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lunedì 4 febbraio 2013

Mediocri di tutto il mondo unitevi

È interessante la costruzione del servizio di Marilena Aresta per il Tg La7 sulle reazioni degli esponenti delle altre forze politiche alla proposta shock, perché in fin dei conti banale, l'uovo di Colombo, di Silvio Berlusconi sulla restituzione del maltolto, l'Imu sulla prima casa, fatta ieri a Milano. Il servizio si presta ad una sorta di fiera dei luoghi comuni su Berlusconi, che pretendono di essere intelligenti ma sono soltanto banalità, ritornelli detti e ridetti come tormentoni estivi, ma che per contrappasso mostrano la pochezza degli avversari, il Monti "politico" compreso. Del resto non si può pensare che, come dice Brunetta, una sinistra a cui piacciono le tasse, sia in grado di un colpo di genio propagandistico simile a quello di Berlusconi. La troppa abitudine a fare i portaborse, o i dittatori, cioè chi di portaborse si circonda, negli apparati di partito inevitabilmente avvizzisce ogni germoglio di creatività.
Un'altra parola che si sente nel servizio è serietà. Ma che significato può avere in bocca ad uno qualunque dei personaggi della politica mostrati nel teatrino del servizio della Aresta? Sono persone serie loro? Serie in quanto serie? Cosa hanno fatto di serio nella loro vita, quando lo hanno fatto, che non sia stato poi stracciato dalle loro stesse scelte successive? Mediocri di tutto il mondo unitevi, contro chi mediocre non è. È questo alla fine il significato involontario del servizio giornalistico. Se lo cogliamo possiamo costruirci, solo così, una speranza di redenzione e una scelta consapevole.

domenica 3 febbraio 2013

Una moltitudine a Bologna sotto il diluvio per Grillo

Lo streaming di Beppe Grillo da Bologna di ieri, 2 febbraio. Lo Tsunami Tour raccoglie sotto il diluvio e al freddo una moltitudine di persone per ascoltare in diretta il suo comizio a sostegno del Movimento 5 Stelle e delle sue candidature alle elezioni politiche di febbraio.

I temi della Lega per le regionali in Lombardia

Il Tg Nord di Tele Padania ha intervistato venerdì Matteo Salvini, parlamentare europeo e segretario nazionale della Lega Lombarda. Argomento dell'intervista i temi della campagna elettorale della Lega Nord per le regionali in Lombardia.

mercoledì 30 gennaio 2013

Lo "tsunami" Grillo travolge Reggio Calabria

Quasi quattromila persone, ci dice il Fatto Quotidiano, allo "Tsunami tour" di Beppe Grillo che ha travolto Reggio Calabria, città dove il comico genovese ha presentato i candidati alla Camera e al Senato del Movimento 5 Stelle. Nel suo intervento, Grillo non ha risparmiato nessuno: dal presidente del Consiglio Mario Monti a Berlusconi passando per la vicenda Monte dei Paschi per la quale chiede una commissione d'inchiesta. Il servizio di Lucio Musolino evidenzia una frase di Grillo sull'ex premier del Pdl: "Non bisogna processare il puttaniere per eccesso di puttane, bisogna processarlo per i reati veri". Se si vuole e si riesce con fatti concreti a processarlo.

Un giornalista che si candida non può più fare il giornalista

Un servizio di Francesca Martelli per il Fatto Quotidiano ci mostra la creatrice di Report (Rai3), durante l'intervento ad un convegno a Milano. Prima parla dello scandalo Mps e denuncia: "La Consob ha tutti i poteri per scongiurare questi disastri, perché non li esercita". La Gabanelli, poi, a ilfattoquotidiano.it rivela: "Non mi candiderei, perché poi non puoi tornare indietro e tornare a fare il giornalista. Chi mi ha corteggiata dei partiti? La Lega in primis, poi il Pd e varie liste civiche. Il Pdl? No, mai".

martedì 29 gennaio 2013

Il Pdl ha carne dura per i dentini di Bersani

  Angelino Alfano a Omnibus su La 7 replicando a Bersani, che ha minacciato di sbranare chi vuole utilizzare lo scandalo Mps per attaccare il Pd, ha detto: "Bersani stia attento ai suoi dentini perché abbiamo carne dura". Secondo il segretario del Pdl la vicenda Mps sta penalizzando il Pd. "A poche settimane dal voto - ha aggiunto Alfano - la nostra coalizione è a meno di 3 punti sotto, quindi ha un leggerissimo svantaggio che pensiamo di colmare: siamo in partita".

