paga periodicamente una somma ad una terza parte C e questa in cambio si impegna a rifondere alla parte A il valore facciale del titolo di credito B, nel caso il debitore B diventi insolvente (credit default). Insomma, A ha comprato l'obbligazione emessa da B, ma A vuole esser sicuro che B rimborsi il capitale alla scadenza e quindi sottoscrive un CDS con C. La finanza ha creato questo strumento di copertura del rischio, e il credit default swap è in effetti come una polizza di assicurazione per il sottoscrittore di un'obbligazione. Normalmente la durata di un CDS è di cinque anni e sebbene sia un derivato scambiato sul mercato over-the-counter (non regolamentato) è possibile stabilire qualsiasi durata. I credit default swap sono normalmente utilizzati come metro di misura del rischio di fallimento di uno stato sovrano.
Ma per far capire meglio la stessa pagina dell'enciclopedia online fa questo esempio. Il sottoscrittore di obbligazioni per 10 milioni di euro, con durata di 5 anni, emesse dalla Società Rischiosa, copre il rischio di insolvenza del debitore acquistando un CDS dalla Banca Derivati per un importo nominale di 10 milioni di euro, pagando ad esempio il 2% dei 10 milioni garantiti. Se la Società Rischiosa non è insolvente, allo scadere dei 5 anni restituisce il valore dell'obbligazione al sottoscrittore, che sopporta un costo per essersi "assicurato" tramite l'acquisto del CDS. Tale costo riduce il rendimento dell'investimento e elimina il rischio di perdite da parte del sottoscrittore. Se la Società Rischiosa è insolvente 3 anni dopo la sottoscrizione del CDS, il pagamento del premio è interrotto e la Banca Derivati rimborsa al sottoscrittore la perdita di 10 milioni di euro subita. Qualora il merito di credito della Società Rischiosa migliorasse significativamente o fosse acquisita da una Società più solida dopo 3 anni, il sottoscrittore delle obbligazioni potrebbe eliminare o ridurre la sua posizione nel CDS vendendo sul mercato i rimanenti due anni di copertura. Ma sentiamo dalla viva voce di Giuseppe Mussari, sempre a Cortina, cosa sono i CDS.
Sempre Wikipedia così riassume gli aspetti speculativi. I CDS, al pari dell'investimento in opzioni su azioni, possono essere usati come strumenti speculativi, dando la possibilità di realizzare un grosso profitto da variazioni nel merito di credito di una società. Ad esempio, se una società che ha emesso obbligazioni per il valore di un milione di dollari versa in difficoltà, il possessore delle obbligazioni, temendo di perdere il capitale investito può decidere di cederle per -supponiamo- 900.000 dollari. Se l'azienda paga il debito, lo speculatore guadagna 100.000 dollari. Chi emette un CDS potrebbe ricevere, ad esempio, 100.000 dollari sotto forma di premio senza avere investito alcunché. Inoltre si possono negoziare CDS già conclusi. Al pari delle obbligazioni, il costo di acquisto dello swap varia in conseguenza delle variazioni nella qualità di credito della società percepite dagli operatori. La differenza è che tali variazioni di prezzo sono molto amplificate rispetto a quelle delle obbligazioni. Per questo motivo sono possibili profitti (ma anche perdite) molto superiori degli investimenti in obbligazioni.
La pagina di Wikipedia spiega anche il pricing di un CDS e illustra altri aspetti e questioni. Aggiungo ora l'intervento che segue, sempre di Giuseppe Mussari, al convegno Finanza: Comportamenti, Regole, Istituzioni, organizzato dalla LUISS "Guido Carli", a cui partecipava tra gli altri anche Mario Monti. Mussari parla di come sono cambiati e come dovrebbero cambiare i comportamenti degli agenti economici e quale assetto di norme e istituzioni è necessario per non ripetere vecchi errori, alla luce dell'esperienza maturata durante la recente crisi.
Insomma, siamo in una nuova era, se non lo si era ancora capito, come lo dice sempre in quel di Cortina Giuseppe Mussari.
Una delle domande che ho sentito porre di questi tempi riguarda la solidità delle banche. Da Bruno Vespa, a Porta a Porta, Mussari nel novembre 2011 rispose che la solidità delle banche si deduce dagli aiuti ricevuti. Già, e non a caso di lì a qualche giorno veniva conferito l'incarico di governo a Mario Monti.
Va bene. Siamo ottimisti, tiriamoci su cantando con Rino Gaetano Il cielo è sempre più blu!
mercoledì 23 gennaio 2013
L'affair sui derivati che coinvolge la finanza rossa
Il Monte dei Paschi di Siena è la terza banca italiana. La sua crisi è diventato un caso nazionale dopo lo scoop del Fatto Quotidiano. Il video che trovate sotto è lo speciale del FattoTv sull'affaire Mps in diretta streaming.
Lo scandalo dei derivati del Monte dei Paschi
Era l'agosto del 2011, ricorda TMNews, quando l'ex presidente di Mps, Giuseppe Mussari, in quel di Cortina Incontra tuonava contro i prodotti finanziari che avevano gonfiato i bilanci delle banche italiane ed esprimeva fiducia in una ripresa delle quotazioni in borsa di quei titoli. Quei giorni sembrano lontani ora che Mussari è stato costretto a dimettersi dalla presidenza dell'Associazione delle banche italiane travolto proprio da uno scandalo sui derivati e il titolo del Monte dei Paschi di Siena crolla in borsa.
"Non temo ripercussioni in campagna elettorale per il Pd. Bisogna capire cosa è successo lì. Io faccio un mestiere, le banche un altro". Così il segretario del Pd ai microfoni de ilfattoquotidiano.it sullo scandalo dei derivati del Monte dei Paschi di Siena che ha portato Giuseppe Mussari alle dimissioni da presidente dell'Abi.
Nella clip che segue, il Presidentre della Regione Toscana Enrico Rossi commenta sempre a ilfattoquotidiano.it lo scandalo Monti Paschi di Siena: "Quello che è accaduto è grave, perché un'azienda finanziaria è stata messa in grande difficoltà, io ho fiducia nel nuovo corso, mi pare che ci sia una volontà di risollevare il titolo come è avvenuto, si facciano le cose con serietà, si cerchi di ricollegare al territorio l'azienda e se Mussari ha sbagliato ne deve rispondere, come voi avete anche detto; ciò che mi colpisce da presidente della regione toscana è di come un istituto finanziario per scelte sbagliate, ma anche per cattiva gestione si ritrovi in una condizione, difficile e drammatica".
"Non temo ripercussioni in campagna elettorale per il Pd. Bisogna capire cosa è successo lì. Io faccio un mestiere, le banche un altro". Così il segretario del Pd ai microfoni de ilfattoquotidiano.it sullo scandalo dei derivati del Monte dei Paschi di Siena che ha portato Giuseppe Mussari alle dimissioni da presidente dell'Abi.
Nella clip che segue, il Presidentre della Regione Toscana Enrico Rossi commenta sempre a ilfattoquotidiano.it lo scandalo Monti Paschi di Siena: "Quello che è accaduto è grave, perché un'azienda finanziaria è stata messa in grande difficoltà, io ho fiducia nel nuovo corso, mi pare che ci sia una volontà di risollevare il titolo come è avvenuto, si facciano le cose con serietà, si cerchi di ricollegare al territorio l'azienda e se Mussari ha sbagliato ne deve rispondere, come voi avete anche detto; ciò che mi colpisce da presidente della regione toscana è di come un istituto finanziario per scelte sbagliate, ma anche per cattiva gestione si ritrovi in una condizione, difficile e drammatica".
mercoledì 9 gennaio 2013
Massoneria e politica italiana
Parliamo ancora di massoneria e politica italiana, ripescando dalla rete un documento sonoro, l'intervista de "La Zanzara" su Radio 24 al massone Gioele Magaldi. Siamo nel luglio del 2010 e l'argomento, inizialmente, è Silvio Berlusconi e sullo sfondo i fatti salienti di quel periodo (la cosiddetta P3). Ma nella parte finale dell'intervista esce con prepotenza un'altra realtà che stampa e televisioni "compiacenti", non si comprende bene il perché, preferiscono far finta di ignorare. Cioè che se Berlusconi è un massone e tanti massoni sono nelle file del Pdl, vero è che anche nel Pd ce ne sono e anche nella direzione nazionale del partito di Bersani.
