sabato 29 dicembre 2012

Recuperare la sovranità

Avevo parlato del filosofo e giornalista Paolo Becchi, docente ordinario di Filosofia del Diritto all'Università di Genova, e di un suo articolo, Il colpo di stato "sobrio" di Mario Monti, sul "golpe" che ha costretto Berlusconi all'autodestituzione da capo del governo a favore, per il tramite del Quirinale, del governo tecnocratico di Monti nel post Il tempo di resistere. Usavo in quel post, per ricordare l'articolo, un video realizzato dal giornalista Claudio Messora (byoblu), il quale successivamente ha intervistato Paolo Becchi, facendo dell'incontro un video pubblicato anch'esso su YouTube il 16 maggio di quest'anno. Video allegato sotto. I temi affrontati nell'intervista sono quelli dell'euro, dell'Europa come costruzione elitaria e le ricette di Paolo Becchi: uscita dall'euro e recupero della sovranità monetaria e della sovranità politica. Uscire dall'euro perché, come ricorda Messora, Becchi dice: "Meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine".

Gl'intoccabili

Il Consiglio Costituzionale francese ha deciso di annullare la tassa al 75% sui redditi superiori al milione di euro. La norma era contenuta nella finanziaria 2013 approvata dal governo di Hollande, l'imposta è stata annullata.
Il presidente Hollande ha sottolineato che proporrà un "nuovo dispositivo" per sostituire l'attuale testo di legge, che terrà conto del parere del Consiglio, che sarà inserito nella prossima manovra finanziaria.

Il soldato combattente

Lo stato meggiore dell'esercito israeliano è alle prese con un nuovo dilemma, scrive Yossi Yehoshua su Ynet. Chi è un "soldato combattente"? Mentre le classiche dottrine sulla guerra dicono che i soldati combattenti sono quelli che letteralmente affrontano il nemico sul terreno, la guerra moderna si combatte in un numero crescente di arene virtuali, nelle quali cyber-combattenti giocano ruoli chiave.
Diversi corpi dell'esercito israeliano ora stanno affrontando una nuova realtà, e secondo un articolo di ieri su Yedioth Ahronoth, sarebbero in disaccordo sulla assegnazione di future reclute, specialmente di coloro che presentano eccezionali capacità informatiche.
Tradizionalmente le richieste di personale delle forze di terra e dell'aviazione israeliana hanno sempre avuto la precedenza quando si trattava di assegnare reclute con profili medici e psicologici di alto livello, ma da qualche anno l'IDF ha creato diverse nuove unità cibernetiche, di intelligence e per la gestione dei droni, che ora stanno richiedendo la loro parte di personale qualificato. Le nuove unità stanno premendo per annullare la normale richiesta di tale tipo di reclute da parte delle forze di terra, affermando che l'esercito "deve aggiornare la definizione di soldato combattente".
Scontate le dichiarazioni che nell'articolo vengono riportate. Ad esempio un alto ufficiale delle truppe corazzate ha detto a Yedioth Ahronoth: "I soldati della Cyber Unit, per quanto vitali possono essere, non possono essere chiamati «combattenti», non più di quanto i soldati della Iron Dome Unit possono essere chiamati militari della difesa aerea. In fin dei conti, il primo siede davanti al suo computer da qualche parte nella zona centrale di Israele e va a casa alle 5 del pomeriggio, e il secondo può essere dislocato vicino al confine, ma compie il suo lavoro in tutta sicurezza nel suo ufficio. Non si possono comparare con i rischi che i soldati del Golan o delle truppe corazzate affrontano sul campo ogni giorno". L'ufficiale intervistato ha così concluso: "Dobbiamo chiederci quale genere di comandante dell'IDF ci piacerebbe avere tra 30 anni. Un cibernetico o uno che venga dai paracadutisti".
Il colonnello a riposo Yair Cohen, un ex commandante dell'Unità 8200 - l'unità di élite dell'intelligence militare - è cordialmente in disaccordo: "Il vantaggio di Israele sta nella sua potenza tecnologica e questo relativo vantaggio deve essere coltivato. Noi siamo benedetti dalla presenza di giovani intelligenti e dobbiamo essere molto attenti a dove collochiamo questa risorsa. Un cyber-combattente può infliggere un danno incalcolabile al nemico".

Una chiara agenda per Damasco

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha detto oggi, durante un incontro con il mediatore delle Nazioni Unite Lakhdar Brahimi, che i diplomatici russi sono pronti ad incontrarsi col leader dell'opposizione siriana in un paese neutrale per colloqui di pace: "Abbiamo contatti attraverso la nostra ambasciata in Egitto con rappresentanti della Coalizione Nazionale, compreso il signor Khatib [il leader dell'opposizione siriana Moaz al-Khatib]. Abbiamo espresso la disponibilità ad incontrarlo a Mosca, ma al momento ha espresso la preferenza per qualche capitale neutrale, qualche altro paese. Siamo anche disponibili per questo".
Ieri, al-Khatib aveva rifiutato un invito russo per colloqui di pace. In un intervista rilasciata alla televisione Al Jazeera aveva detto di volere da Mosca le scuse per il sostegno al presidente siriano Bashar al-Assad: "Abbiamo detto chiaramente che non vogliamo andare a Mosca. Potremmo incontrarci in un paese arabo se ci fosse una chiara agenda. Ora vogliamo da Lavrov le scuse perché per tutto questo tempo ha detto che il popolo deciderà il proprio destino senza un intervento esterno. La Russia sta intervenendo e nel frattempo sono accaduti tutti questi massacri di gente siriana, trattati come se fossero un picnic".
"Se non rappresentiamo il popolo siriano, perché ci invitano?", s'è chiesto al-Khatib. "E se rappresentiamo il popolo siriano perché la Russia non risponde e rilascia una chiara condanna della barbarie del regime e non fa un chiaro appello per abbattere Assad?".
In risposta Lavrov ha reiterato la posizione di Mosca che non c'è modo per "persuadere Assad a lasciare". "Egli ha ripetutamente dichiarato pubblicamente e non, ha aggiunto Lavrov. che non cederà e che è determinato a difendere il popolo siriano".

La presenza rassicurante del Cavaliere

Monti "sale" in politica. Vediamo come l'agenzia RIA Novosti racconta in Russia la decisione del premier dimissionario. Scrive l'agenzia che i media riportano la notizia che "Mario Monti, il primo ministro italiano dimissionario, ha detto venerdì [ieri] che guiderà una coalizione dei partiti di centro nelle elezioni parlamentari in febbraio".
Dopo quattro ore di negoziati con i politici centristi, continua l'agenzia citando quanto riportato dalla televisione inglese BBC, Monti ha detto che gli piacerebbe essere "nominato leader della coalizione".
Così, quindi, la Novosti spiega gli avvenimenti di questi giorni di dicembre: "Monti ha annunciato la sua intenzione di dimettersi l'8 dicembre, parecchi giorni dopo che il partito del Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi, aveva dichiarato che non avrebbe sostenuto più il governo tecnocratico che è stato formato dopo le dimissioni di Berlusconi nel novembre 2011. Nei giorni successivi, Berlusconi ha lanciato ripetuti attacchi alle politiche di Monti, accusandolo di danneggiare l'economia del paese e anche di implementare politiche che portavano beneficio a paesi terzi, come la Germania. Monti ha dato le dimissioni il 21 dicembre, rivendicando che era stato di parola - nel dare le dimissioni una volta che il parlamento aveva approvato il suo controverso bilancio di austerità".
Il presidente italiano Giorgio Napolitano, continua ancora l'agenzia, ha dato sciolto sabato scorso il parlamento - l'ultimo sviluppo della crisi politica del paese. Le elezioni si terranno il 24 e 35 febbraio 2013. Berlusconi, chiude così la notizia, ha già annunciato la sua intenzione di prendervi parte.

Le premesse d'un esperimento nazionale

Quando si legge o si sente dire che siamo stati e tuttora siamo vittime, il nostro paese è cavia di una sorta di esperimento internazionale non è teoria del complotto, ma realtà delle cose. Gli stessi attori, gli sperimentatori lo hanno palesato in diverse occasioni. Non c'è assolutamente la necessità di tenere segrete le intenzioni quando una nazione è più interessata alla farfallina della Belen o se la Minetti porta o no le mutandine. E poi, non c'è modo migliore, antica saggezza, per nascondere le cose che, paradosso, metterle in bella vista, sotto gli occhi di tutti. Così, ecco che l'attore principale dell'esperimento, lo stesso Monti, racconta indirettamente, mesi prima che succedessero, gli avvenimenti di novembre 2011. Siamo alla LUISS "Guido Carli", il convegno tratta il tema Finanza: Comportamenti,Regole, Istituzioni. Mario Monti, allora presidente dell'Università Bocconi ed international advisor Goldman Sachs, parla di come sono cambiati e come dovrebbero cambiare i comportamenti degli agenti economici e quale assetto di norme e istituzioni è necessario per non ripetere vecchi errori, alla luce dell'esperienza maturata durante la recente [aggettivo che si usava a quel tempo] crisi. Il video, pubblicato su YouTube con gli altri del convegno, all'inizio di febbraio 2011, va ascoltato con pazienza fino in fondo e con attenzione particolarmente dopo il minuto 5 e intorno al minuto 10.