domenica 27 gennaio 2013

Un caso da manuale di fantafinanza

Il 17 ottobre 2012 il quotidiano Il CittadinoOnline pubblicava un articolo dal titolo: MPS e l'affare immobiliare con Lehman Brothers. Nel 2008 il CdA del Monte vendette immobili alla Sansedoni-Lehman. Nell'articolo si dava conto dell'affare Valorizzazioni Immobiliari del 2008 tra MPS, Fondazione e Lehmann Brothers, la banca americana che da lì a poco sarebbe fallita, facendo emergere l’iceberg della crisi da derivati. Nell'articolo si dava conto dei 188 immobili di Monte dei Paschi, un'operazione infragruppo con una banca già in stato fallimentare utile ad abbellire artificialmente i conti scricchiolanti di Monte dei Paschi. La vicenda è stata ricordata oggi da un articolo su il Giornale. Questo il testo dell'articolo di allora.

Siena. La necessità di fare cassa per cercare di coprire il buco finanziario gigantesco provocato dall’acquisto di Antonveneta fu alla base, probabilmente, del tentativo di racimolare spiccioli fondamentali per far quadrare i bilanci, all'allora tandem Mussari & Vigni. Il 4 luglio 2008 un comunicato congiunto a firma Sansedoni Spa e Lehmann Brothers (che di lì a poco sarebbe fallita, come tutti ben sanno) comunicò al mondo che le due società si erano aggiudicate il 100% di VIM Valorizzazioni Immobiliari, società fino ad allora controllata dal MPS che possedeva un patrimonio di 188 unità immobiliari, dal valore complessivo di allora 100 milioni di euro. L'obiettivo della joint venture sarebbe stato quello di valorizzare e procedere ad una vendita frazionata del patrimonio "nel breve e medio termine".
Ora questa società si trova nella stessa situazione della speculazione Casal Boccone di Roma, dove l’aver rilevato un progetto immobiliare da Ligresti, per recuperare finanziamenti concessi a un ex-grande del mattone nazionale, si è trasformato in un boomerang di perdite finanziarie e di contestazioni della popolazione locale. Con l’arrivo del nuovo sindaco in primavera, chiunque vinca le elezioni comunali a Roma, è certo che la società non otterrà mai i permessi a costruire: il prezzo che i candidati a sindaco dovranno pagare ai cittadini romani che non ne possono più di cementificazione. 
Ma senza aspettare il domani, la Vim risulta essere in perdita da sempre, con necessità di ricapitalizzazione, e per di più indebitata fortemente con MPS Capital, una delle società del Monte. Capital ha in pegno il 100% del capitale sociale di Vim, e nel probabile caso di insolvenza dovrebbe rivalersi sui soci dell’immobiliare, cioè Fondazione MPS e Monte stesso. Una serie di atti giudiziari che cammineranno tra La Lizza e Banchi di Sotto per certificare il nulla e i crediti inesigibili infragruppo: ma le ispezioni della Banca d’Italia come mai non vedevano nulla? Possibile che l’utile del trimestre in MPS si facesse con simili operazioni farlocche e la creazione di debiti senza garanzie reali e Draghi non si accorgesse di nulla? Sansedoni Spa fa capo alla Fondazione MPS: Mancini sapeva, non sapeva oppure faceva sistema? Anche perché ogni giorno che passa di certe scelte discutibili, quantomeno, ne escono fuori di nuove, al punto che si ipotizza che fosse un fatto sistemico che abbia contribuito a provocare il dissesto del gruppo. La banca che vendeva le case a se stessa chiudendo un buco di bilancio con l’apertura di un credito inesigibile perché il debitore era se stessa (e un socio sfortunato prossimo al fallimento) diventerà, probabilmente, un caso da manuale di fantafinanza. Naturalmente, l’altro socio non è capiente. La Lehman Brothers entrò in Joint Venture con Sansedoni Spa attraverso la sua consociata lussemburghese, che risulta avere la procedura fallimentare ancora aperta presso il Tribunale di Lussemburgo.