Del resto, essere massone non è qualcosa di disdicevole né illegale. Come ricordò Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, in un'intervista ad Affaritaliani.it nel 2010 (l'anno del documento sonoro), dopo che la deputata Udc ex Pd Paola Binetti aveva paragonato la Massoneria all'ombra e l'Opus Dei alla luce, "i padri della patria erano massoni" e quanto alla Costituzione della Repubblica, al momento della stesura della Carta, "tra i settantacinque membri c'erano ben sette-otto massoni e in sede di assemblea costituente un terzo del totale era composto da componenti della Loggia. Senza contare che il presidente e padre della Costituzione Meuccio Ruini era massone, così come il vice-presidente dell'Assemblea Giovanni Conti". Del resto da noi la massoneria trova la sua legittimazione nell'articolo 18 della Costituzione che riconosce e tutela la libertà di associazione, prevedendo che i cittadini abbiano il diritto di associarsi, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalle leggi. Come dire, se il fine è lecito, legittima è l'associazione.
Sempre in quell'intervista Raffi conferma il numero dei politici che appartengono alla Massoneria: "Ho parlato di 4 mila e 500 persone, ma noi non facciamo censimenti. Di politici che appartengono alla Massoneria ce ne sono a sinistra, destra e centro". Proprio in quell'anno, 2010, ancora c'era stato all'interno del Pd un dibattito sull'affiliazione alla massoneria da parte di iscritti e si era arrivati ad una apertura. Tant'è che Raffi così commenta su richiesta dell'intervistatore la questione: "Dallo statuto del Pd che contempla il profilo etico arriva una norma non chiara. Oggi si dice «chi vuole aderire deve dichiarare le associazioni a cui appartiene», noi non abbiamo nessun problema a farlo. L'importante è capire i fenomeni. In tutto il mondo civile la Massoneria ha aperto alla modernità ed è espressione di grande democrazia".
Del resto, essere massone non è qualcosa di disdicevole né illegale. Come ricordò Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, in un'intervista ad Affaritaliani.it nel 2010 (l'anno del documento sonoro), dopo che la deputata Udc ex Pd Paola Binetti aveva paragonato la Massoneria all'ombra e l'Opus Dei alla luce, "i padri della patria erano massoni" e quanto alla Costituzione della Repubblica, al momento della stesura della Carta, "tra i settantacinque membri c'erano ben sette-otto massoni e in sede di assemblea costituente un terzo del totale era composto da componenti della Loggia. Senza contare che il presidente e padre della Costituzione Meuccio Ruini era massone, così come il vice-presidente dell'Assemblea Giovanni Conti". Del resto da noi la massoneria trova la sua legittimazione nell'articolo 18 della Costituzione che riconosce e tutela la libertà di associazione, prevedendo che i cittadini abbiano il diritto di associarsi, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalle leggi. Come dire, se il fine è lecito, legittima è l'associazione.
Sempre in quell'intervista Raffi conferma il numero dei politici che appartengono alla Massoneria: "Ho parlato di 4 mila e 500 persone, ma noi non facciamo censimenti. Di politici che appartengono alla Massoneria ce ne sono a sinistra, destra e centro". Proprio in quell'anno, 2010, ancora c'era stato all'interno del Pd un dibattito sull'affiliazione alla massoneria da parte di iscritti e si era arrivati ad una apertura. Tant'è che Raffi così commenta su richiesta dell'intervistatore la questione: "Dallo statuto del Pd che contempla il profilo etico arriva una norma non chiara. Oggi si dice «chi vuole aderire deve dichiarare le associazioni a cui appartiene», noi non abbiamo nessun problema a farlo. L'importante è capire i fenomeni. In tutto il mondo civile la Massoneria ha aperto alla modernità ed è espressione di grande democrazia".
domenica 6 gennaio 2013
Il passato da noi non passa mai
Ho recuperato il link a questo Passaparola di Marco Travaglio, la rubrica che settimanalmente il giornalista del Fatto Quotidiano curava per il blog di Beppe Grillo. L'argomento è la P2, la P2 che non ci lascia mai, che in qualche modo è sempre viva e lotta per il suo Piano di rinascita democratica, riveduto, ma non troppo, e corretto, o meglio adeguato ai tempi cambiati e secondo gli intendimenti dei personaggi che idealmente ne hanno ereditato il testimone. Travaglio esprime il suo pensiero in materia, le sue osservazioni, i suoi commenti, nel novembre 2008. Allora al governo del paese era di nuovo Berlusconi, l'allievo prediletto, come dice, di Licio Gelli. Ma poiché come sempre dice Travaglio, il passato da noi non passa mai, ecco che quel suo racconto, la sua esposizione - ascoltate bene le sue parole - mutatis mutandis sembrano descrivere una realtà, quale quella attuale, con un testimone passato di mano.
Ma attenzione a non fraintendere: come dice bene Travaglio, la P2 era una loggia "atlantica", cioè molto gradita all'America; non era un'organizzazione eversiva ma voleva consolidare l'ordine costituito. "Eversiva" appariva allora perché intendeva modificare la costituzione per realizzare uno stato autoritario moderno. Cosa che ripetutamente dopo si è fatto parzialmente o si è provato a fare in maniera più globale per vie del tutto legali previste dalla stessa costituzione. Fu il risultato di un referendum ad impedire che l'obiettivo fosse raggiunto dal governo di Silvio Berlusconi. Del resto, è Travaglio stesso a dire che ampi stralci del Piano di rinascita democratica si ritrovano nei progetti sia della destra ma anche della sinistra. Un'eredità di una convergenza trasversale sulle soluzioni che da D'Alema, passando per Marco Boato arrivava a Berlusconi.
Io consiglierei una lettura del Piano di Gelli, lo trovate ad esempio qui, perché è utile anche per analizzare l'oggi, come fece allora, nel 2008, Travaglio per quel numero della sua rubrica, sollecitato dalla contingenza di un invito televisivo a Licio Gelli.
Ne prendo un brano che cita anche Travaglio, quello sulla costituzione di club, ma lo riporto per intero. Eccolo: "Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell'operazione è la costituzione di un club (di natura rotariana per l'etereogenità dei componenti) ove siano rappresentati, ai migliori livelli, operatori, imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati, nonché pochissimi e selezionati uomini politici, che non superi il numero di 30 o 40 unità. Gli uomini che ne fanno parte debbono essere omogenei per modo di sentire, disinteresse, onestà e rigore morale, tali cioè da costituire un vero e proprio comitato di garanti rispetto ai politici che si assumeranno l'onere dell'attuazione del piano e nei confronti delle forze amiche nazionali e straniere che lo vorranno appoggiare. Importante è stabilire subito un collegamento valido con la massoneria internazionale". Con i debiti "aggiustamenti", non ricorda niente? Provate, dunque, a guardarvi attorno, o meglio a guardare ciò che si sta profilando particolarmente all'interno di un raggruppamento, ma a dire il vero non di uno solo seppure con molte diverse sfumature. C'è un salto di qualità, ciò che appare, nel senso del superamento del club e della partecipazione diretta alla realizzazione dell'agenda. Esagerazione? Solo da quest'ottica si comprendono interamente le parole di Fassina quando afferma: "La lista Monti, visto anche il livello di reddito di coloro che ne faranno parte, sembra tanto la lista del Rotary club. È davvero difficile comprendere come l'aristocrazia economica e finanziaria italiana possa rappresentare chi vive con mille euro al mese".