Torna d'attualità l'assassinio di Victor Jara

La Corte di Appello cilena ha arrestato sette militari a riposo sospettati d'un loro coinvolgimento nell'assassinio, nel 1973, del cantante folk Victor Jara, una delle vittime di più alto profilo della dittatura di Augusto Pinochet.
Il 12 settembre 1973, dopo il colpo di stato militare che rovesciò il governo socialista democraticamente eletto di Salvador Allende, Jara con migliaia di cileni fu arrestato e tenuto prigioniero nell'Estadio Chile. Il cantante cileno fu torturato per quattro giorni nello stadio che ora è a lui intitolato. Il 15 settembre fu mitragliato; successivamente sul suo corpo furono rinvenute 34 ferite di pallottola. A oggi, il colonnello a riposo Mario Manríquez Bravo, l'ex comandante del campo d'internamento dell'Estadio Chile, è il solo condannato per l'assassinio.

venerdì 28 dicembre 2012

Non c'era bisogno di una conferma

Mario Monti è un massone. La conferma dell'affiliazione è di Gioele Magaldi del Grande Oriente Democratico, come si può sentire nell'audiovideo allegato sotto che riporta la conversazione dell'esponente del GOD con i conduttori de La Zanzara nel maggio di quest'anno.
Che cos'è il Grande Oriente Democratico? Riprendo la spiegazione direttamente dal sito di Magaldi, dove si inquadra il GOD nel contesto massonico italiano. "In Italia esistono diverse Comunioni o Obbedienze massoniche, cioè federazioni di più logge, articolate sul territorio nazionale e coordinate fra loro a livello provinciale e regionale. La più importante, numericamente e qualitativamente, di tali Comunioni o Obbedienze nazionali, è il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani. A seguire, una serie di Obbedienze/Comunioni più piccole che, in tempi lontani o recenti, si sono formate per scissione dal Grande Oriente d’Italia. Esistono poi ulteriori micro-comunioni nate per scissioni dagli stessi originari scissionisti. Grande Oriente Democratico, come ben noto a tutti coloro che sappiano qualcosa delle vicende massoniche italiane, non è un’ “Obbedienza/Comunione” che si sia scissa dal Grande Oriente d’Italia. Grande Oriente Democratico è un Movimento massonico d’opinione nato in seno al Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani (appunto la più importante e maggioritaria Comunione italiana), con il preciso scopo di riformarne in termini rivoluzionari la struttura interna e la prospezione esterna verso la società civile, all’insegna della trasparenza, della lealtà comunicativa e del rigore iniziatico, intellettuale e morale dei suoi adepti. In questa prospettiva, Grande Oriente Democratico è la principale “forza di opposizione interna” al regime dispotico e liberticida instaurato nel GOI dal Gran Maestro Gustavo Raffi, circondato da una corte di ex-piduisti, neofascisti e berlusconiani vari, che ingenuamente pensavano di potersi dissimulare in quanto tali nascondendosi dietro la noiosa retorica raffiana di stampo pseudo-risorgimentale".
Penso che sia più che sufficiente per inquadrare il movimento nel suo contesto. Ed ecco l'audiovideo:

Keynes e la Spagna

Con il titolo Morte e Resurrezione di Keynes, un video, pubblicato su YouTube, ci permette di conoscere i contenuti di un intervento tenuto al Politecnico di Madrid dall'economista spagnolo Julián Pavón, professore universitario e direttore del CEPADE (Centro de Estudios de Postgrado de Administración de Empresas) e dell'IEN (Industriales Escuela de Negocios) del Politecnico madrileno. È interessante rapportarne le considerazioni sviluppate con la situazione italiana. Indubbiamente un utile esercizio.

La crisi che viviamo

Dalla miniera di YouTube estraggo oggi l'animazione video intitolata Crisis of capitalism, facile la traduzione: crisi del capitalismo, ideata dal sociologo David Harvey. Caricata su YouTube, la traduzione, nel novembre 2010 (la data non è trascurabile; ironia era il 2 novembre). Non è facile seguire nella concitazione dell'esposizione il contenuto che richiedebbe qualche secondo in più di attenzione per essere a pieno compreso nel suo evolversi. Comunque, con un piccolo sforzo aggiuntivo..
La sensazione che resta dopo aver fatto l'utile sacrificio di seguire il discorso fino alla fine è senza dubbio positiva, nel senso che si ha la consapevolezza d'aver raggiunto una certezza, almeno quella che così efficacemente viene espressa, su YouTube tra i commenti al video, da Amoz90, che scrive: "Non ho capito una mazza di tutto questo linguaggio tecnico-economico... e sì che sono diplomato ragioniere;.ma credo di aver capito che 10 minuti e 25 secondi di video si possano riassumere in 3 parole: siamo nella merda".


Quando una sedia non vale l'altra

Il quotidiano Il Cittadino di Lodi pubblica oggi, fissando sulle sue pagine il risultato, un sondaggio online sulla candidatura alle primarie Pd del sindaco, ormai ex sindaco, della città Lorenzo Guerini. Domanda: "È giusto convocare elezioni anticipate a Lodi per consentire a Guerini di candidarsi?". La risposta è netta: 28% i sì, 72% i no. Una decisione, dunque, quella di Guerini per nulla compresa dalla maggioranza dei lettori del quotidiano che hanno partecipato al sondaggio. Guerini, renziano doc, si è dimesso per partecipare alla corsa per una sedia romana, mostrando così il suo disinteresse per i concittadini che lo avevano rieletto a primo cittadino. Con amarezza, un tipico esempio, da queste parti fenomeno non infrequente, della "politica" di cui si ha le tasche piene: quella il cui scopo non è mettersi al servizio della collettività ma correre per una poltrona personale, che, comunque, nel caso in questione, nonostante tempi di vacche magre, rimane una vincita al superenalotto.

Guerra civile in Siria e diplomazia

Il viceministro russo degli Esteri Mikhail Bogdanov ha comunicato di aver invitato per colloqui il capo della Coalizione nazionale siriana dell'opposizione al regime di Assad, Ahmed Moaz al-Khatib, o a Mosca o in qualunque altra località straniera come Ginevra o Il Cairo.
La Coalizione nazionale siriana, che raggruppa tutte le forze di opposizione, si è costituita in novembre ed è stata riconosciuta e legittimata come governo dello stato mediorientale dalle potenze occidentali, ma tale riconoscimento era stato criticato dalla Russia.
Bogdanov ha detto che funzionari americani e russi si incontreranno con l'inviato di pace delle Nazioni Unite e della Lega Araba  per la Siria Lakhdar Brahimi in gennaio. Brahimi è atteso per oggi in visita a Mosca per incontrare il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, per un tentativo di messa a punto di un piano per far cessare la violenza in Siria che finora ha causato più di 44 mila vittime. L'incontro di oggi è preliminare a quello che si terrà in gennaio tra Bogdanov, Brahimi e il vice segretario di stato americano William Burns. L'ultimo incontro tra i tre si era tenuto a Ginevra a porte chiuse agli inizi di dicembre. A giugno era stato raggiunto dalle potenze mondiali un accordo che prevedeva un governo di transizione in Siria che reggesse le sorti del paese fino alle elezioni e alla stesura di una nuova costituzione. Il ministro degli Esteri russo ha confermato ieri che Mosca "continuerà a cercare di raggiungere una via d'uscita dall'attuale situazione sulla base del nostro comune piano d'azione".

Luca Canova, un candidato giusto per il Lodigiano

Ritengo Luca Canova, consigliere provinciale Pd, un ottimo candidato a rappresentare il Lodigiano in Parlamento. La preferenza data alla sua candidatura alle primarie mi sembra l'occasione di avere una persona di valore a Roma che porti nelle aule parlamentari con competenza le istanze del territorio.