L'Udc senese dà fiducia all'attuale management MPS

Da registrare, sempre dalla stampa senese, il comunicato, pubblicato da Il CittadinoOnline, del Circolo Amici dell'Udc di Siena. Il giornale lo presenta con questo titolo: Amici dell'Udc: "Fiducia nell'attuale management di Mps. Saprà risanare l’Istituto e restituire la Banca alla sua città". Questo il testo del documento:
Il Circolo Amici dell’UDC, associazione politico-culturale, ha preso atto della situazione della Banca MPS, alla luce delle ultime notizie apparse sulla stampa e purtroppo riscontrate essere veritiere. Non può nascondersi il disappunto relativamente alla constatazione che le brutte notizie paiono non finire mai e rimane solo sperare che, ogni volta, ci si trovi di fronte all’ultima puntata.
Il filo conduttore è sempre lo stesso: qualcuno in undici anni ha distrutto la ricchezza di sei secoli!
Per ricchezza deve intendersi non solo il depauperamento del patrimonio sociale in termini economici, ma anche, e forse soprattutto, il prezzo che devono pagare i lavoratori che sono sempre il vero patrimonio dell’Istituto.
A tal proposito, si sottolinea come l’accordo raggiunto con le OO.SS. dei lavoratori sia in effetti tecnicamente ineccepibile, sicuramente migliore rispetto ad altre situazioni rilevate nel settore ma pur sempre molto, molto doloroso. Basta ricordare gli oltre 1100 dipendenti in attesa di esternalizzazione.
Si esprime però ampia fiducia nell’attuale management. Nominato nel segno di una sostanziale discontinuità, ha dimostrato, fino ad ora, competenza e affidabilità, capacità di affrontare ogni tipo di problematiche senza tentennamenti, andando dritto al cuore dei problemi e anche in questa nuova situazione saprà sicuramente adottare tutti i provvedimenti opportuni e necessari, per risanare l’Istituto e restituire la Banca alla sua città e al suo territorio.


Il Circolo Amici dell’Udc di Siena

Radicali: MPS gallina dalle uova d'oro per Pd, da anni

L'affair Monte dei Paschi tiene decisamente banco e continuerà a tenerlo, se non salteranno fuori altre questioni oscure coinvolgenti questo o quel partito, per tutto questo mese che manca al giorno delle elezioni politiche. Del resto ci avevano provato con la Lega, senza successo. E, dunque, una continua osservazione della stampa senese, può fornire di prima mano elementi per valutare quanto carta stampata e media nazionali riferiscono. Ad esempio, oggi, sabato 26, Il CittadinoOnline riporta una lettera di una lista trascurata dalla cronaca politica nazionale, la lista Amnistia Giustizia Libertà, la lista dei Radicali Italiani. L'articolo ha per titolo: Radicali: "Il caso MPS ovvero la scoperta dell’acqua calda". "I partiti controllano banche e fondazioni, nessuno controlla i partiti". Vediamo il contenuto.

Siena. Riceviamo e pubblichiamo la dichiarazione di Giulia Simi, candidata in Toscana per la lista “Amnistia Giustizia Libertà”, membro della Direzione nazionale di “Radicali Italiani” e Alessandro Massari, candidato nel Lazio per la lista “Amnistia Giustizia Libertà”, membro della Direzione nazionale di “Radicali Italiani”.
«Il caso MPS è emblematico del modo in cui la politica inquina il sistema finanziario, quindi quello economico e produttivo. A Siena, storico bastione PD, la classe politica municipale ha nominato il c.d.a. della fondazione e questa la dirigenza della banca, con l’assenso del PD nazionale. I risultati sono noti. Mussari ha prodotto disastri in MPS, quindi è stato "promosso" in ABI. Dopo le sue dimissioni è figlio unico e non ha più "compagni" nel PD.
La polemiche sulla falsa privatizzazione delle banche pubbliche è annosa, ma il disastro del Monte dei Paschi ha fatto emergere, con chiarezza, al grande pubblico dei non addetti ai lavori, l’intreccio perverso che esiste tra partiti e finanza.
A Siena è chiara la responsabilità politica della filiera PDS, DS, PD che hanno garantito tredici anni di MPS asservita al potere, a partire dal caso della Salento per terminare con l’acquisto dell’Antoveneta. Si sapeva tutto, non è stato fatto nulla, o meglio, Bersani ha "investito" sul Governo Monti e subito dopo il Governo Monti ha "investito" quasi 4 mld di euro su MPS, di fatto nazionalizzandola. In tutto ciò la Banca d’Italia è apparsa come un controllore distratto.
Ora che Bersani e il PD hanno perso una delle loro banche, sino a pochi anni fa una vera e propria gallina dalle uova d’oro, si scoprono i limiti del localismo e si propone di rompere i legami ancora esistenti tra partiti, banche e fondazioni. Benvenuto nel club! Alla Camera dei deputati, i radicali, hanno presentato numerose proposte per cambiare la legge, per separare partiti, banche e fondazioni, ma dal PD non c’è stato alcun segnale di interesse, anzi!
A Roma e a Siena tutti struzzi? Si, perché alle scorse elezioni comunali, durante la campagna elettorale che abbiamo condotto con la lista civica capeggiata da Claudio Martelli siamo stati massacrati per aver detto alcune verità molto prossime a quelle che, solo oggi, il sindaco e il segretario del PD ammettono.
Il nostro impegno politico su Siena e si è sempre basato anche la denuncia dei rapporti tra partiti e affari. È antico e, purtroppo, avrà un futuro.
Quando un parlamento emana leggi che hanno l’effetto di violare i diritti dei cittadini, è necessaria l’Amnistia, per la Repubblica!».