Chiudo con un ultimo brano del Piano di rinascita democratica, questo, in cui si descrive il da farsi nel caso che i partiti non siano in grado di rifarsi una credibilità, cioè creare due movimenti uno di destra e uno di sinistra: "Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti da uomini politici ed esponenti della società civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi rappresentino l'anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento con il mondo reale. Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacità, onestà e tendenzialmente disponibili per un'azione politica pragmatistica, con rinuncia alle consuete e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da da parte della pubblica opinione è da ritenere inevitabile". Li riuscite ad individuare nell'attuale panorama pre-elettorale? No? Provate a rifletterci sopra.
Ma attenzione a non fraintendere: come dice bene Travaglio, la P2 era una loggia "atlantica", cioè molto gradita all'America; non era un'organizzazione eversiva ma voleva consolidare l'ordine costituito. "Eversiva" appariva allora perché intendeva modificare la costituzione per realizzare uno stato autoritario moderno. Cosa che ripetutamente dopo si è fatto parzialmente o si è provato a fare in maniera più globale per vie del tutto legali previste dalla stessa costituzione. Fu il risultato di un referendum ad impedire che l'obiettivo fosse raggiunto dal governo di Silvio Berlusconi. Del resto, è Travaglio stesso a dire che ampi stralci del Piano di rinascita democratica si ritrovano nei progetti sia della destra ma anche della sinistra. Un'eredità di una convergenza trasversale sulle soluzioni che da D'Alema, passando per Marco Boato arrivava a Berlusconi.
Io consiglierei una lettura del Piano di Gelli, lo trovate ad esempio qui, perché è utile anche per analizzare l'oggi, come fece allora, nel 2008, Travaglio per quel numero della sua rubrica, sollecitato dalla contingenza di un invito televisivo a Licio Gelli.
Ne prendo un brano che cita anche Travaglio, quello sulla costituzione di club, ma lo riporto per intero. Eccolo: "Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell'operazione è la costituzione di un club (di natura rotariana per l'etereogenità dei componenti) ove siano rappresentati, ai migliori livelli, operatori, imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati, nonché pochissimi e selezionati uomini politici, che non superi il numero di 30 o 40 unità. Gli uomini che ne fanno parte debbono essere omogenei per modo di sentire, disinteresse, onestà e rigore morale, tali cioè da costituire un vero e proprio comitato di garanti rispetto ai politici che si assumeranno l'onere dell'attuazione del piano e nei confronti delle forze amiche nazionali e straniere che lo vorranno appoggiare. Importante è stabilire subito un collegamento valido con la massoneria internazionale". Con i debiti "aggiustamenti", non ricorda niente? Provate, dunque, a guardarvi attorno, o meglio a guardare ciò che si sta profilando particolarmente all'interno di un raggruppamento, ma a dire il vero non di uno solo seppure con molte diverse sfumature. C'è un salto di qualità, ciò che appare, nel senso del superamento del club e della partecipazione diretta alla realizzazione dell'agenda. Esagerazione? Solo da quest'ottica si comprendono interamente le parole di Fassina quando afferma: "La lista Monti, visto anche il livello di reddito di coloro che ne faranno parte, sembra tanto la lista del Rotary club. È davvero difficile comprendere come l'aristocrazia economica e finanziaria italiana possa rappresentare chi vive con mille euro al mese".
Chiudo con un ultimo brano del Piano di rinascita democratica, questo, in cui si descrive il da farsi nel caso che i partiti non siano in grado di rifarsi una credibilità, cioè creare due movimenti uno di destra e uno di sinistra: "Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti da uomini politici ed esponenti della società civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi rappresentino l'anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento con il mondo reale. Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacità, onestà e tendenzialmente disponibili per un'azione politica pragmatistica, con rinuncia alle consuete e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da da parte della pubblica opinione è da ritenere inevitabile". Li riuscite ad individuare nell'attuale panorama pre-elettorale? No? Provate a rifletterci sopra.
sabato 5 gennaio 2013
Squadra compasso 7
Riprendo il discorso su La7 lasciato in sospeso nel post L'esoterismo come strumento politico, pubblicato qualche giorno fa. In quella annotazione dicevo che c'è un altro [dopo Rai 2] evidente sostenitore televisivo di Monti, LA7, aggiungendo un "se non altro per certe frequentazioni comuni di giornalisti e dirigenti". Il riferimento era, per dire qualcuno, a Lilli Gruber, l'anchorwoman di 8 e mezzo, che nel periodo dal 31 maggio al 5 giugno dello scorso anno, 2012, ha partecipato al 60° meeting del Bilderberg a Chantilly in Virgina, o per restare nello stesso ambito di frequentazioni Franco Bernabè, presidente e CEO di Telecom Italia, società che controlla quasi al 78% Telecom Italia Media, proprietaria appunto di La7; Bernabè, che è membro del Steering Committee che governa il Bilderberg, come lo era Mario Monti prima delle dimissioni a seguito dell'assunzione dell'incarico di governo. Il Bilderberg è, come si sa, un gruppo ristretto di potenti internazionali, in genere nomi di spicco dell'economia, della politica e dei sistemi bancari, che si riuniscono per invito annualmente per trattare in maniera libera, nell'ambito di un convegno chiuso ai media e al pubblico, temi globali, come la politica e l'economia mondiale, ed anche delle forze militari mondiali.
Nel post ricordato citavo le osservazioni esoteriche fatte sul simbolo dell'emittente in connessione con la simbologia e la numerologia massonica, come pure le interessanti congetture sulla costruzione grafica del simbolo. Naturalmente la scelta della sigla che doveva sostituire TMC, l'acronimo di Tele Monte Carlo, al momento del passaggio di proprietà da Vittorio Cecchi Gori alla Seat Pagine Gialle, poi Telecom Italia Media, ha e avrà altre spiegazioni. Qualcuno potrebbe dire che il marchio, La7, voleva significare semplicemente che la televisione rappresentava il settimo network nazionale che si poneva come alternativa ai 6 canali nazionali Rai1, Rai2, Rai3, Rete4, Canale5 e Italia1 che fino a quel momento si erano spartiti il pubblico televisivo. Tuttavia, il fascino di un occulto significato del marchio permane, ed è in qualche modo corroborato dalle scelte di palinsesto dell'emittente. Ma non voglio qui addentrarmi in un labirinto, quanto piuttosto raccontare una curiosità in cui per caso mi sono imbattuto.
Diamo per buone tutte le considerazioni sul numero 7 e la sua considerazione in ambito massonico. Citando, ad esempio, un documento, L'età massonica, di facile reperibilità nella rete, il sette rappresenta l'età simbolica del grado di Maestro, non a caso «“sette anni” è il tempo sufficiente e necessario a rinnovare tutte le cellule del corpo umano». Ma il testo citato ricorda altri aspetti esoterici del numero 7, che mi dilungo a riportare: «Il Sette è poi, per i Pitagorici, il numero più importante, in quanto originato dalla somma del Tre e del Quattro, a simboleggiare l’unione della divinità con la materia. Sette è anche il numero degli angeli planetari, dei giorni della settimana, dei colori dell’arcobaleno, del “settimo giorno” dedicato all’Eterno, dei sette peccati capitali e delle virtù cardinali e teologali che ad essi si oppongono, delle Arti liberali che l’Iniziato deve coltivare con continuità ed impegno, delle sette emanazioni o raggi attraverso cui il vigore interno del Sole fluisce sulla terra come vita e coscienza. Esso è inoltre un numero cardine della Bibbia e della tradizione ermetica: sette sono infatti le distillazioni per ottenere dal Serpe l’Acqua divina, sette i lavacri necessari per ottenere la purificazione, sette i gradini della Scala dei Saggi, ecc. La tradizione giudaico-cristiana presenta inoltre i sette sigilli dell’Apocalisse e la “Menorah”, il candelabro a sette bracci, ornamento del tempio massonico e simbolo della luce dello spirito, nel quale, osservando particolari modalità, si possono “leggere” i giorni, le settimane, i mesi, gli anni e le fasi lunari.»
Sul 7, insomma, ci siamo, ma il resto della sigla? Al resto conforta il caso. Visitando il sito del Grande Oriente d'Italia, la curiosità mi spinge a cliccare sul link "Archivio GOI". Compare una pagina in costruzione, caratterizzata da questa immagine:
Perbacco! La squadra e il compasso che ti formano proprio il resto della sigla: LA.