Da Luca Canova ho ricevuto oggi questa lettera che qui riproduco.
"Cari amici,
sono candidato alle primarie del Partito Democratico per il Parlamento. Solitamente in questi momenti si fanno grandi discorsi e grandi promesse.
Io non lo farò. Dirò solo poche parole e farò una sola promessa.
Mi sono costruito una vita professionale, una competenza tecnica, una famiglia, con le mie forze e senza mai chiedere nulla alla politica. Andrò avanti così, perché credo che i politici del futuro si debbano attenere a questo schema: competenza tecnica, radicamento territoriale, politica come impegno e non come lavoro.
D'altra parte è così che funziona, in tutto il mondo. E mi pare che l'Italia abbia qualcosa da imparare, in questo senso.
Chi fra voi sente il bisogno di rinnovare, di cambiare, può valutare la mia candidatura.
Ed ora la promessa: è il momento dell'unità sia nel partito che nelle coalizioni. Vi prometto impegno, disciplina e dignità. È quello che serve alla politica. Ed è quello che serve alla democrazia.
A presto e auguri per un miglior futuro.
Luca Canova"


Ed ecco una nota biografica.

Luca Canova è nato nel 1962 a Codogno, sposato dal 1987, due figli. Laureato in Scienze Naturali nel 1987, Dottorato in Biologia nel '93. Dal 1991 lavora nel Dipartimento di Biologia di Pavia. Professore a contratto in Università di Milano (2000) e Università Bicocca (2003). Si occupa di tutela ambientale, studio della biodiversità e pianificazione delle aree protette e della caccia. Collabora con riviste (Oasis) e quotidiani (Corriere della Sera - Corriere delle Scienze). Ha scritto 40 pubblicazioni scientifiche internazionali, 60 nazionali, 3 libri. Da sempre è dedito alla tutela dell’ambiente e del paesaggio Lodigiano. Direttore del Parco Adda sud (1998-2003) e Direttore della Riserva Monticchie (2007-2012).
Eletto nel collegio provinciale di Casalpusterlengo nel 2004, riconfermato nel 2009. Come Presidente della Commissione Ambiente ha contrastato la discarica di Senna Lodigiana e le cave sull’Adda di Zelo e Cervignano. Nel 2010, per conto del PD, ha chiesto l’istituzione della Commissione Antimafia del Lodigiano. Dal 2011 è membro eletto delle RSU del personale dell’Università di Pavia. Si impegna a fondo in quello che fa. Riconosce l’importanza del ruolo individuale per il benessere collettivo, la bellezza della diversità e della contaminazione fra culture diverse, l’imprenscindibilità della coesione sociale e del rispetto del patrimonio comune.
Dichiara: "Credo in quello che faccio e nella Costituzione della Repubblica Italiana".

giovedì 27 dicembre 2012

Massima allerta

Un giorno dopo le notizie che riportavano la sua visita in Giordania per coordinare un attacco contro le installazioni delle armi chimiche siriane del presidente Bashar Assad, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto: "Ciascuno ha visto cosa sta accadendo in Siria. L'aviazione siriana sta bombardando le sue stesse città e non si trattiene dall'usare qualunque mezzo, incluso l'uso di armi bandite dai trattati internazionali". E ha aggiunto che Israele "sta monitorando attentamente gli sviluppi in Siria e farà qualunque cosa sia in suo potere per proteggersi da questa e da altre minacce".

Una bufala italiana

Un altro sondaggio interessante è quello della SWG per Agorà Rai 3, realizzato il 18 e 19 dicembre e diffuso il 21 dicembre. La prima domanda riguardava l'intenzione di voto, le risultanze nella norma del periodo con il solo Pd, M5S e Pdl a due cifre, ma soprattutto ciò che, come negli altri colpisce, l'incosistenza dei cespugli del centro, i montiani perinde ac cadaver, cui i Tg danno uno spazio incredibile manco fossero in termini numerici tanti quanti i cinesi in Cina; a fronte, in questo caso, di un 40% di indecisi e astenuti. Vediamoli questi numeri: Udc di Casini 4,9%; Verso la Terza Repubblica di Montezemolo, Bonanni, Olivero e Riccardi 2,8%; Fermiamo il declino di Oscar Giannino 2,1%; Futuro e Libertà di Fini 1,7%; API di Rutelli 0,2%. Anche se si mettessero assieme, fate voi la somma che a me vien da ridere. Rapportandolo all'intero elettorato complessivamente supera di qualche centesimo il 7%.
Anche questo sondaggio, poi, conferma la mistificazione sul nome di Monti. Domanda: "Lei ha molta, abbastanza, poca o nessuna fiducia nel Presidente del Consiglio Mario Monti?"; risposte: molta 9%, abbastanza 29%, poca 30%, nessuna 32%. Solo un 9% di entusiasti contro un 32% che non gli affiderebbe neppure il gatto.
La terza domanda ha un certo interesse: "Se alle prossime elezioni politiche si presentasse una lista di centro guidata da Mario Monti quante sono le probabilità che la voti?". Ebbene, solo un 15,4% si rende disponibile per un simile gesto. Teniamo conto che la somma, se mai l'abbiate fatta, prima indicata, quella dei cespugli di centro, rappresenta un 11,7%, il valore aggiunto da Monti sarebbe solo del 4,4%. In più se fatte la somma delle due risposte "molta" e "abbastanza" della domanda precedente che indicano una percentuale di fiducia pari al 38%, una "salita" in politica di Monti sarebbe in realtà una discesa a precipizio, venendo a mancare ben un 22,6% di fan presunti.
Ancora più eloquente è il giudizio negativo sulla "salita" di Monti che si ricava dalle risposte alla quarta domanda, "Alle prossime elezioni politiche, secondo lei Monti dovrebbe...". Queste le risposte: un 15% lo vede bene da solo; un 10% lo vede bene invece con Casini, Montezemolo e Fini; un 7% lo vedrebbe con il centro sinistra; un 8% con il centro destra, Pdl compreso. Ma ben il 60% lo vorrebbe fuori dalle balle, scusate la volgarità. E non è poco.
Alla quinta domanda gli intervistati venivano chiamati a dare il titolo di personaggio politico dell'anno, ovviamente il vincitore è Monti con il 29% delle preferenze, poi Renzi l'eterno secondo con il 28%, e, curiosità, c'è anche un 1% di nonchoosy che dà il titolo di reginetta della politica ad Elsa Fornero.
Ma è soprattutto l'ultima domanda, la più eloquente sui desiderata degli italiani, che taglia la testa al toro alla questione. Domanda: "Dal 2013 vorrebbe soprattutto...". Risposte: 44% meno tasse; 44% più lavoro; 39% ripresa economica; 34% tagli alla casta; 9% stabilòità politica; 6% più servizi; 6% meno burocrazia. Chi può venire incontro ai desideri degli italiani? Non so fare un nome. Può darsi nessuno. Ma, una certezza, ampiamente dimostrata: non Mario Monti.

Monti? Ma chi lo vuole!

L'istituto nazionale di ricerche Demopolis aveva prima di Natale, precisamente nei giorni 20 e 21 dicembre realizzato un sondaggio per conto de LA7 sui 13 mesi del governo Monti, che testava l'opinione che gli italiani avevano del suo operato. I risultati erano stati resi pubblici da Lilli Gruber nel corso della sua trasmissione 8 e mezzo. La loro esposizione mi era sembrata frettolosa, una mia sensazione naturalmente, così ho atteso la loro pubblicazione sul sito del Dipartimento per l'Informazione e l'Editoria per meglio rileggererli e valutarli.
Il questionario si strutturava su quattro domande. La prima, "Lei ha fiducia nel Premier Mario Monti?", una domanda diretta con risposta binaria, dava queste percentuali: sì 47%, no 49%, non sa 4%. Nessun dubbio: in tutta evidenza, stante il campione, la maggioranza degli italiani non ha fiducia nel premier dimissionario. Un risultato confermato dalla seconda domanda, "Come valuta l'operato del Governo?", altrettanto diretta: positivamente 38%, negativamente 51%, non sa 11%. Ancora nessun dubbio: il Professore e il suo governo di "tecnici" è nettamente bocciato dalla maggioranza degli italiani.
Ma anche le rimanenti due domande danno risultanze, se lette correttamente, che smentiscono l'aureola di salvatore della patria amato dagli italiani, l'uomo del destino che ci avrebbe salvato dall'abisso, con cui i media televisivi e i giornali della borghesia, presentano Mario Monti. La terza domanda chiedeva: "Che cosa ha apprezzato maggiormente nell'operato del Governo Monti?". L'intervistato poteva scegliere più risposte: il risanamento dei conti per salvare l'Italia dal default col 66% di indicazioni; il contrasto all'evasione fiscale, 53%; lo stile e la riacquisita credibilità all'estero, 51%. Un 6% non ha saputo scegliere. Quelle elencate le citazioni che hanno superato il 40%. Se si tiene conto che a manifestare fiducia nel premier era il 47%, le percentuali totalizzate non appaiono un grande risultato, tenendo conto oltretutto che due si riferiscono ad azioni di facciata e una (la prima) è tutta da dimostrare. Già, e poi, attenzione, si chiedeva "che cosa avete apprezzato".
L'ultima domanda, opposta alla precedente, diceva: "Che cosa non avete apprezzato del Governo Monti?". E qui, apriti cielo!, viene la condanna: l'Imu sulla prima casa e l'eccessiva pressione fiscale, 81%; e ancora, effetti recessivi della politica economica, 67%. Ma c'è di più e si sente "anche" la voce dei lavoratori: riforma delle pensioni, 52%; modifica dell'art. 18, 41%. Il 5% non ha saputo scegliere, e notate, dato anch'esso negativo, che la loro percentuale, la percentuale di chi non sa cosa scegliere, è scesa di un 1%.
Naturalmente è un sondaggio, ma il dato evidente è che la gente la pensa diversamente dai media dominanti, agit-prop dei poteri forti che vogliono, gli unici, chissaà perché, ancora Monti alla guida del paese. No, il perché lo si è visto fin troppo bene in questi 13 mesi di disastro delle famiglie e di ulteriore impoverimento ceti più deboli.