sabato 26 gennaio 2013

Il punto sugli avvenimenti politici secondo la Lega

Il Taccuino politico di ieri del Tg Nord di TelePadania.incentrato sullo scandalo Monte dei Paschi e lo scontro tra il Governo e la Banca d'Italia.


La lezione Siena

Mussari: una buona notizia e due cattive, titolava qualche giorno fa un articolo sul proprio sito Sinistra per Siena, espressione del Circolo Città Domani, di cui ho ampiamente detto nel post precedente. La buona notizia, dicevano, è rappresentata dalle dimissioni di Mussari dall’ABI. Perché una buona notizia? Innanzitutto, dicevano, per rispetto della decenza: come poteva rappresentare il “buon governo” bancario un avvocato che sembrerebbe aver distrutto, in collaborazione con soggetti più che noti, con le sue decisioni perniciose l’immenso patrimonio di una delle più solide banche italiane? Poi, per rispetto della giustizia: dovrebbe arrivare il momento che in Italia chi sbaglia paga. Chi è remunerato per assumersi la responsabilità delle decisioni, ne risponda in prima persona quando queste sono decisioni sbagliate. Infine, per rispetto ai cittadini senesi: uno dei componenti del triste terzetto (MCM: Mussari, Ceccuzzi, Monaci) che ha mal governato questa città riducendola sul lastrico sembra avviato ad uscire di scena – sembra, diciamo, non solo per una sana scaramanzia ma anche perché come ci insegnano i contadini, la mala pianta non muore mai.
Ma l'articolo di sinistra per Siena aggiungeva che due sono però le cattive notizie. La prima, la situazione della Banca. "La cattiva gestione del Monte sembra essere un pozzo senza fondo. Ogni giorno se ne scopre una peggiore dell’altra. Il terrore è che ci sia altro che debba ancora emergere. L’armata Brancaleone che ha guidato la banca ha affannosamente tentato di coprire i propri errori facendo degli altri più gravi ed esponendosi a rischi sempre maggiori e facendo attività sempre più speculative. Tutto a spese della banca della collettività". E, continua l'articolo, "la seconda cattiva notizia è che gli altri membri del triste terzetto (Ceccuzzi e Monaci) sono ancora lì, pronti a fare altri danni. Ora sono su sponde avverse: ma è solo una finta. Si sono divisi per colpire insieme. L’uno che vorrebbe far di nuovo il sindaco – l’impudenza non ha limiti – l’altro che salendo su un altro carro vorrebbe addirittura lanciarsi a fare il deputato nazionale, continuando a gestire il suo familistico potere in città".
L'articolo conclude dicendo: "La vera buona notizia che tutti attendiamo è che vi sia un vero e totale rinnovamento, non una mera operazione di facciata tesa a cambiare uno o più attori lasciando intonso il canovaccio. La vera buona notizia sarebbe che il sistema di potere che ha impoverito questa città, umiliandone le eccellenze e premiando, in banca, in città, nelle associazioni di categoria e addirittura di volontariato, la fedeltà e l’obbedienza, venisse distrutto dagli stessi cittadini senesi. La buona notizia che tutti attendiamo è una reazione di orgoglio dei senesi che si riprendano la loro città tornando alla sana partecipazione e alla buona politica senza aspettare che siano associazioni bancarie milanesi, giudici, o chiunque altro da fuori che tolga le castagne dal fuoco al loro posto".
Siena si appresta a rinnovare la propria amministrazione comunale, ma tutti noi ci apprestiamo a dare un nuovo volto al Parlamento nazionale e di conseguenza al governo di questa nazione. Mettiamo a frutto la lezione di Siena e pensiamoci due, tre, dieci volte, prima di mettere la nostra scheda nell'urna, su chi veramente sia degno e soprattutto affidabile per reggere le sorti degli italiani, di tutti noi. Il vero voto utile è quello non per loro ma per noi, per ciascuno di noi.