Come ci spiega Wikipedia, uno dei simboli massonici principali è squadra e compasso, strumenti della categoria muratoria, in genere disposti a formare un quadrilatero. La squadra è talora detta rappresentare la materia, ed il compasso lo spirito o la mente. Ancora, la squadra può esser detta rappresentare il mondo del concreto, o la misura della realtà oggettiva, mentre il compasso rappresenta l'astrazione, o giudizio soggettivo, e così via. Significati alquanto azzeccati anche, e particolarmente, per un "mediatore di massa" com'è una televisione. No?
Nel post ricordato citavo le osservazioni esoteriche fatte sul simbolo dell'emittente in connessione con la simbologia e la numerologia massonica, come pure le interessanti congetture sulla costruzione grafica del simbolo. Naturalmente la scelta della sigla che doveva sostituire TMC, l'acronimo di Tele Monte Carlo, al momento del passaggio di proprietà da Vittorio Cecchi Gori alla Seat Pagine Gialle, poi Telecom Italia Media, ha e avrà altre spiegazioni. Qualcuno potrebbe dire che il marchio, La7, voleva significare semplicemente che la televisione rappresentava il settimo network nazionale che si poneva come alternativa ai 6 canali nazionali Rai1, Rai2, Rai3, Rete4, Canale5 e Italia1 che fino a quel momento si erano spartiti il pubblico televisivo. Tuttavia, il fascino di un occulto significato del marchio permane, ed è in qualche modo corroborato dalle scelte di palinsesto dell'emittente. Ma non voglio qui addentrarmi in un labirinto, quanto piuttosto raccontare una curiosità in cui per caso mi sono imbattuto.
Diamo per buone tutte le considerazioni sul numero 7 e la sua considerazione in ambito massonico. Citando, ad esempio, un documento, L'età massonica, di facile reperibilità nella rete, il sette rappresenta l'età simbolica del grado di Maestro, non a caso «“sette anni” è il tempo sufficiente e necessario a rinnovare tutte le cellule del corpo umano». Ma il testo citato ricorda altri aspetti esoterici del numero 7, che mi dilungo a riportare: «Il Sette è poi, per i Pitagorici, il numero più importante, in quanto originato dalla somma del Tre e del Quattro, a simboleggiare l’unione della divinità con la materia. Sette è anche il numero degli angeli planetari, dei giorni della settimana, dei colori dell’arcobaleno, del “settimo giorno” dedicato all’Eterno, dei sette peccati capitali e delle virtù cardinali e teologali che ad essi si oppongono, delle Arti liberali che l’Iniziato deve coltivare con continuità ed impegno, delle sette emanazioni o raggi attraverso cui il vigore interno del Sole fluisce sulla terra come vita e coscienza. Esso è inoltre un numero cardine della Bibbia e della tradizione ermetica: sette sono infatti le distillazioni per ottenere dal Serpe l’Acqua divina, sette i lavacri necessari per ottenere la purificazione, sette i gradini della Scala dei Saggi, ecc. La tradizione giudaico-cristiana presenta inoltre i sette sigilli dell’Apocalisse e la “Menorah”, il candelabro a sette bracci, ornamento del tempio massonico e simbolo della luce dello spirito, nel quale, osservando particolari modalità, si possono “leggere” i giorni, le settimane, i mesi, gli anni e le fasi lunari.»
Sul 7, insomma, ci siamo, ma il resto della sigla? Al resto conforta il caso. Visitando il sito del Grande Oriente d'Italia, la curiosità mi spinge a cliccare sul link "Archivio GOI". Compare una pagina in costruzione, caratterizzata da questa immagine:
Perbacco! La squadra e il compasso che ti formano proprio il resto della sigla: LA.
Come ci spiega Wikipedia, uno dei simboli massonici principali è squadra e compasso, strumenti della categoria muratoria, in genere disposti a formare un quadrilatero. La squadra è talora detta rappresentare la materia, ed il compasso lo spirito o la mente. Ancora, la squadra può esser detta rappresentare il mondo del concreto, o la misura della realtà oggettiva, mentre il compasso rappresenta l'astrazione, o giudizio soggettivo, e così via. Significati alquanto azzeccati anche, e particolarmente, per un "mediatore di massa" com'è una televisione. No?
giovedì 3 gennaio 2013
L'esoterismo come strumento politico
Quando le cose appaiono strane, curiose o per certi aspetti bizzarre, quando danno adito a confusi sospetti, scatta la fantasia, l'analogia perversa che porta ad almanaccare illazioni spesso inconsistenti e gratuite quanto improbabili. L'aspetto magico, esoterico prende spesso il sopravvento e si finisce col buttare in ridere sensazioni che talvolta hanno giustificazioni per un approfondimento.
Ma, attenzione, spesso si dà libero sfogo ad arte alla saga dell'occulto, al mistero, per depistare contando sul fatto che dopo il secolo dei lumi certe induzioni sfiorano il ridicolo e , dunque, il messaggio ad esse connesso si squalifichi da sé. Un esempio ce lo ha fornito la trasmissione Voyager, su Rai 2, qualche tempo fa, nel tentativo fin troppo evidente di screditare argomentazioni, per così dire, negative nei riguardi del premier Monti, portato al soglio di Palazzo Chigi da entità e agende non ben chiarite, riassunte dall'etichetta "governo del Presidente", essendo stato il Quirinale l'artefice palese della svolta costituzionale forzata dal Palazzo.
A Giulio Andreotti, che indubbiamente di cose di stato e di quinte di palcoscenico ne sapeva e ne sa, viene attribuita questa frase: "A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina". Ed è forse per questo che la trasmissione di Rai 2 costruisce la gag iperbolizzando la verità, se per verità si intende la realtà delle cose. Il canale Rai, basta ascoltare un Tg per convincersi, è stato, è, e sarà, se il buongiorno si vede dal mattino, in questa campagna elettorale un sostenitore del Professore. E, dunque, perché non aiutarlo ridicolizzando persone piene di cattiveria ed invidia che, richiamando alla bisogna il titolo d'un famoso film, lo chiamano Trinità: Goldman Sachs, Trilateral, Bilderberg.
C'è un altro sostenitore televisivo di Monti, LA7, se non altro per certe frequentazioni comuni di giornalisti e dirigenti. Sul marchio della rete televisiva, che sostituì quello TMC di Tele Monte Carlo, quando nell'estate del 2000 venne venduta (e con essa anche TMC 2 - Videomusic) da Vittorio Cecchi Gori alla Seat Pagine Gialle del Gruppo Telecom Italia, guidato all'epoca da Roberto Colaninno e Lorenzo Pellicioli, curiose considerazioni sono pubblicate sul sito Menphis75,com.
Scrive il curatore del sito: "Qualche giorno fa, guardando un programma sulla rete televisiva La7 mi sono reso conto di una singolare caratteristica geometrica del logo. Il numero "7", in particolare, è stato realizzato mediante la giustapposizione di due segmenti di uguale lunghezza, formanti tra loro un angolo di 60°, proprio come avviene in un triangolo equilatero, ovvero nel simbolo della Stella di Davide". Detto fatta la verifica, come appare dalla fotografia riportata sotto.
Colta la curiosità, scatta la reazione con una ricerca di altre coincidenze occulte. Si legge ancora nel sito: «Non solo l'ipotesi della Stella di Davide era giusta, ma effettuando questa sovrapposizione, anche le lettere che compongono la scritta "LA" formano una serie di altri simboli interni: una seconda stella più interna, un cerchio interno e, quasi, una serie di spirali... Qualche sensazione di deja-vu? Le anomalie non si fermano certo qui. Nel numero scorso è stato detto che la numerologia massonica si basa principalmente su quattro numeri: 3, 7, 11 e 13, che in questo logo si ritrovano tutti. Come? Semplice:
3 è il numero di simboli che compongono il nome: "L" + "A" + "7";
7 è citato esplicitamente nel nome;
11 si ottiene considerando che, nell'alfabeto latino (ovvero in quello italiano - occidentale - puro di 21 lettere, senza aggiunta delle cinque straniere), "L" ed "A" occupano, rispettivamente, il 10° ed il 1° posto: 10 + 1 = 11;
13 si ottiene considerando che invece, nell'alfabeto internazionale di 26 lettere, "L" diventa la 12° ed "A" è sempre la prima: 12 + 1 = 13. Non solo: considerando che la nota "LA" occupa nel pentagramma il 6° posto, allora si può leggere anche "LA" + "7" = 6 + 7 = 13!».