La Russia investe nello spazio

Il primo ministro russo Dmitry Medvedev ha dichiarato che la Russia spenderà circa 70 miliardi di dollari in un programma statale per lo sviluppo dell'industria spaziale nazionale nel periodo 2013-2020. Il programma mira ad assicurare che la Russia mantenga la sua posizione di potenza spaziale dominante, sostenendo nel contempo la sua capacità di difesa e promuovendo lo sviluppo economico e sociale. "Il programma permetterà al nostro paese di partecipare effettivamente in progetti che guardano avanti, quali la Stazione Spaziale Internazionale, lo studio della Luna, di Marte e di altri corpi celesti nel sistema solare", ha detto Medvedev.

La causa della crisi economica

L'animazione allegata al post precedente, intitolato Il collasso globale dell'economia, ci ha dato una prima infarinatura sulle problematiche economiche e finanziare che stanno sconvolgendo la nostra quotidianità. Se non lo avete ancora fatto, guardatelo prima di procedere nella lettura di questo post. Spero che abbiate anche dato un'occhiata al video allegato al post intitolato Informarsi per vivere meglio, che spiega in maniera molto semplice come l'attuale modo di produrre le cose influisca sulle nostre abitudini di vita, incidendo sulla qualità del vivere e ciò che peggio ancora in maniera negativa sugli equilibri naturali e sociali dell'intero pianeta.
Possiamo, dunque, ora proseguire in nostro cammino di autocoscienza di quanto sta avvenendo attorno a noi, cercando così di emergere dalla fanghiglia della disinformazione, perpetrata scientemente da quasi tutti i mezzi di informazione, particolarmente dalla televisione che pervade totalmente la vita di una grande maggioranza di noi, propagandando modelli fondati sul consumismo e sullo spreco di risorse che genera profitto; per respirare nuovamente un po' di aria fresca che ci dia speranza e ci renda liberi.
A questo post sono allegati tre filmati che spiegano la causa della crisi economica. Sono efficaci, ma qualche avvertenza va comunque data, ad esempio quella che la loro strutturazione è finalizzata a dare una particolare sottolineatura alla tesi finale del signoraggio bancario, che è un aspetto del problema, il mostro creato dall'attuale sistema mondiale economico finanziario, che sta soffocando non solo l'Occidente, ma tutta l'umanità. Il consiglio è di guardarli e soppesare bene i contenuti di ognuno per assimilare quanto di conoscenza essi offrono, indipendentemente dalla tesi finale, perché il loro pregio è proprio questo: evidenziare in maniera semplice ed efficace quanto sta succedendo e che non viene strombazzato a destra e a manca dai media, ma ciò nonostante è realtà d'ogni giorno, essendo il motore della crisi che ci sta rendendo, per dirla come gli americani, infelici.
Nei filmati troverete tre spezzoni tratti da uno spettacolo di Beppe Grillo, quando ancora si occupava di "didattica della realtà", un modo di diffondere verità scomode subito etichettato come "antipolitica", come un tempo si dava per screditare, i più anziani di voi lo ricorderanno, del qualunquista a chi non credeva nel verbo del partito, o dei partiti visto il loro consociativismo. Oggi Grillo prova con i suoi grillini ad occupare la politica, come un'armata Brancaleone però, quella del film famoso, dando cioè a mio personale avviso uno sbocco sbagliato ad una attività meritoria, uno sbocco che, visti molti precedenti, alla fine (con la sua trasformazione in una sorta di stalinismo) giustifica l'accusa di usare il movimento proprietario come uno strumento per far ulteriori quattrini. Ma ciò non toglie che le cose che Grillo va da anni dicendo siano infondata propaganda mirata, come quella dei mercanti nelle fiere; tutt'altro. Grillo è un ottimo insegnante perché sa non solo cogliere l'attenzione degli astanti, ma sa col suo mestiere essere efficace nel trasmettere conoscenza e costringere chi ascolta alla riflessione.





Il collasso globale dell'economia

Ho più volte ripetuto dell'importanza di comprendere gli eventi che viviamo, che incidono in maniera sempre meno trascurabile sulla nostra quotidianità, minacciando la qualità della nostra vita, nel loro reale svolgersi, individuando le cause, gli attori e i responsabili degli effetti sotto i nostri occhi. Ad esempio, sta diventando sempre più fondamentale capire i meccanismi che regolano la nostra economia e la politica. Particolarmente in un periodo come questo, in cui verremmo bombardati con dosi industriali di promesse, mezze verità e tanta disinformazione, da ogni parte, sia da ambiti istituzionali che dai partiti in lizza e, per finire, dai media televisivi e della carta stampata che per tutto il periodo decanteranno prodigi, pur di spacciare la loro merce, la loro propaganda.
Sicuramente uno dei campi di scontro sarà l'economia, per ovvie ragioni che non elenco, in quanto siamo stati travolti tutti da uno tsunami di tasse, giustificato con i più fantasiosi motivi che spesso hanno sconfinato nella più intollerabile spudoratezza. Ecco, dunque, che forse è il caso di occuparci delle tematiche economiche e finanziarie, utilizzando anche piccoli documenti divulgativi all'inizio, per cominciare a capire l'essenza dei problemi e a dare primi giudizi sulle soluzioni che ci vengono smerciate come mirabolanti toccasana della crisi, che nonostante tutte le assicurazioni di qualche lucciola sperduta in fondo al tunnel, scoperta e data per l'uscita, continua a farsi sentire anche pesantemente per molte famiglie.
Il video allegato sotto è una piccola cosa, che può aiutare a capire il momento a livello globale che stiamo vivendo. Se da subito non tutto vi appare comprensibile, non abbiate pudore a rivederlo e rivederlo finché ogni concetto non vi sarà chiaro.


mercoledì 26 dicembre 2012

Assad non crede più nella vittoria

Il quotidiano turco Zaman riferisce che il presidente siriano Bashar Assad, ha chiesto asilo per la sua famiglia al Venezuela a seguito del fatto che le forze di opposizione continuano a ottenere sul terreno risultati positivi. Secondo quanto viene detto, il ministro degli Esteri del Venezuela ha informato i diplomatici turchi che sono vere le voci che Assad abbia mandato un lettera con la richiesta di asilo al presidente Hugo Chavez.
Il quotidiano turco Akşam riferisce che funzionari turchi a Caracas hanno fatto visita al ministero degli Esteri e hanno chiesto della lettera. Funzionari venezuelani avrebbero confermato la sua esistenza, ma si sarebbero rifiutati di fornire dettagli sul suo contenuto.

Il Monti disvelato

Salire in politica? Nel senso di salire in carrozza? Potrebbe, visto il "Se una o più forze politiche, con credibile adesione alla mia agenda [mica che la carrozza si sfasci per strada], manifestasse il proposito di candidarmi a Presidente del Consiglio...". E i valletti, chi? Fini e Casini, e il cocchiere? Montezemolo, lui di "cavallini" se ne intende. O piuttosto nel senso di salire in auto. Per fare che? Dare una mano come navigatore? L'autista? Visto quel "Sono pronto a dare il mio incoraggiamento e, se richiesto, anche la guida".
Il premier, un furbone che dice e non dice, come all'Annunziata di Ichino, "Non so se sia dentro il Pd o no", indicava, parrebbe, un salire in alto. Su. Un salire sul patibolo? Chissà cosa non si farebbe per l'Europa, per sua maiestade Frau Merkel?!
No, no, no, amici miei. Altro è il significato della scelta di tale locuzione. Più che un lapsus freudiano è una locuzione mutuata da una prassi evidentemente ben frequentata e consolidata nella mente. Nel rito di perfezione massonico si sale. Da apprendista a compagno, a maestro e così via via fino all'ultimo grado della piramide che può essere più o meno complessa a seconda del rito di riferimento. Il simbolismo della salita all'interno della Massoneria è creato dal racconto biblico della scala di Giacobbe.
Questo, dunque, il motivo, parrebbe, dell'inconsueta locuzione, che tanti pappagalli hanno subito cominciato ad usare, per piaggeria più che per stupidità. Anche se si dice il contrario come in questo siparietto tra due "colleghi" del Club Bilderberg.