venerdì 25 gennaio 2013

Il punto a un mese dalle elezioni nella bufera MPS

A un mese dalle elezioni, i giochi delle alleanze sono più aperti che mai in Italia, dove lo scandalo Monte Paschi si trasforma in campo di battaglia della campagna elettorale. La clip di EuroNews fa il punto della situazione.


Di seguito alcune clip di TM News con le dichiarazioni di alcuni politici sulla vicenda Monte Paschi. Di Pietro: "Io personalmente e l'Idv lo scorso anno per due volte in una formale interrogazione parlamentare abbiamo avvertito il governo Monti di ciò che stava accadendo a Mps, nemmeno ci ha risposto". Antonio Di Pietro a Torino per una iniziativa elettorale di Rivoluzione civile ha aggiunto: "Noi consideriamo il governo Monti corresponsabile del disastro Mps perchè era stato documentalmente avvertito e ha fatto finta di non vedere e oggi pensa di scaricare le sue responsabilita' soltanto accusando l'altro complice, che pure c'è, i partiti e soprattutto il centrosinistra del Pd che ha chiuso gli occhi in questi anni".


Giorgia Meloni: "Quello che è accaduto in questi giorni è una drammatica fotografia di quello che è accaduto in questo ultimo anno perché il salvataggio di Mps costa agli italiani 3,9 miliardi di euro che è esattamente l'introito dell'Imu sulla prima casa. Ancora una volta quindi i soldi vengono tolti agli italiani per essere dati alle banche". A Genova la fondatrice e leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, commentando il caso Mps, ha detto ancora: "È un triste esempio di quasi tutto l'operato di Monti nel quale hanno delle responsabilità gravi anche gli esponenti del Pd e della sinistra italiana. In Italia bisogna profondamente rivedere il sistema del credito, bisogna procedere ad una separazione tra banche commerciali e banche finanziarie perché le pericolose speculazioni di certi istituti di credito non devono essere fatte con i soldi dei risparmiatori".


Fondazione senese troppo pervasiva, a Torino non sarebbe successo. È questo in sintesi quanto ha sostenuto Sergio Chiamparino, presidente della Compagnia di San Paolo, a proposito della vicenda del Monte Paschi di Siena. "Evidentemente c'è stata una eccessiva pervasività' del rapporto tra fondazione e banca, cosa che tra l'altro e un tema oggetto di discussione da tempo, anche all'interno di chi aveva responsabilità di governo nella fondazione senese, dove c'erano opinioni diverse".

L'assemblea Monte Paschi approva l'aiuto di Stato

L'assemblea degli azionisti del Montepaschi ha dato il via libera agli aiuti di Stato attraverso i cosiddetti Monti-bond da 3,9 mld. Oltre il 98% dei presenti in sala ha votato in favore. La delibera è stata approvata dopo oltre 7 ore di assemblea, a cui hanno partecipato circa 370 soci, in rappresentanza di 942 aventi diritto, pari al 53,77% del capitale della banca, dicono le agenzie di stampa. La proposta è stata approvata dal 98,75% dei presenti che corrispondono al 52,11 per cento.L'assemblea ha inoltre attribuito al Cda la delega a procedere con la ricapitalizzazione della banca che passerà appunto attraverso l'emissione di 3,9 miliardi di Monti bond.
L'amministratore delegato della banca, Fabrizio Viola, nella conferenza stampa.ha rassicurato che non ci sono altre cassaforti da aprire al Monte Paschi: "A nostra conoscenza no". E ha aggiunto: "Come ho già detto per poter dire la parole fine occorre terminare il lavoro. L'obiettivo è chiudere entro primi dieci giorni di febbraio. Ancora un po' di prudenza ci vuole". Commentando il buon andamento di oggi del titolo della banca in borsa ha detto: "Vedere un titolo che ritorna ad una volatilità normale significa che il mercato si sta rendendo conto che il problema c'é ma è gestibile". Viola ha commentato che il rimbalzo in Borsa è naturale dopo il meno 20% in tre giorni. Nella clip di TM News l'ad Fabrizio Viola, che conclude: "Abbiamo avuto modo di sottolineare il nostro disappunto nel vedere Monte dei Paschi al centro di dichiarazioni che evidentemente si collocavano nell'ambito di una campagna elettorale. Questa esposizione mediatica è stata superiore a quella di novembre, probabilmente è alla base dell'andamento del titolo dei tre giorni precedenti".