Che dire... Certo, osservazione, fantasia, analogia e logica quando ci si mettono non le ferma nessuno. Tutto questo, per inferire che LA7 sia una tv massonica? Forse sì, forse no. Restate connessi, in un prossimo post vi svelerò sulla questione un'altra più eloquente formidabile coincidenza.
Ma, attenzione, spesso si dà libero sfogo ad arte alla saga dell'occulto, al mistero, per depistare contando sul fatto che dopo il secolo dei lumi certe induzioni sfiorano il ridicolo e , dunque, il messaggio ad esse connesso si squalifichi da sé. Un esempio ce lo ha fornito la trasmissione Voyager, su Rai 2, qualche tempo fa, nel tentativo fin troppo evidente di screditare argomentazioni, per così dire, negative nei riguardi del premier Monti, portato al soglio di Palazzo Chigi da entità e agende non ben chiarite, riassunte dall'etichetta "governo del Presidente", essendo stato il Quirinale l'artefice palese della svolta costituzionale forzata dal Palazzo.
A Giulio Andreotti, che indubbiamente di cose di stato e di quinte di palcoscenico ne sapeva e ne sa, viene attribuita questa frase: "A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina". Ed è forse per questo che la trasmissione di Rai 2 costruisce la gag iperbolizzando la verità, se per verità si intende la realtà delle cose. Il canale Rai, basta ascoltare un Tg per convincersi, è stato, è, e sarà, se il buongiorno si vede dal mattino, in questa campagna elettorale un sostenitore del Professore. E, dunque, perché non aiutarlo ridicolizzando persone piene di cattiveria ed invidia che, richiamando alla bisogna il titolo d'un famoso film, lo chiamano Trinità: Goldman Sachs, Trilateral, Bilderberg.
C'è un altro sostenitore televisivo di Monti, LA7, se non altro per certe frequentazioni comuni di giornalisti e dirigenti. Sul marchio della rete televisiva, che sostituì quello TMC di Tele Monte Carlo, quando nell'estate del 2000 venne venduta (e con essa anche TMC 2 - Videomusic) da Vittorio Cecchi Gori alla Seat Pagine Gialle del Gruppo Telecom Italia, guidato all'epoca da Roberto Colaninno e Lorenzo Pellicioli, curiose considerazioni sono pubblicate sul sito Menphis75,com.
Scrive il curatore del sito: "Qualche giorno fa, guardando un programma sulla rete televisiva La7 mi sono reso conto di una singolare caratteristica geometrica del logo. Il numero "7", in particolare, è stato realizzato mediante la giustapposizione di due segmenti di uguale lunghezza, formanti tra loro un angolo di 60°, proprio come avviene in un triangolo equilatero, ovvero nel simbolo della Stella di Davide". Detto fatta la verifica, come appare dalla fotografia riportata sotto.
Colta la curiosità, scatta la reazione con una ricerca di altre coincidenze occulte. Si legge ancora nel sito: «Non solo l'ipotesi della Stella di Davide era giusta, ma effettuando questa sovrapposizione, anche le lettere che compongono la scritta "LA" formano una serie di altri simboli interni: una seconda stella più interna, un cerchio interno e, quasi, una serie di spirali... Qualche sensazione di deja-vu? Le anomalie non si fermano certo qui. Nel numero scorso è stato detto che la numerologia massonica si basa principalmente su quattro numeri: 3, 7, 11 e 13, che in questo logo si ritrovano tutti. Come? Semplice:
3 è il numero di simboli che compongono il nome: "L" + "A" + "7";
7 è citato esplicitamente nel nome;
11 si ottiene considerando che, nell'alfabeto latino (ovvero in quello italiano - occidentale - puro di 21 lettere, senza aggiunta delle cinque straniere), "L" ed "A" occupano, rispettivamente, il 10° ed il 1° posto: 10 + 1 = 11;
13 si ottiene considerando che invece, nell'alfabeto internazionale di 26 lettere, "L" diventa la 12° ed "A" è sempre la prima: 12 + 1 = 13. Non solo: considerando che la nota "LA" occupa nel pentagramma il 6° posto, allora si può leggere anche "LA" + "7" = 6 + 7 = 13!».
Che dire... Certo, osservazione, fantasia, analogia e logica quando ci si mettono non le ferma nessuno. Tutto questo, per inferire che LA7 sia una tv massonica? Forse sì, forse no. Restate connessi, in un prossimo post vi svelerò sulla questione un'altra più eloquente formidabile coincidenza.
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mercoledì 2 gennaio 2013
La Massoneria in Lombardia
Secondo l'elenco pubblicato dal Grande Oriente d'Italia in Lombardia sono 64 le logge affiliate. Milano è, ovviamente, la città che ospita il numero maggiore, 34. Ricordo alcune: Giosuè Carducci, Italia, I Nuovi Cavalieri di Scozia, XX Settembre, Umanità e Progresso - Krishna, Ernesto Nathan, Missori - Risorgimento. Alcuni nomi, Cavalieri della Libertà o L'Unione, evocano strane assonanze.
A Bergamo è presente una sola loggia, che ha nome - non poteva essere diversamente - Pontida.
A Brescia sono presenti due logge: Leonessa - Arnaldo e Fraglia Ed Stolper. In provincia una a Botticino, la Giuseppe Zanardelli, e una a Marone, la Minerva.
A Como una, la Acacia - Magistri Cumacini; in provincia, a Cernobbio la Rosa Commacina.
A Cremona c'è la loggia Leonida Bissolati. A Mantova la loggia Martiri di Belfiore e a Sabbioneta La Piccola Atene.
A Monza sono presenti due logge: la loggia I Cavalieri di San Giovanni e la loggia Templum Salomonis Modoetiae.
A Pavia sono attive tre logge: la Gerolamo Cardano, la Giunio Bruto Crippa e la Akh en Aton. In provincia, a Vigevano sono presenti tre logge: Il Dovere, Obbedienza e Libertà e la Sabato Giannitti Viglebanum; a Voghera la Agostino Depretis.
Anche a Varese sono registrate tre logge: la Carlo Cattaneo, la Labirinto Azzurro e la Rolly Cannara. In provincia di Varese vi sono numerose altre logge: a Busto Arsizio la Logos, a Cittiglio la Sette Laghi del Verbano, a Gallarate la loggia Heliopolis, a Ispra la loggia Porta d'Europa, a Laveno Mombello la Verbanum, a Luino la Ai Sette Laghi, a Somma Lombardo infine La Fenice.
Non resta che aggiungere Lodi, dove è attiva la loggia massonica Paolo Gorini.
La storia della massoneria lodigiana risale al periodo napoleonico, quando con la battaglia del Ponte di Lodi del 10 maggio 1796, i francesi diventarono praticamente i padroni della Lombardia. È un tempo in cui i circoli giacobini escono dalla clandestinità e sostengono apertamente il nuovo regime organizzando manifestazioni popolari in nome della libertà e dell'uguaglianza. L'intera società lodigiana si trasforma profondamente e si afferma anche a Lodi una ritualità laica. Con il sostegno del governo napoleonico, Napoleone diventato imperatore decise di fare della massoneria uno strumento del suo potere, viene fondata nel 1806 la loggia La Verità di Rito francese, all'obbedienza del Grande Oriente d'Italia con sede a Milano. Secondo il Quadro generale della Massoneria lombarda del 1808, risulta Maestro Venerabile Prevosi de Bord. La sconfitta di Napoleone a Lipsia nel 1813 si ripercuote anche sulla Massoneria lombarda con lo scioglimento di tutte le logge. La Verità lodigiana cessa l'attività.