L'Europa di Berlusconi

La ridiscesa in campo di Berlusconi, prima ancora che assumesse toni e caratteristiche attuali, anzi quando ancora era più un preavviso, un annuncio degli altoparlanti che non un calpestare il terreno di gioco, magari per riscaldarsi i muscoli, ha suscitato, manco fosse scoppiata un'epidemia di peste, un'ondata di terrore in Europa, almeno di quella parte che qui da noi si reclamizza come "l'Europa", stando ai media nostrani.
E, dunque, oggi il ragionamento del Cavaliere non fa una grinza: "Ho letto i giornali stranieri e titolavano: torna Berlusconi e trema l'Europa. Non sapevo di essere così forte". E ha continuato spiegando: "Berlusconi non era irriso in Europa, ma temuto. Ho utilizzato il veto per i provvedimenti che ritenevo contrari all'interesse del mio Paese".
La reazione alla notizia, così come è stata raccontata in Italia è ben riassunta da questo video postato su YouTube da YouDem Tv, la televisione del Pd.


Poiché la memoria è buona, qualcuno spieghi meglio il perché di questa avversione; un cucù alla Merkel o un kapò dato ad un socialista, l'attuale presidente del Parlamento europeo Martin Schultz, o qualche altra incoreggibile figuraccia non bastano a spiegare, non prendiamoci in giro. Non è magari che l'Europa del Cavaliere, quella così chiaramente descritta in un congresso nel 2004, quella sì faceva e fa paura a nomenclature e poteri economico-finanziari dell'Occidente? Così, tanto per cercare di capire...

Ventriloqui

Ascoltando la conferenza stampa di Mario Monti, ad un certo punto, ho avuto una sorta di déjà vu, di già visto o già sentito, meglio forse di già letto. Così quando i giornali hanno pubblicato estratti della omelia montiana, sono andato a ricercare il brano, un momento importante, un passaggio chiave del discorso. Questo: "Non mi schiero con nessuno ma la mia agenda è chiara ed è aperta a tutti per coalizioni ampie. Alle forze che manifesteranno adesione convinta e credibile all'agenda Monti, sono pronto a dare il mio incoraggiamento e, se richiesto, anche la guida, e sono pronto ad assumere un giorno, se le circostanze lo volessero, responsabilità che mi venissero affidate dal Parlamento". E ancora: "Se una o più forze politiche, con credibile adesione alla mia agenda, manifestasse il proposito di candidarmi a Presidente del Consiglio, valuterei la cosa. A nessuno si può impedire di fare questo. Verificate tante condizioni, sì". Ecco questo era il passaggio. Ma dove avevo sentito qualcosa di simile? Dove?
Alla fine mi è venuta alla mente una certa intervista rilasciata al Corriere della Sera. Ecco una frase: "Che sia io a candidarmi è proprio da escludere. Può essere che me lo chiedano. Nel caso, valuterò". Sì era questa. A parlare era il professor Ichino che rispondeva a domande sulla sua collaborazione con Renzi, una collaborazione che "non esclude le altre. Quello che conta sono le cose da fare, i programmi. E i programmi di una sfida come le primarie, su alcuni punti, ben possono anche essere convergenti. Uno degli scopi della nostra assemblea del 29 settembre [dei pro agenda Monti] è proprio quello di favorire l’aggregazione più ampia possibile di persone interessate alle primarie democratiche, su queste idee e questo programma". E ad altra domanda: "Se dalla campagna elettorale per le primarie risulterà che solo Renzi fa proprie le mie idee, le mie proposte, non avrò alcun dubbio sul candidato a cui dare il voto". E ancora: "Se non riterremo soddisfacenti i programmi degli altri candidati, potremmo anche valutare una nostra candidatura".
Mutatis mutandis, lo stesso atteggiamento di Monti, con alcune variabili però, nel caso del bocconiano, già valutate nella loro incidenza.
Ancora per sottolineare il parallelo in un suo comunicato stampa Ichino precisava su Renzi: "la mia collaborazione (...) non ha certo il significato di una mia «affiliazione» o dipendenza da lui, bensì soltanto quello di una nostra convergenza piena sulle cose concrete da fare per l’allineamento dell’Italia agli standard europei più avanzati e la sua crescita sul piano sociale e su quello economico. Una collaborazione che spero si allarghi al maggior numero possibile di persone di buona volontà; e della quale non posso che essere felice".
Insomma, senza tirare troppo per i capelli, si può ricordare il vecchio detto, Dio li fa e poi li accoppia.
Ma c'è un altro aspetto da evidenziare. Ichino nell'intervista diceva: "Bersani ha detto testualmente che il suo futuro governo avrà una sua agenda, solo in parte coincidente con l’agenda Monti. Ma questo potrebbe anche andar bene se le differenze consistessero in perfezionamenti, correzioni di errori, riempimento di lacune. Il problema è che invece alcune prese di posizione del vertice del Pd fanno pensare, su alcuni punti cruciali, più a un netto cambiamento di rotta che alla prosecuzione del programma avviato da Mario Monti". Cioè in soldoni un matrimonio anche sotto forma di coppia di fatto tra Monti e Pd non sarebbe possibile, tant'è che Ichino si è chiamato fuori, dal Pd. Il che significa che non ci sono metafore che tengano. E il segretario Bersani non può limitarsi a dire come oggi: "Noi siamo il Pd, di gran lunga il più grande partito italiano, europeista e riformatore. Un partito alternativo a Berlusconi, alla Lega e ai populismi, aperto a discutere con chi è contro Berlusconi, la Lega e i populismi. Queste sono le nostre posizioni, gli altri decidano cosa fare a noi va bene qualunque cosa. Certamente bisogna che queste posizioni escano dalle ambiguità. Noi siamo questo". Che il Pd sia contro il "grande satana" lo sanno tutti dopo tanti anni di antiberlusconismo viscerale, ma come si dice, "dagli amici mi guardi Dio, ché dai nemici mi guardo io", Bersani dovrebbe, lui per primo, uscire dalle ambiguità. Lo deve al popolo delle primarie. Semplicemente.

Monti sceriffo di un sistema arrogante e corporativo

Il governo degli sceriffi di Nottingham, anche da morto colpisce ancora: nel 2013 l'importo del canone Rai salirà a 113,50 euro. Uno degli ultimi atti del governo Monti è stato mettere mano alla tassa più invisa da tutti gli italiani. Con un decreto il ministero dello Sviluppo economico ha infatti deciso di ritoccare all'insù l'importo del canone Rai. Il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito, così commenta la notizia: "È sintomatico che nel 2013 si debba ancora pagare l’imposta per il possesso di un apparecchio televisivo: oltre ad essere stupido è anche un insulto all’intelligenza media di un qualsivoglia contribuente". E aggiunge: "È sintomatico di un sistema economico, fiscale e amministrativo basato su arroganza, falsità e corporazioni", ricordando che il contribuente è costretto a pagare l'imposta anche se non usa il televisore. In sostanza si dà "per scontato che un servizio pubblico radiotelevisivo ci debba essere così come ci debba essere l’Istat o il Cnr, forse per questi due ultimi istituti ci viene chiesta un’imposta con lo stesso metodo della Rai?".
La cosa più sfacciata è che questo signore occhialuto in loden ci verrà anche a chiedere un voto per la sua agenda. Ma se la faccia regalare da qualche banca o assicurazione che sia, l'agenda, e non rompa più le tasche agli italiani, a furia di metterci le mani dentro.

Un falco governa il Giappone

Il gabinetto del primo ministro giapponese Yoshihiko Noda ha dato le dimissioni mettendo così fine a tre anni di governo del Partito Democratico di sinistra e riportando al potere il Partito Liberal Democratico (LDP), una formazione maggiormente conservatrice. L'LDP e il suo tradizionale alleato, il partito New Komeito, nelle elezioni del 16 dicembre ha ottenuto 325 seggi dei 480 della camera bassa del parlamento. Il leader dell'LDP, Shinzo Abe, viene nominato oggi primo ministro in una sessione straordinaria del parlamento.
Abe, 58 anni, considerato un falco e il più conservatore nell'elite politica giapponese, sarà primo ministro per la seconda volta nella sua carriera politica, avendo già guidato il paese per un anno nel 2006-2007, poi costretto alle dimissioni a causa di una serie di scandali che interessarono membri del governo.
Abe ha già entusiasmato dicendo che si adopererà per portare l'economia giapponese fuori dalla stagnazione che dura da due decadi affrontando il crescente debito nazionale, e presentando un piano di ricostruzione dopo il devastante terremoto e lo tsunami dello scorso anno e la conseguente crisi nucleare. In campo internazionale, Abe ha promesso di difendere gli interessi giapponesi nelle dispute territoriali in corso e di rafforzare l'alleanza con gli Stati Uniti per la sicurezza del Giappone.