Sulla questione dei rapporti con la politica Alessandro Profumo, il presidente del Monte Paschi, ha detto in assemblea: "Noi abbiamo un rapporto di rispetto e totale indipendenza, noi siamo una banca e dobbiamo fare bene la banca, e così come nella nostra storia professionale siamo sempre stati totalmente indipendenti continueremo ad avere questa indipendenza". Per quanto riguarda i cosiddetti "Monti bond", Profumo ha detto: "Se non dovessero venire rimborsati sarebbero trasformati in capitale e a quel punto il ministero dell'Economia e delle Finanze diventerebbe nostro azionista di stragrande maggioranza. Ma la nostra volonta è di rimborsarli presto".

giovedì 24 gennaio 2013

Bagno di folla per Grillo a Napoli

La clip del 23 gennaio di Pupia.tv fornisce un frammento del comizio di Beppe Grillo a Napoli. Un grande successo di presenze per Beppe Grillo. Il leader del Movimento Cinque Stelle, in tour elettorale nelle province campane, ha tenuto il suo comizio nella galleria Principe di Napoli dove da due ore lo attendevano i sostenitori del movimento. Operai, disoccupati, professionisti non si sono fatti influenzare dal ritardo del comico-politico. Il comizio era previsto per le 19.30, ma Grillo, arrivato da Caserta sotto la pioggia, ha trovato ad attenderlo numerosissime persone. Cartelli espliciti esposti in galleria e striscioni con scritte del genere "Rifiuta il politico". Durante il suo discorso, preceduto da quelli dei candidati nelle liste campane per Camera e Senato, il comico genovese ha illustrato il programma del Movimento senza risparmiare frecciate ai vecchi partiti e a chi prova, come il magistrato Antonio Ingroia, a ritagliarsi uno spazio nella politica nazionale.