Verso la fine del 1864, Enrico Bignami, sull'onda della tradizione libertaria ed esoterica lodigiana, fonda la loggia Abramo Lincoln di Rito scozzese antico accettato. Bignami è un mazziniano, volontario garibaldino, internazionalista, giornalista ed editore. La loggia solo qualche anno dopo viene posta all'Obbedienza del Grande Oriente d'Italia. Nel suo periodo di massima espansione contò 60 aderenti, in genere alcuni operai e studenti, alcuni artigiani e molti giovani professionisti di Lodi e del circondario. La loggia aveva il suo Tempio in Lodi ma poteva contare su un nucleo a Codogno, che poi darà vita alla loggia Carlo Cattaneo; e su uno a Sant'Angelo Lodigiano, guidato da Raimondo Pandini, vecchio carbonaro, patriota, filantropo, fiero anticlericale e sindaco dal 1860 al 1863. La loggia lodigiana di Rito scozzese fu "demolita" con decreto dell'8 agosto 1876 a causa della sua "lunga inerzia e continua morosità".
A cavallo tra Ottocento e Novecento venne fondata a Lodi la loggia Paolo Gorini di Rito scozzese antico accettato, posta all'obbedienza del Grande Oriente d'Italia. Fu guidata dai maestri venerabili Giuseppe Tambara, direttore della Regia Scuola Normale di Lodi, e da Francesco Faverzani, direttore della Regia Scuola Tecnica; da Pietro Fiorani Callotta, medico e docente universitario; da Gisberto Niccolini, che fu Segretario comunale a Lodi. La loggia, fra apprendisti, compagni d'arte e maestri, contava più di quaranta fratelli. Nel 1919 poteva contare su un giornale, Il Fascio Popolare, sostenuto e finanziato dal Grande Oriente d'Italia e organo della "democrazia lodigiana", settimanale che fu suo portavoce più o meno ufficiale. Era forte da tre Triangoli attivi a Casalpusterlengo, a Codogno e a San Colombano. Dal 1920 ebbe come ultimo venerabile l'avvocato di Lodi Paolo Casavola. La loggia si autosospenderà nei primi anni Venti dopo l'emanazione, da parte del regime fascista, della legge sulle associazioni segrete.
Il 2 giugno del 2004, la loggia Paolo Gorini ha ripreso la sua attività per iniziativa di "un piccolo gruppo di Fratelli che portano nel cuore la volontà di operare, in «perfetta unione con oltre un centinaio di Fratelli oggi passati all'Oriente Eterno, al bene e al progresso dell'Umanità»".
Personaggio di spicco della Paolo Gorini Guido Broich, già Direttore generale dell'Azienda sanitaria locale della Provincia di Lodi dal 2003 al 2007, con un curricolo massonico di tutto rispetto, come compare nel documento "Tradizione e Futuro. Sintesi del Programma della lista del Fr. Giorgio Losano per l'elezione a Gran Maestro - Marzo 2009", lista presentata presso il Grande Oriente d'Italia a Roma il 13 Ottobre 2008: "Iniziato nel 1986, Membro delle R.L. Cardano n. 63 di Pavia, Italia n. 32 di Milano e attualmente Paolo Gorini n. 1214 di Lodi. Maestro dal 1990. M.V. nel periodo 2004/2006. Membro onorario della R.L. «Zur Eintracht» n. 1 della Gran Loggia «Ai tre Globi» di Berlino, 31° grado del RSAA. Membro del Rito di York".
A Bergamo è presente una sola loggia, che ha nome - non poteva essere diversamente - Pontida.
A Brescia sono presenti due logge: Leonessa - Arnaldo e Fraglia Ed Stolper. In provincia una a Botticino, la Giuseppe Zanardelli, e una a Marone, la Minerva.
A Como una, la Acacia - Magistri Cumacini; in provincia, a Cernobbio la Rosa Commacina.
A Cremona c'è la loggia Leonida Bissolati. A Mantova la loggia Martiri di Belfiore e a Sabbioneta La Piccola Atene.
A Monza sono presenti due logge: la loggia I Cavalieri di San Giovanni e la loggia Templum Salomonis Modoetiae.
A Pavia sono attive tre logge: la Gerolamo Cardano, la Giunio Bruto Crippa e la Akh en Aton. In provincia, a Vigevano sono presenti tre logge: Il Dovere, Obbedienza e Libertà e la Sabato Giannitti Viglebanum; a Voghera la Agostino Depretis.
Anche a Varese sono registrate tre logge: la Carlo Cattaneo, la Labirinto Azzurro e la Rolly Cannara. In provincia di Varese vi sono numerose altre logge: a Busto Arsizio la Logos, a Cittiglio la Sette Laghi del Verbano, a Gallarate la loggia Heliopolis, a Ispra la loggia Porta d'Europa, a Laveno Mombello la Verbanum, a Luino la Ai Sette Laghi, a Somma Lombardo infine La Fenice.
Non resta che aggiungere Lodi, dove è attiva la loggia massonica Paolo Gorini.
La storia della massoneria lodigiana risale al periodo napoleonico, quando con la battaglia del Ponte di Lodi del 10 maggio 1796, i francesi diventarono praticamente i padroni della Lombardia. È un tempo in cui i circoli giacobini escono dalla clandestinità e sostengono apertamente il nuovo regime organizzando manifestazioni popolari in nome della libertà e dell'uguaglianza. L'intera società lodigiana si trasforma profondamente e si afferma anche a Lodi una ritualità laica. Con il sostegno del governo napoleonico, Napoleone diventato imperatore decise di fare della massoneria uno strumento del suo potere, viene fondata nel 1806 la loggia La Verità di Rito francese, all'obbedienza del Grande Oriente d'Italia con sede a Milano. Secondo il Quadro generale della Massoneria lombarda del 1808, risulta Maestro Venerabile Prevosi de Bord. La sconfitta di Napoleone a Lipsia nel 1813 si ripercuote anche sulla Massoneria lombarda con lo scioglimento di tutte le logge. La Verità lodigiana cessa l'attività.
Verso la fine del 1864, Enrico Bignami, sull'onda della tradizione libertaria ed esoterica lodigiana, fonda la loggia Abramo Lincoln di Rito scozzese antico accettato. Bignami è un mazziniano, volontario garibaldino, internazionalista, giornalista ed editore. La loggia solo qualche anno dopo viene posta all'Obbedienza del Grande Oriente d'Italia. Nel suo periodo di massima espansione contò 60 aderenti, in genere alcuni operai e studenti, alcuni artigiani e molti giovani professionisti di Lodi e del circondario. La loggia aveva il suo Tempio in Lodi ma poteva contare su un nucleo a Codogno, che poi darà vita alla loggia Carlo Cattaneo; e su uno a Sant'Angelo Lodigiano, guidato da Raimondo Pandini, vecchio carbonaro, patriota, filantropo, fiero anticlericale e sindaco dal 1860 al 1863. La loggia lodigiana di Rito scozzese fu "demolita" con decreto dell'8 agosto 1876 a causa della sua "lunga inerzia e continua morosità".
A cavallo tra Ottocento e Novecento venne fondata a Lodi la loggia Paolo Gorini di Rito scozzese antico accettato, posta all'obbedienza del Grande Oriente d'Italia. Fu guidata dai maestri venerabili Giuseppe Tambara, direttore della Regia Scuola Normale di Lodi, e da Francesco Faverzani, direttore della Regia Scuola Tecnica; da Pietro Fiorani Callotta, medico e docente universitario; da Gisberto Niccolini, che fu Segretario comunale a Lodi. La loggia, fra apprendisti, compagni d'arte e maestri, contava più di quaranta fratelli. Nel 1919 poteva contare su un giornale, Il Fascio Popolare, sostenuto e finanziato dal Grande Oriente d'Italia e organo della "democrazia lodigiana", settimanale che fu suo portavoce più o meno ufficiale. Era forte da tre Triangoli attivi a Casalpusterlengo, a Codogno e a San Colombano. Dal 1920 ebbe come ultimo venerabile l'avvocato di Lodi Paolo Casavola. La loggia si autosospenderà nei primi anni Venti dopo l'emanazione, da parte del regime fascista, della legge sulle associazioni segrete.