Informarsi per vivere meglio

Non diciamolo troppo forte. Ma l'importante è convincere se stessi della necessità, vitale per la nostra qualità di vita, di informarci ed aiutare gli altri ad essere informati. Informarsi non è bere una bevanda qualsiasi, è cercare di trovare la bibita giusta su uno scaffale d'un supermercato, quella che fa per noi. Scegliere, cercando con spirito critico di separare ciò che può realmente soddisfare il nostro bisogno di comprensione, di conoscenza, dal rumore, la disinformazione con cui quotidianamente soprattutto dai media televisivi siamo bombardati, apposta proprio contando sul nostro non sapere, sulla nostra ignoranza per ottenere il risultato voluto: mantenerci subalterni, non padroni delle nostre decisioni.
Se non lo avete ancora capito, solo l'informazione o, se volete, controinformazione su quanto disegna la nostra quotidianità, a nostra insaputa, ci può rendere liberi. Molti ambiti appaiono oscuri, esoterici, occulti, per iniziati, ma in realtà spesso sono fondati su concetti semplici, modalità non difficili da spiegare e capire, se sfrondati dal gergo per addetti ai lavori usato proprio per non far avvicinare troppo ad essi le persone comuni. Altri sono presentati in maniera semplicistica, troppo semplicistica, come molti schematismi culturali che si apprendono a scuola, ottenendo lo stesso risultato: quello di tenerci lontani dalle cose e dalla comprensione dei loro meccanismi.
La rete, lo ripeto ancora, è piena di piccole cose, testi, documenti, video, fatti da persone che hanno messo a disposizione degli altri la loro conoscenza e la loro intelligenza; tutte cose che ci possono permettere di cominciare a capire, di cominciare a liberarci dalla schiavitù moderna in cui ci troviamo, a nostra insaputa. Se ovviamente preferiamo cercarle al posto dell'ultima sciocchezza televisiva del giorno prima.
Ad esempio, guardatevi fino in fondo questo filmato in cui Annie Leonard espone in modo diretto ed efficace importanti problematiche, che riguardano l'attuale sistema di produzione delle cose basato sul consumismo più esasperato e le catastrofiche conseguenze che ne derivano a livello planetario. Se aiuterà a cominciare, da qui, a guardarsi intorno con spirito critico ed intelligenza, a riflettere sulle cose che facciamo e perché le facciamo, sarà già un piccolo primo passo nella direzione giusta, per iniziare a chiedersi se non meritiamo una vita migliore..


martedì 25 dicembre 2012

Tutto ma papa no!

Felice Belisario, IdV, ha diffuso domenica una nota sulla fine della legislatura. "Finalmente è finita", l'incipit. La riporto integralmente come auspicio che finalmente ci sia una consapevolezza collettiva che col proprio voto si può cambiare una situazione di "allegria di naufragio", rimandando alla sua amata cattedra il comandante che per non far sbattere sugli scogli le banche, ha affondato molte famiglie nella povertà. Ecco quanto scrive Belisario:

"Finalmente è finita l’era di questo governo tecnico a guida Monti, con una maggioranza smisurata, che per campare ha avuto bisogno di 52 o forse 53 fiducie. Il Parlamento è stato svilito, per certi versi sequestrato da un governo spesso anche maleducato nei rapporti istituzionali con le Camere. Ed infatti il sig. Monti, mai sfiduciato, si è dimesso senza neppure comunicarlo al Parlamento come normalmente dovrebbe avvenire. Qualcuno dirà che ci sono stati precedenti in altre legislature. Può essere, ma mai per un governo senza investitura popolare e con una maggioranza così larga e stravagante. Questo ho detto al presidente Napolitano e questo ho ripetuto al termine dell’incontro davanti alle telecamere. Un governo che, per le frenesie personalistiche di Monti, non ha dato il tempo per approvare una buona legge (certamente non la proposta della ministra Severino) sulle pene alternative alla detenzione per permettere lo svuotamento delle carceri in attesa di ulteriori misure strutturali. Un governo che lascia senza che il Parlamento abbia potuto far chiarezza sul decreto legge riguardante le firme a sostegno delle liste elettorali. Se ne va un governo che, approvata la legge di stabilità favorendo banche e soliti noti, ha tolto il disturbo. Andremo a votare con un ritardo di 15 mesi da quando lo ha chiesto IdV, con un quadro politico complicato proprio dalla supponenza del sig. Monti il quale pensa di essere l’unto del signore. Non c’é nulla che egli non possa fare nel suo futuro: presidente del Consiglio oppure presidente della Repubblica o, perché no, presidente del Consiglio d’Europa. Peccato che, nonostante le sue amicizie lassù, nessuno lo vuole al soglio pontificio. Dopo i disastrosi risultati in Italia, forse temono che, attraverso di lui, l’Europa imponga di vendere anche la Basilica di San Pietro?."

L'Europa delle carte truccate

In un post precedente, intitolato Carte truccate, ho ricordato la "disavventura" capitata ad Antonio Di Pietro, quando gli è venuto lo sghiribizzo di riportare in evidenza un momento del processo Cusani, quel particolare frammento video facilmente visionabile in più copie su YouTube che documenta l'accusa di Craxi rivolta a Giorgio Napolitano di aver taciuto sul finanziamento illegale del Pci. Ci fu allora - solo qualche mese fa ma sembra passata una vita, - una scomposta, quanto insperata si può chiosare, reazione del Partito democratico, che coglieva al volo l'occasione di stracciare la "compromettente" foto di Vasto, sognando di convolare a nozze con i centristi di Casini. C'è da chiedersi che cosa sarebbe successo se il video pescato fuori dalla rete fosse stato altro. Ci fu allora chi disse che Di Pietro, l'accusatore di Mani Pulite, si sarebbe fatto craxiano pur di attaccare il capo dello stato. Certo, quel video si prestava alla tesi, omertà allora omertà oggi. Il contendere ricordo era la questione della trattativa tra stato e mafia. Ecco, per giocare, così, per pura indulgenza verso la fantasia, proviamo ad immaginare cosa sarebbe successo se il video fosse stato altro, magari questo riprodotto sotto, anch'esso una delle tante copie presenti nella rete. Proviamo. Così, ognuno per proprio conto, in silenzio.
Due parole sul video. Siamo nel 2004. Giorgio Napolitano allora era membro del Parlamento Europeo dove svolgeva il ruolo di presidente della Commissione Costituzionale, una commissione importante che aveva il compito di scrivere la Costituzione dell'Unione Europea.

Anche i russi giocano a battaglia navale

Una dozzina di navi da guerra russe stanno convergendo nel Mediterraneo e nel Golfo di Aden per partecipare ad una esercitazione strategica a larga scala. Lo ha comunicato un portavoce di alto grado dello Stato Maggiore delle forze armate russe: "Questa parte degli oceani del mondo è molto importante dal punto di vista degli interessi geopolitici della Russia, tenendo conto che la Marina russa ha una base logistica qui [in Siria]". E ha aggiunto che le navi da guerra condurranno esercitazioni di difesa aerea, navale e sottomarina e faranno scalo in alcuni porti stranieri, incluso Tartus in Siria.
Il portavoce si è rifiutato di specificare se l'approdo delle navi servisse per recare alla Siria forniture militari: "Lo scopo principale dell'invio di navi nel Mediterraneo è compiere le missioni fissate dal comando navale, portare a termine le esercitazioni e esporre la bandiera".
Lunedì, il viceministro russo della Difesa Anatoly Antonov aveva smentito i resoconti dei media che a bordo di qualcuna delle navi vi fossero unità di commando e armamenti per la Siria.