venerdì 18 gennaio 2013

Fiat Monti et Monti fuit

Qualche giorno fa, l'Unione Sindacale di Base (USB) ha pubblicato sul suo sito un editoriale dal titolo "Manager moderno o padrone delle ferriere?", eloquente di per sé, che osservava come alla Fiat degli investimenti promessi non rimane che una minima traccia mentre abbondano cassa integrazione e repressione". Scrive il sindacato:
Non ci erano piaciuti per niente gli applausi, anche se sicuramente imposti dalla presenza tra le fila degli operai dei capisquadra, tributati a Mario Monti e a Marchionne in occasione della visita allo stabilimento FIAT di Melfi a dicembre, e non solo perché indici di una coscienza della propria condizione molto scarsa quanto, soprattutto, in considerazione di quello che la FIAT ha promesso e non mantenuto in questi due anni, dalla famosa firma del contratto aziendale con cui essa sancì l’uscita dalla Confindustria, separando i destini dei propri dipendenti da quello di tutti gli altri metalmeccanici.
Quel contratto fu firmato dai sindacati complici FIM UILM FISMIC, fortemente voluto dai segretari di CISL e UIL, Raffaele Bonanni e da Luigi Angeletti i quali accettarono per buona, in cambio, la promessa verbale di un piano industriale con investimenti pari a 20 miliardi di euro.
Del piano e degli investimenti promessi non c’è stata mai traccia in questi due anni e c’è voluta proprio una bella faccia tosta, da parte dei vertici aziendali ma soprattutto di Bonanni ed Angeletti, a prestarsi a quella farsa davanti agli operai di Melfi.
Ieri, infatti, la FIAT ha annunciato due anni di Cassa Integrazione per questo stabilimento, ufficialmente per ristrutturare le linee per la produzione del SUV, marchio Jeep Chrysler, ma siccome "di doman non v’è certezza" bisogna cominciare a preoccuparsi, visto quanto è successo a Pomigliano dove, invece dei mirabolanti investimenti promessi, l‘azienda ha firmato l’ennesimo accordo con i soliti FIM UILM e FISMIC per il prolungamento della CIG per gli oltre 2000 lavoratori rimasti con la bad company, la vecchia azienda FIAT. Per loro non solo non c’è alcuna possibilità di rientro ma con l’entrata di vigore della riforma degli ammortizzatori sociali, firmata Fornero, anche la cassa integrazione non costituisce più un ombrello protettivo seppur parziale
Marchionne al contrario ha ottenuto dal Governo per la new company, Fabbrica Italia, che a Pomigliano ha assorbito 2150 su un totale di 4500 lavoratori, con un’operazione a dir poco sconcertante, la concessione della CIG in deroga, come se si trattasse di una piccola impresa o di un artigiano. A rigor di norma non aveva infatti diritto alla CIG visto che si trattava di una nuova azienda.
Più o meno la stessa sorte è toccata a Mirafiori, dove a produrre la Mito lavorano in 1000 su 5.500 addetti per non più di 3/4 giorni al mese, tutti gli altri a casa, mentre non sta molto meglio neppure lo stabilimento di Cassino che non trova alcun riferimento nella casella investimenti prospettati da Marchionne.
Altro che “manager più moderno, un maestro ristrutturatore” come lo ha definito il Financial Times, lo andassero a raccontare a tutti gli operai colpiti dai licenziamenti, dalla CIG e dalla repressione della FIAT, come succede alla SEVEL di Atessa in cui si cerca di intimorire chi si oppone all’aumento dei ritmi, ai sabati di straordinario imposti in concomitanza con la CIG con ritorsioni: cambi di turni a coppie di coniugi i quali, collocati nella stessa fascia oraria, non possono più dividersi la cura dei figli minori, cambi di officina o di mansioni, ai quali segue imposizione di visita medica per accertare l’idoneità fisica al lavoro.
Assomiglia molto più allo stile dei padroni delle ferriere dell’800!

lunedì 14 gennaio 2013

Candidata a sua insaputa

A partire da oggi, nella pagina della Rassegna Stampa, sarà possibile leggere gli articoli giudicati più interessanti nelle mie quotidiane scorrerie tra la carta stampata. Qui invece voglio riassumere una vicenda quantomeno curiosa per non dire paradossale e sconcertante che racconta la Repubblica con un pezzo di Nicola Pellicani.
Silvia Pasinato, figlia dell'ex parlamentare di Forza Italia Antonio Pasinato, è il sindaco Pdl di Cassola in provincia di Vicenza. Il suo nome è legato ad un altro esempio di "a sua insaputa", ormai un tormentone. Perché alla sera veniva data in posizione blindata al 5° posto nella circoscrizione della Camera Veneto 1 nella Lista Monti, mentre la mattina dopo figura tra i candidati del Pdl. "Mi sono ritrovata candidata con Monti, in buona posizione, senza mai aver accettato la candidatura. Ma io sono sempre rimasta fedele al Pdl. Figuriamoci, sono iscritta al partito dal 1997 quando avevo diciott'anni".
E al giornalista che le chiede come possa essere finita nella Lista Monti, prova spiegarlo così: "Ma, non lo so... Io mi sono limitata a inviare un curriculum. Bastasse questo per entrare in Parlamento, mi sembrerebbe troppo facile". Ma perché un curriculum a Monti se tesserata al Pdl, le chiede Pellicani. "Le spiego: prima di Natale ho partecipato, in compagnia di alcuni moderati provenienti dal mondo dell'associazionismo, ma vicini al Pdl, a un paio di convegni del movimento di Giannino. Ero lì per ascoltare, ma sempre da pidiellina". E fa il paragone con Giorgio Santini della Cisl, in lista Pd, che sembrava lui pure con Monti. Poi continua: "Sempre attraverso le persone con cui avevo partecipato al convegno, ho preparato quel curriculum. E l'ho inviato a un amico, che evidentemente l'avrà inviato a Roma". Insomma, proprio un caso di "a sua insaputa", pare.
Ma il giornalista è curioso e chiede cosa mai possa la Pasinato aver scritto per folgorare Monti. Dice: "Sono funzionaria dell'Anas", dunque una che di "fare strada" se ne intende... Comunque aggiunge che in particolare aveva indicato il proprio percorso politico nel Pdl di Berlusconi. Pensando a Servizio Pubblico, mi sovvengono alcune vignette di Vauro. Azzeccatissime.

