venerdì 2 novembre 2012

D come democrazia D come disinformazione

Nella rubrica Lettere e Opinioni il quotidiano di Lodi "Il Cittadino" pubblica oggi una lettera del presidente dell'Anpi di Melegnano, Sergio R. Fogagnolo, che intende essere una risposta ad un mio precedente commento su una diatriba sollevata dal Fogagnolo nei riguardi del direttore dello stesso giornale, seguita alla pubblicazione di una lettera di un'associazione della destra melegnanese. Per permettere a chi legge questa mia annotazione, di inquadrare meglio la questione premetto il mio intervento (titolato dal redattore che cura la pagina, "Le citazioni fuori luogo di Fogagnolo"). Scrivevo il 5 ottobre scorso:

Sergio R. Fogagnolo, chiudeva la sua lettera indirizzata al direttore del quotidiano, pubblicata il 3 ottobre, scrivendo: "Ma per favore, non dica che «i fascisti devono avere libertà di stampa e di espressione» perché le leggi dicono chiaramente che non è così". Non m'interessano le beghe melegnanesi, ma mi fanno specie le citazioni non verificate - sbagliate, per dirla senza eufemismi - perché sono segno del degrado culturale che stiamo vivendo. Per affermare vero l'abnorme ed aberrante proprio postulato, "la legge non riconosce ai fascisti libertà di pensiero e li esclude dalle libertà di parola, di stampa e di manifestazione pubblica" il sig. Fogagnolo cita tra le altre la XII disposizione transitoria della Costituzione. Per farla breve prendo appunto questa ad esempio. Non so quale testo abbia letto il presidente dell'Anpi melegnanese, ma la XII disposizione delle Costituzione recita: "E' vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all'articolo 48 [quello che norma il diritto di voto] sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dalla entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista". Dove intraveda il sig. Fogagnolo il non riconoscimento ai post-fascisti della libertà di pensiero e l'esclusione dalla libertà di parola, stampa e manifestazione pubblica - diritti tra l'altro universali - non si comprende proprio. Mi si permetta in conclusione di osservare che l'affermarlo contraddirebbe proprio quegli ideali della Resistenza posti a fondamento oltre sessant'anni fa della nostra Repubblica.

Questo, invece, il testo della lettera pubblicata oggi a firma del presidente dell'Anpi, titolata "Fascismo - Consiglio a Fumich di informarsi":


Gentile direttore,
sono stato in Inghilterra per ragioni di famiglia per circa un mese e non ho potuto dare un seguito alla lettera omissiva e un po’ maliziosa del signor Fumich.
Devo dire che mi sarei aspettato da parte sua qualche precisazione: nella mia lettera del tre di ottobre non mi sono limitato a citare la Costituzione, riportavo anche un quadro legislativo preciso col quale la Repubblica democratica ha stabilito i limiti entro cui un partito può esercitare la sua azione politica senza il timore di essere accusato di voler fare risorgere il fascismo.
Consiglio, dunque, vivamente al signor Fumich la lettura della legge 645/1952 (legge Scelba) non casualmente intitolata Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma I) della Costituzione (riorganizzazione del partito fascista). In particolare, all’articolo 1 si definisce cosa si intende per riorganizzazione del partito fascista; all’art. 2 si indicano le sanzioni penali per le fattispecie dei reati; all’art. 4 si specifica cosa si intenda per apologia di fascismo; all’art. 5 si parla di manifestazioni pubbliche (e delle relative sanzioni); e, infine, all’art. 8 si descrivono i provvedimenti cautelari in materia di stampa.
La legge Mancino, poi, completa il quadro normativo volto a sanzionare le condotte riconducibili al fascismo e al razzismo. In particolare, agli articoli 1 si definiscono discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; mentre all’art. 2 si normano le disposizioni di prevenzione. Vorrei anche ricordare che, pretendendo il monopolio della politica (il partito unico), il fascismo non fu democratico né a favore del sistema della rappresentanza parlamentare: prese il potere con la violenza. Il fascismo di oggi, militante in sigle diverse, ma richiamandosi a quello che ha portato il Paese alla catastrofe di una guerra di aggressione dichiarata e poi persa drammaticamente, è diverso da quello di allora?
Il fatto che le norme che sanzionano la rinascita del partito fascista siano applicate con parsimonia non significa che siano state abrogate; significa, piuttosto, che lo stato democratico tende a farne uso malvolentieri perché colpiscono reati di opinione.
Non così il fascismo, che istituì addirittura un “Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato” per sanzionare pesantemente chi non pensava fascista. Così, per reati di opinione, il Tribunale Speciale sanzionò gli oppositori del regime con oltre 27.700 anni di carcere, 42 condanne a morte (di cui 31 eseguite) e 3 ergastoli.
I limiti della legislazione vigente all’espressione dei diritti di pensiero, di parola, di stampa e di manifestazione, è la sanzione applicata al fascismo che si macchiò dei due crimini più efferati che l’umanità possa immaginare: le guerre di aggressione (Etiopia, Spagna e 2GM) e la guerra civile, responsabilità entrambe gravanti sul fascismo nazionale prima e repubblichino poi, come riconosce anche De Felice nel suo “Breve storia del fascismo”.
Capitalizzando quella tragica e sanguinosissima esperienza, il quadro normativo intende preservare la libertà di tutti perché, negli anni 20 e 30, rispettivamente, il fascismo e il nazismo utilizzarono gli strumenti democratici e parlamentari per prendere il potere, con la violenza e le conseguenze che tutti conosciamo.
Infine, poiché anch’io considero «le citazioni non verificate sbagliate, per dirla senza eufemismi un segno del degrado culturale che stiamo vivendo», consiglio vivamente il signor Fumich di documentarsi meglio prima di esprimere giudizi parziali e affrettati.
Distinti saluti.
Sergio R. Fogagnolo
Presidente Anpi Melegnano


Naturalmente, "tirato per i capelli", non ho potuto lasciar cadere la questione (anche se ne avrei fatto a meno), ed ho inviato al giornale un mio commento sulla lettera. Per il momento lascio la suspense sui contenuti. Lo riporterò anche qui, sul blog, una volta che sarà pubblicato.