La cyber guerra occulta

Un virus attraverso la rete Internet ha attaccato i computer di siti industriali nell'Iran meridionale. Un attacco che un ufficiale iraniano ha definito una apparente estensione di una cyber guerra occulta che inizialmente ha colpito gli impianti nucleari del paese.
L'Iran, che è il quinto esportatore di petrolio del mondo, ha rafforzato le misure di sicurezza online da quando le sue centrifughe per l'arricchimento dell'uranio furono colpite nel 2010 dal virus informatico Stuxnet, che Teheran crede sia stato installato da uno dei suoi grandi nemici, Israele o gli Stati Uniti.
L'unità che ha il compito di combattere gli attacchi cibernetici, l'Organizzazione di Difesa Passiva, ha riferito che un virus ha infettato parecchi siti questo mese nella provincia di Hormozgan, ma è stato neutralizzato. Ali Akbar Akhavan, capo della sezione di Hormozgan della organizzazione, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa iraniana degli studenti (ISNA) ha affermato che "nemici stanno costantemente attaccando le industrie iraniane attraverso la rete Internet per creare intralci". E ha aggiunto che "questo virus è anche penetrato in alcune industrie manifatturiere nella provincia di Hormozgan, ma il suo diffondersi è stato bloccato con misure prese tempestivamente e la cooperazione di abili hacker del luogo". Ad esempio, ha detto ancora, "la Tavanir Co. di Bandar Abbas, che produce energia elettrica nella provincia e nelle province limitrofe, è stata oggetto di attacchi via Internet nei mesi recenti".
La città, Bandar Abbas, dove si è registrato il cyber attacco è la capitale della provincia di Hormozgan, situata sulla costa sud dell'Iran, ed è sede di una raffineria di Petrolio e porto per navi container.
Le autorità iraniane avevano informato in aprile che un virus informatico era stato scoperto nei sistemi di controllo dell'Isola Kharg, che gestisce la stragrande maggioranza delle esportazioni di petrolio iraniano, ma i terminali erano rimasti operativi. Attentati cibernetici hanno anche rallentato la rete Internet dell'Iran e attaccato quest'anno le piattaforme in mare di gas e petrolio.
Gli attacchi ai sistemi informatici iraniani si inseriscono in un quadro internazionale che vede da una una parte le potenze occidentali in allarme per il sospetto che l'Iran stia cercando di sviluppare i mezzi per produrre armi nucleari, dall'altra Teheran che afferma al contrario che l'arricchimento dell'uranio sia solo per scopi civili di produzione di energia. Da non trascurare, poi, le minacce israeliane di un'azione militare contro gli impianti nucleari iraniani se le sanzioni dell'Occidente sull'attività bancaria e sul petrolio non dovessero persuadere la Repubblica Islamica ad accantonare il suo contestato progamma nucleare.

Giochi di guerra

Il comandante della marina iraniana, contrammiraglio Habibollah Sayyari, ha annunciato che il suo paese terrà un'esercitazione navale nell'area dello stretto di Hormuz nel fine settimana. L'esercitazione che durerà sei giorni, riguarderà un'area di un milione di km quadrati e testerà sistemi difensivi e missilistici, navi da guerra e sottomarini.

Terrore prossimo venturo

Il capo della polizia militare siriana Abdel Aziz al-Shalai, che ha disertato dall'esercito di Assad e si è unito alle forze ribelli, ha affermato che "il regime siriano ha usato armi chimiche nella regione di Homs".
L'ufficiale ha dichiarato a Sky News che "l'esercito di Assad si è trasformato in un aggregato di bande che uccidono, distruggono e massacrano il nostro popolo". E ha aggiunto che c'è una grande possibilità che ci siano molti morti nel prossimo futuro".

Carte truccate

La tecnologia oggi ci permette di non dimenticare. Un archivio, ad esempio, come You Tube, non unico in rete, fissa fatti e eventi "in diretta" a futura memoria. Ci permette di rivedere talvolta accadimenti che hanno deciso la nostra storia, che hanno inciso sulla nostra quotidianità mutandone il tran tran, la nostra routine di vita. Chissà in quanti, ad esempio, si sono dimenticati del processo Cusani e della testimonianza di Bettino Craxi. O, se più giovani, non ne hanno sentito parlare.


Ed ecco che sulla vicenda scoppia una gazzarra incredibile, di cui non si capisce bene il motivo perché il video della testimonianza di Craxi parla chiaro. C'era, però, la volontà di mettere alla porta l'Idv di Di Pietro, ed ecco che una citazione di quell'evento fa scandalo. L'incredibile è che si va a contestare quasi la veridicità di quanto veniva affermato dal leader dell'Italia dei Valori, dimenticando che in quel video compariva lui pure, come pubblico ministero.


Già, siamo nell'agosto del 2012. Di Pietro attaccava il capo dello Stato per certi suoi trascorsi nel Pci, ma il motivo del contendere era la vicenda oscura della trattativa Stato-mafia. La reazione contro l'ex pm fu inusitata e l'inizio della fine del partito di Di Pietro come ancora allora si configurava. Scriveva Di Pietro sul suo blog: "Da quando l'Italia dei Valori ha chiesto chiarezza sulla trattativa fra stato e mafia, costata la vita a tanti uomini e donne valorosi, e da quando ci siamo permessi di muovere delle critiche anche al Presidente della Repubblica per gli interventi del Quirinale in questa vicenda, siamo diventati oggetto di una campagna di denigrazione e calunnie senza precedenti". E ancora: "Il minimo che si legge sui giornali a proposito del sottoscritto è che sono un irresponsabile eversivo. Io, che per tutta la vita altro non ho fatto che servire lo stato come poliziotto, come magistrato e come ministro". Trovata la buccia di banana, seppure tale non fosse, Di Pietro diventa il capro espiatorio di un centrosinistra sempre meno realizzabile perché, come adesso potrebbe succedere a Vendola, non c'era la volontà nel Pd di realizzarlo giudicando più conveniente un matrimonio col centro per arrivare dopo Monti, con Monti o senza Monti, a governare, accantonando in un ripostiglio del futuro parlamento, come una scopa ormai inutile, il terzo incomodo, il Pdl di Alfano. Scriveva sempre nel blog Di Pietro: "Dicono che ho fatto saltare il centrosinistra per correre dietro all'antipolitica. Io, che per mesi e anni mi sono sgolato chiedendo che l'alleanza di centrosinistra venisse formalizzata mentre i leader del Pd facevano orecchie da mercante".
Che dire, oggi, quando stiamo assistendo a sviluppi impensabili allora dai protagonisti? Un centrosinistra che rischia nel momento del suo maggior impatto positivo nell'elettorato di sfaldarsi. Il Pd stesso di scindersi o quanto meno di perdere pezzi non trascurabili per l'assetto del suo apparato. Miopia politica, mancanza di profondità nella visione? Oggi fa scandalo la constatazione che dietro l'agenda Monti vi sia la mano di Pietro Ichino. Perché? Del resto il professor Ichino intervistato a fine agosto dal Corriere della Sera aveva detto, riferendosi a Renzi: "Ho scritto che Renzi si è rivolto a me, che ha chiesto la mia collaborazione per una parte del suo programma e che gliel’ho assicurata ben volentieri, incominciando subito a lavorarci. Come sto già facendo. E come avrei fatto con ogni altro candidato del Pd alle primarie che me l’avesse chiesto". E, dunque, a maggior ragione perché non per Monti, vista la sua appartenenza al "gruppo dei quindici", quello che a luglio chiese pubblicamente al Pd di portare l'agenda Monti nella prossima legislatura?
Una bella tegola quella di Ichino sul capo di Bersani. Può succedere, se per tenere un passerotto in mano, ci si dimentica dei tacchini che razzolano sul tetto.

lunedì 24 dicembre 2012

Redenzione

L'articolo di Renato Brunetta, di cui ho detto in un post precedente, dà una speranza, gli Italiani: "C'è un'Italia, che voi [il governo dei tecnici] avete ignorato e vessato. È quella di chi cerca di aprire un negozio o fondare un'impresa. Un'Italia che ha bisogno di credito accessibile e di burocrazia seria, ma amica. Un'Italia che ha bisogno di una speranza, non di un richiamo infinito e crudele al rigore". Un'Italia che all'inizio ci ha creduto, affascinata dalla sobrietà dopo tanto scandalo sbandierato ad hoc da televisioni e giornali. Un'Italia che sembra ora aver capito o che sta cominciando a capire da quando si è trovata mani in tasca, oltretutto non elette, non scelte a propria rappresentanza.
A Natale un tempo erano di tendenza i film di animazione in tv. Qualcosa si è visto anche in questi giorni. Così pensando ad un'Italia che si faceva sobria perché uno era sobrio, che vestiva il loden perché uno lo vestiva, che ripeteva sciochezze anglossassoni perché uno le aveva dette, mi è tornato alla mente un bellissimo brano di Allegro non troppo, che allego qui sotto. Con tanto di dedica a chi crede l'Italia un paese di fessi. Buon Natale e buon election day.