Il 2 giugno del 2004, la loggia Paolo Gorini ha ripreso la sua attività per iniziativa di "un piccolo gruppo di Fratelli che portano nel cuore la volontà di operare, in «perfetta unione con oltre un centinaio di Fratelli oggi passati all'Oriente Eterno, al bene e al progresso dell'Umanità»".
Personaggio di spicco della Paolo Gorini Guido Broich, già Direttore generale dell'Azienda sanitaria locale della Provincia di Lodi dal 2003 al 2007, con un curricolo massonico di tutto rispetto, come compare nel documento "Tradizione e Futuro. Sintesi del Programma della lista del Fr. Giorgio Losano per l'elezione a Gran Maestro - Marzo 2009", lista presentata presso il Grande Oriente d'Italia a Roma il 13 Ottobre 2008: "Iniziato nel 1986, Membro delle R.L. Cardano n. 63 di Pavia, Italia n. 32 di Milano e attualmente Paolo Gorini n. 1214 di Lodi. Maestro dal 1990. M.V. nel periodo 2004/2006. Membro onorario della R.L. «Zur Eintracht» n. 1 della Gran Loggia «Ai tre Globi» di Berlino, 31° grado del RSAA. Membro del Rito di York".
martedì 1 gennaio 2013
Quando le agende si chiamavano piani
La loggia P2 di Licio Gelli fu un esempio di quanto possa avvenire nell'ombra e influire sullo svolgersi degli avvenimenti. Come fu scoperto, negli elenchi della loggia erano iscritti i nomi di quattro ministri , 44 parlamentari, tutti i vertici dei servizi segreti SISMI e SISDE, comandanti della Guardia di finanza, alti ufficiali dei Carabinieri, generali, militari, prefetti, funzionari, magistrati, banchieri, imprenditori, direttori di giornali, giornalisti. Ma vi è ancora il fondato sospetto che gli elenchi integrali dei membri della P2 non sono stati trovati. La P2 controllava l'Italia intera.
Perché ne parlo? Perché la storia sembra non insegnare niente. Se si va a leggere il Piano di rinascita democratica della P2 si trovano molte indicazioni di azione che ritrovate in successive azioni di governo o in programmi elettorali di forze al di sopra di ogni sospetto. Un esempio banale, per non andare sul pesante, ma che forse farà gridare comunque qualcuno allo scandalo (o forse no): nel piano sequestrato nel 1982 alla figlia di Licio Gelli si legge ad esempio, primo tra i provvedimenti economico-sociali da prendere: "B1) abolizione della validità legale dei titoli di studio", intesa "per sfollare le università e dare il tempo di elaborare una seria riforma della scuola che attui i precetti della Costituzione"; una proposta non nuova, già Luigi Einaudi ne fu sostenitore, proposta che girava in quegli anni nel Psi e che la si ritrova nel programma della Rosa nel Pugno, il raggruppamento di Boselli e della Bonino. Oggi la si ritrova nel programma del Movimento 5 Stelle, il quinto punto della sezione relativa all'Istruzione: "• Abolizione del valore legale dei titoli di studio". Niente a che fare Grillo con la P2. Ma quello che viene da dire, guardando fatti e avvenimenti della politica, che c'è un progetto, o meglio più progetti che si sovrappongono, e si contrappongono quanto a obiettivi, di modifica sostanziale dell'attuale ordinamento per "razionalizzarlo", si dice. Tutto, ovviamente, sulle teste dei cittadini ignari, che al massimo possono trovare soddisfazione dalle frustrazioni dando sfogo alle loro perplessità nella rete, nei social network, nei forum, in blog come questo.
Molti non conoscono la vicenda della P2 perché giovani, molti ne hanno dimenticato la portata e finiscono col ricordare solo la demonizzazione o, perché no, la ridicolizzazione attuata per far dimenticare in fretta uno dei tanti episodi oscuri che hanno fino ad oggi caratterizzato questa repubblica. Internet permette oggi di rivisitare vecchi accadimenti, come ad esempio lo spezzone sottostante che sintetizza il ruolo di Gelli nella vicenda.
Licio Gelli, dunque, industriale, finanziere, diplomatico forse agente segreto comunque molto potente, a capo di una importante loggia massonica influenzò pesantemente la vita politica e finanziaria della Repubblica Italiana. Nel filmato che segue, Enzo Biagi attraverso le testimonianze di Pier Luigi Vigna, Giulio Andreotti, Ernesto d'Ippolito, Ermenegildo Benedetti e Tina Anselmi cerca di ricostruire la figura di Gelli e del suo feudo: la P2.
Nell'ultimo spezzone video, Travaglio spiega che quanto avviene in politica oggi rispecchia spesso le idee del Piano di rinascita democratica della P2 di Licio Gelli. Lo spezzone è tratto dalla lezione tenuta da Marco Travaglio il 13 novembre 2008 agli studenti della facoltà di Lettere e Filosofia di Roma Tre.
Perché ne parlo? Perché la storia sembra non insegnare niente. Se si va a leggere il Piano di rinascita democratica della P2 si trovano molte indicazioni di azione che ritrovate in successive azioni di governo o in programmi elettorali di forze al di sopra di ogni sospetto. Un esempio banale, per non andare sul pesante, ma che forse farà gridare comunque qualcuno allo scandalo (o forse no): nel piano sequestrato nel 1982 alla figlia di Licio Gelli si legge ad esempio, primo tra i provvedimenti economico-sociali da prendere: "B1) abolizione della validità legale dei titoli di studio", intesa "per sfollare le università e dare il tempo di elaborare una seria riforma della scuola che attui i precetti della Costituzione"; una proposta non nuova, già Luigi Einaudi ne fu sostenitore, proposta che girava in quegli anni nel Psi e che la si ritrova nel programma della Rosa nel Pugno, il raggruppamento di Boselli e della Bonino. Oggi la si ritrova nel programma del Movimento 5 Stelle, il quinto punto della sezione relativa all'Istruzione: "• Abolizione del valore legale dei titoli di studio". Niente a che fare Grillo con la P2. Ma quello che viene da dire, guardando fatti e avvenimenti della politica, che c'è un progetto, o meglio più progetti che si sovrappongono, e si contrappongono quanto a obiettivi, di modifica sostanziale dell'attuale ordinamento per "razionalizzarlo", si dice. Tutto, ovviamente, sulle teste dei cittadini ignari, che al massimo possono trovare soddisfazione dalle frustrazioni dando sfogo alle loro perplessità nella rete, nei social network, nei forum, in blog come questo.
Molti non conoscono la vicenda della P2 perché giovani, molti ne hanno dimenticato la portata e finiscono col ricordare solo la demonizzazione o, perché no, la ridicolizzazione attuata per far dimenticare in fretta uno dei tanti episodi oscuri che hanno fino ad oggi caratterizzato questa repubblica. Internet permette oggi di rivisitare vecchi accadimenti, come ad esempio lo spezzone sottostante che sintetizza il ruolo di Gelli nella vicenda.
Licio Gelli, dunque, industriale, finanziere, diplomatico forse agente segreto comunque molto potente, a capo di una importante loggia massonica influenzò pesantemente la vita politica e finanziaria della Repubblica Italiana. Nel filmato che segue, Enzo Biagi attraverso le testimonianze di Pier Luigi Vigna, Giulio Andreotti, Ernesto d'Ippolito, Ermenegildo Benedetti e Tina Anselmi cerca di ricostruire la figura di Gelli e del suo feudo: la P2.
Nell'ultimo spezzone video, Travaglio spiega che quanto avviene in politica oggi rispecchia spesso le idee del Piano di rinascita democratica della P2 di Licio Gelli. Lo spezzone è tratto dalla lezione tenuta da Marco Travaglio il 13 novembre 2008 agli studenti della facoltà di Lettere e Filosofia di Roma Tre.