Che sia il nostro mantra quotidiano

C'è un brano del pezzo di Vittorio Feltri, pubblicato oggi su il Giornale.it, che conviene non solo leggerlo, ma farne un promemoria, un post-it da tenere appeso al muro, sul frigo o lasciato in bella vista sulla propria scrivania, per non rischiare - so che sembra cosa impossibile - di dimenticare la realtà politica, quella intravista in questa vigilia di Natale, domani nello scontro della campagna elettorale, che, mi sa, sarà ben più terrificante dello spread, e soprattutto, quando tutto si concluderà, nel momento del voto.
Scrive Feltri rivolgendosi a Mario Monti e riferendosi alla conferenza stampa di fine anno: "Dalla sua bocca non è uscito nulla di preciso, tranne la solita cantilena che sintetizzo: l'Italia era sull'orlo del burrone, poi siamo arrivati noi tecnici e l'abbiamo salvata. In che senso salvata?", si domanda Feltri e prova a darsi la risposta.
"D'accordo, lei ha conquistato la fiducia di Bruxelles, di Angela Merkel eccetera; la sua presenza nelle frequenti riunioni ad alto livello europeo è gradita; allo spread è stata messa la museruola e non morde più. Però, sul piano pratico, il nostro Paese - se ci atteniamo ai dati economici - sta peggio di un anno fa: il debito pubblico è mostruosamente aumentato, sfondando il tetto di 2.000 miliardi; il Pil è crollato; l'imposizione fiscale è la più alta del mondo; la disoccupazione si è impennata; la produzione industriale e i consumi sono diminuiti; il valore degli immobili è sceso a causa dell'Imu, impoverendo i cittadini (la maggioranza) proprietari di casa". Già, è un quadro terrificante che solo i professori, nel loro calduccio e ben protetti, fingono di non vedere.
"Se il quadro è questo, e lei non lo ha corretto (segno che non è sbagliato), come fa ad asserire che il suo esecutivo ha operato nell'interesse nazionale? Scusi la franchezza, presidente: se lei gode di stima e simpatia nella Ue, ma i lavoratori hanno meno soldi in tasca in quanto pagano più tasse e rischiano di perdere il posto, e i giovani non ne trovano uno, perché dovremmo ringraziarla?". Sì, perché dovremmo ringraziarlo? Un motivo, un motivo solo?!
"Su questi punti cruciali lei ha sorvolato, benché il suo discorso sia stato straordinariamente lungo, stavo per dire prolisso e curialesco. Da un insigne docente ci attendevamo qualche spiegazione; come si può considerare positiva la sua gestione se gli indicatori economici (escluso lo spread) sono negativi?". Evidentemente, mi vien da dire, una battuta, alla Bocconi si insegnano strane teorie economiche.
"Le assicuro: sono interrogativi che si pone chiunque sia in buona fede. Perché non li ha affrontati, ma accuratamente aggirati?". Ecco, ripetiamocele, continuamente in questi due mesi che precedono il giorno del voto, queste tre domande:
1) Monti ha salvato l'Italia? In che senso l'ha salvata?
2) Dovremmo ringraziarlo? Perché mai dovremmo ringraziare uno che a molti, per dirla in breve, ha tolto il pane di bocca?
3) Perché mai, poi, non confessa il suo fallimento ma vuole, anzi, che si continui ad ossequiarlo come un faraone?

Il Professore è nudo!

"Stupefacente conferenza stampa del presidente del Consiglio dimissionario. Toni sarcastici, narcisismo ai massimi, vuoto pneumatico di contenuto. Il Professore parla soprattutto di sé, del suo ruolo presente e futuro, di quelli che lo cercano, lo aspettano, lo vogliono", così Renato Brunetta commenta la conferenza stampa di ieri del premier dimissionario su Il Giornale.
"Non è bello, non è corretto, non è giusto. In primo luogo per il paragone con De Gasperi. Per carità, capisco bene che la visibilità può dare alla testa. Le visite a palazzo di Scalfari, i mille servizi tv compiacenti, le interviste affettuose nei talk show della sinistra politically correct. Però, caro Mario, il paragone con De Gasperi non sta né in cielo né in terra. De Gasperi raccoglie un'Italia in ginocchio dopo un conflitto mondiale perso e due anni di guerra civile. Un'Italia con milioni di morti e l'intero sistema produttivo raso al suolo. Con l'aiuto degli americani la porta in Europa e dentro le alleanze occidentali, creando i presupposti del boom economico", rimbrotta Brunetta il Professore spiegando il suo "Non si fa così" con tirata virtuale d'orecchi non molto affettuosa allegata.
Dice Brunetta (sembra quasi di vederlo il suo dito puntato): "Tu hai governato poco più di un anno (senza passare per le elezioni), pescando nelle tasche degli italiani tutti i soldi che ti servivano per stare al tavolo di Angela Merkel e degli altri governanti europei. Lo hai fatto come l'ultimo dei parvenu, scegliendo colpevolmente una politica economica sbagliata che hai provato a rivendere con toni di arrogante moralismo. Non te lo perdono. E non te lo perdoneranno gli italiani, che stanno per utilizzare le urne per fare sentire la loro voce. Proprio quelle urne dalle quali il candidato a tutto Mario Monti si tiene a distanza siderale. Sarà un caso?".
Brunetta, dopo la bacchettata "Con il tuo governo, con le tue tasse, con le tue cattive riforme, hai creato un deserto e l'hai chiamato credibilità", elenca quindi i "pregi" del brillante anno del Professore, ciò che non ha voluto dire nella sua conferenza stampa: "Non un indicatore socio-economico, in questi 13 mesi , ha mostrato segno positivo. Il Pil è in picchiata a -2,5%, la pressione fiscale è aumentata di quasi 3 punti, i disoccupati di un milione di unità, il potere d'acquisto delle famiglie è crollato (-4,1%), così come la produzione industriale (-6,2%), le compravendite immobiliari (-23,6%) e il mercato dell'auto (-18%). Il debito pubblico è aumentato, sia in valore assoluto (+82,7 miliardi), sia in rapporto al Pil (+4,4%), mentre il servizio del debito non è affatto diminuito rispetto al 2011". E ancora, altra mazzata: "Nel tuo anno di governo i rendimenti dei Btp decennali sono stati più alti financo dei 5 mesi più «caldi» di Berlusconi: 5,84% a 5,53%. Vale a dire 0,31% in più, sotto il tuo governo. E sono i rendimenti a fare il costo del debito, non lo spread".
Perché? si chiede Brunetta: "Era questa la tua missione? Per conto di chi? Di chi vuole comprarci in offerta speciale?". E ancora la verità che mette a nudo il Professore: "Se in alcuni mesi del tuo governo il maledetto differenziale è diminuito, il merito è tutto della Bce: dei mille miliardi di finanziamento a tasso agevolato alle imprese e dell'annuncio «faremo tutto quanto sarà necessario per salvare l'euro» di Mario Draghi dopo l'ultimo scivolone di luglio".
"Studia bene i numeri, prima di fare affermazioni azzardate. Non basta la tua parola", ammonisce Brunetta. Che continua: "E sulla crisi? Perché non hai mai provato a spiegarcela? Perché non ci ha mai detto cosa è veramente successo: da dove tutto è partito, perché siamo arrivati al punto di non ritorno in cui ci troviamo ora? Perché non hai detto agli italiani che fino a giugno 2011 il nostro Paese aveva rendimenti stabili e virtuosi (sotto quota 200) dei titoli di Stato, mentre questi hanno iniziato a salire dopo che Deutsche Bank ha innescato un meccanismo perverso e ostile di vendite che hanno portato alla riduzione del valore e all'aumento dei rendimenti dei titoli del debito sovrano dei Paesi più esposti alla speculazione?".
L'articolo di Brunetta è lungo. Lo si può leggere per intero cliccando qui. Prosegue elencando le riforme sbagliate, ma soprattutto evidenzia la nullità che il Professore rappresenta in Europa: "Un anno di pacche sulle spalle e di apparente apprezzamento in campo internazionale (...) con il risultato che l'Italia è sempre più sola, soprattutto in Europa. Unico contribuente netto (cioè paghiamo all'Ue più di quanto riceviamo), che non sa con chi stare. A parole (quasi da sindrome di Stoccolma) con la Merkel e i rigoristi, ma con tanta voglia del contrario. E con il risultato di rimanere soli. In Europa non hai ottenuto nulla: sei stato ininfluente sull'unione bancaria, che ci sarà quando e come vorrà la Merkel, cioè dopo le sue elezioni di settembre. Nulla sugli eurobond, sull'unione politica, sull'unione di bilancio. Per questo a Bruxelles ti amano: obbedisci e non disturbi. Per questo ti vorrebbero ancora alla guida del governo italiano, a destra come a sinistra".