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lunedì 31 dicembre 2012
"Senza Berlusconi l'Italia nel caos"
La P2 fu una cosa seria, la vicenda della sua fine un diversivo. Gladio e P2 erano due armate invisibili. La P2 aveva l'Italia in mano, ma era una sentinella contro il Partito comunista, partito che fino agli anni Ottanta era organizzato militarmente. Queste alcune delle dichiarazioni di Licio Gelli, intervistato da KlausCondicio nel dicembre 2008. Ma anche alcuni giudizi su personaggi del panorama politico di quell'anno. Veltroni dovrebbe dimettersi da se stesso, dovrebbe scomparire, non è un politico. A sinistra non si può salvare nessuno, non c'è un leader. Rosy Bindi? Meglio finire qui l'intervista. Anna Finocchiaro? Più uomo che donna. E poi il Cavaliere: senza Berlusconi l'Italia nel caos.
Si è sempre ridicolizzata l'affiliazione di Berlusconi alla P2 e la sua appartenenza alla massoneria. Licio Gelli ne parla in termini precisi intervistato da Pandora Tv. Anche questo video è del 2008.
Si è sempre ridicolizzata l'affiliazione di Berlusconi alla P2 e la sua appartenenza alla massoneria. Licio Gelli ne parla in termini precisi intervistato da Pandora Tv. Anche questo video è del 2008.
venerdì 28 dicembre 2012
Non c'era bisogno di una conferma
Mario Monti è un massone. La conferma dell'affiliazione è di Gioele Magaldi del Grande Oriente Democratico, come si può sentire nell'audiovideo allegato sotto che riporta la conversazione dell'esponente del GOD con i conduttori de La Zanzara nel maggio di quest'anno.
Che cos'è il Grande Oriente Democratico? Riprendo la spiegazione direttamente dal sito di Magaldi, dove si inquadra il GOD nel contesto massonico italiano. "In Italia esistono diverse Comunioni o Obbedienze massoniche, cioè federazioni di più logge, articolate sul territorio nazionale e coordinate fra loro a livello provinciale e regionale. La più importante, numericamente e qualitativamente, di tali Comunioni o Obbedienze nazionali, è il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani. A seguire, una serie di Obbedienze/Comunioni più piccole che, in tempi lontani o recenti, si sono formate per scissione dal Grande Oriente d’Italia. Esistono poi ulteriori micro-comunioni nate per scissioni dagli stessi originari scissionisti. Grande Oriente Democratico, come ben noto a tutti coloro che sappiano qualcosa delle vicende massoniche italiane, non è un’ “Obbedienza/Comunione” che si sia scissa dal Grande Oriente d’Italia. Grande Oriente Democratico è un Movimento massonico d’opinione nato in seno al Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani (appunto la più importante e maggioritaria Comunione italiana), con il preciso scopo di riformarne in termini rivoluzionari la struttura interna e la prospezione esterna verso la società civile, all’insegna della trasparenza, della lealtà comunicativa e del rigore iniziatico, intellettuale e morale dei suoi adepti. In questa prospettiva, Grande Oriente Democratico è la principale “forza di opposizione interna” al regime dispotico e liberticida instaurato nel GOI dal Gran Maestro Gustavo Raffi, circondato da una corte di ex-piduisti, neofascisti e berlusconiani vari, che ingenuamente pensavano di potersi dissimulare in quanto tali nascondendosi dietro la noiosa retorica raffiana di stampo pseudo-risorgimentale".
Penso che sia più che sufficiente per inquadrare il movimento nel suo contesto. Ed ecco l'audiovideo:
Che cos'è il Grande Oriente Democratico? Riprendo la spiegazione direttamente dal sito di Magaldi, dove si inquadra il GOD nel contesto massonico italiano. "In Italia esistono diverse Comunioni o Obbedienze massoniche, cioè federazioni di più logge, articolate sul territorio nazionale e coordinate fra loro a livello provinciale e regionale. La più importante, numericamente e qualitativamente, di tali Comunioni o Obbedienze nazionali, è il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani. A seguire, una serie di Obbedienze/Comunioni più piccole che, in tempi lontani o recenti, si sono formate per scissione dal Grande Oriente d’Italia. Esistono poi ulteriori micro-comunioni nate per scissioni dagli stessi originari scissionisti. Grande Oriente Democratico, come ben noto a tutti coloro che sappiano qualcosa delle vicende massoniche italiane, non è un’ “Obbedienza/Comunione” che si sia scissa dal Grande Oriente d’Italia. Grande Oriente Democratico è un Movimento massonico d’opinione nato in seno al Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani (appunto la più importante e maggioritaria Comunione italiana), con il preciso scopo di riformarne in termini rivoluzionari la struttura interna e la prospezione esterna verso la società civile, all’insegna della trasparenza, della lealtà comunicativa e del rigore iniziatico, intellettuale e morale dei suoi adepti. In questa prospettiva, Grande Oriente Democratico è la principale “forza di opposizione interna” al regime dispotico e liberticida instaurato nel GOI dal Gran Maestro Gustavo Raffi, circondato da una corte di ex-piduisti, neofascisti e berlusconiani vari, che ingenuamente pensavano di potersi dissimulare in quanto tali nascondendosi dietro la noiosa retorica raffiana di stampo pseudo-risorgimentale".
Penso che sia più che sufficiente per inquadrare il movimento nel suo contesto. Ed ecco l'audiovideo:
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mercoledì 26 dicembre 2012
Il Monti disvelato
Salire in politica? Nel senso di salire in carrozza? Potrebbe, visto il "Se una o più forze politiche, con credibile adesione alla mia agenda [mica che la carrozza si sfasci per strada], manifestasse il proposito di candidarmi a Presidente del Consiglio...". E i valletti, chi? Fini e Casini, e il cocchiere? Montezemolo, lui di "cavallini" se ne intende. O piuttosto nel senso di salire in auto. Per fare che? Dare una mano come navigatore? L'autista? Visto quel "Sono pronto a dare il mio incoraggiamento e, se richiesto, anche la guida".
Il premier, un furbone che dice e non dice, come all'Annunziata di Ichino, "Non so se sia dentro il Pd o no", indicava, parrebbe, un salire in alto. Su. Un salire sul patibolo? Chissà cosa non si farebbe per l'Europa, per sua maiestade Frau Merkel?!
No, no, no, amici miei. Altro è il significato della scelta di tale locuzione. Più che un lapsus freudiano è una locuzione mutuata da una prassi evidentemente ben frequentata e consolidata nella mente. Nel rito di perfezione massonico si sale. Da apprendista a compagno, a maestro e così via via fino all'ultimo grado della piramide che può essere più o meno complessa a seconda del rito di riferimento. Il simbolismo della salita all'interno della Massoneria è creato dal racconto biblico della scala di Giacobbe.
Questo, dunque, il motivo, parrebbe, dell'inconsueta locuzione, che tanti pappagalli hanno subito cominciato ad usare, per piaggeria più che per stupidità. Anche se si dice il contrario come in questo siparietto tra due "colleghi" del Club Bilderberg.
Il premier, un furbone che dice e non dice, come all'Annunziata di Ichino, "Non so se sia dentro il Pd o no", indicava, parrebbe, un salire in alto. Su. Un salire sul patibolo? Chissà cosa non si farebbe per l'Europa, per sua maiestade Frau Merkel?!
No, no, no, amici miei. Altro è il significato della scelta di tale locuzione. Più che un lapsus freudiano è una locuzione mutuata da una prassi evidentemente ben frequentata e consolidata nella mente. Nel rito di perfezione massonico si sale. Da apprendista a compagno, a maestro e così via via fino all'ultimo grado della piramide che può essere più o meno complessa a seconda del rito di riferimento. Il simbolismo della salita all'interno della Massoneria è creato dal racconto biblico della scala di Giacobbe.
Questo, dunque, il motivo, parrebbe, dell'inconsueta locuzione, che tanti pappagalli hanno subito cominciato ad usare, per piaggeria più che per stupidità. Anche se si dice il contrario come in questo siparietto tra due "colleghi" del Club Bilderberg.
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