domenica 13 gennaio 2013

Casini nei "casini"

"Candidarsi con la lista Monticarlo non è solo una questione di «scelta civica», ma anche e, soprattutto, di parentela. Anzi, di «cognatanza»", comincia così il suo pezzo Gian Maria De Francesco su il Giornale.it; e precisa: "No, non si tratta del celeberrimo Giancarlo Tulliani, «cognato» dell'ormai quasi-ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, terza gamba del montismo istituzionale e istituzionalizzato. Questa volta a salire agli onori della cronaca è Silvia Noè, moglie di Federico, fratello minore di Pier Ferdinando, potente dominus dell'Udc e vero deus ex machina della «salita» in politica di Mario Monti". Ma la cognata, capogruppo dello scudocrociato in Regione e titolare di un'azienda di maglieria che l'articolo definisce "democristiana di ferro, quintessenza del «casinismo» bolognese, potrebbe non essere l'unica «parente» del "potentissimo leader udiccino" a correre per una sedia in Parlamento. Scrive De Francesco: "Si mormora in Via dei Due Macelli che anche Fabrizio Anzolini potrebbe strappare un seggio sicuro in Friuli Venezia Giulia «sottraendolo» al deputato locale Angelo Compagnon. Le solite beghe per la compilazione delle liste? No, perché Anzolini non è solo il vicepresidente friulano dell'Udc, ma soprattutto è il fidanzato di Maria Carolina Casini, figlia dell'ex presidente della Camera e della prima moglie Roberta Lubich".
Sembra che il nepotismo di Casini, "uno dei tratti distintivi della politica «Prima Repubblica-style» dell'Udc", abbia generato, riferisce il giornalista, una furiosa litigata con Lorenzo Cesa pronto e sul punto di sbattere la porta. L'articolo continua elencando l'amaro in bocca di altri esponenti Udc e con ulteriori curiosità. Ed un rammarico, ironico ovviamente, siamo su il Giornale: "In fondo, scrive De Francesco, anche Gianfranco Fini avrebbe potuto pensare un altro po' alla «famiglia». Con la lista Monticarlo non si sa mai".
Sulla stessa testata, Fabrizio De Feo scrive: "La Chiesa cattolica a livello informale sta inviando segnali importanti ai dirigenti del centrodestra. Comunicazioni dirette e indirette. Rassicurazioni neppure troppo criptate finalizzate a far capire che la presunta mobilitazione a favore dei montiani resterà soltanto una ipotetica dell'irrealtà. La sensazione diffusa dalle parti della Conferenza episcopale, e non solo, è che l'impegno profuso negli ultimi mesi si sia concluso con un risultato diverso, inaspettato e poco gradito. E che sia passato erroneamente quel concetto di «esclusività» che è l'esatto contrario della filosofia sposata dalla Chiesa, all'indomani della dissoluzione della Dc. Una necessità - quella di non farsi circoscrivere in un unico soggetto, oltretutto minoritario - raccomandata da sempre da Camillo Ruini". L'articolo di De Feo cita anche, ma non sono le sole, le parole "inequivocabili, pronunciate dall'arcivescovo di Ferrara, monsignor Luigi Negri: «I politici vanno giudicati dai valori che difendono»". E chiude sottolineando che "non è passato inosservato ai più come la «scissione» dal Pdl verso il Professore - che secondo qualcuno avrebbe dovuto trasformarsi in una valanga - si sia rivelata un flop". Ed aggiunge un ultimo indizio che arriva dall'universo ciellino: "Con l'imminenza delle elezioni regionali lombarde sono iniziate le grandi manovre per la preparazione delle liste. Un mosaico complesso che offre già una certezza. In ciascuna delle dodici circoscrizioni provinciali ci sarà un rappresentante riconducibile a Comunione e Liberazione. E sarà un unico partito a ospitarli: il Popolo della libertà".

sabato 12 gennaio 2013

Guzzanti perdona Berlusconi e lo promuove unico leader

Scrive Paolo Guzzanti oggi su ilGiornale.it: "Tutti sanno che io ho criticato aspramente Berlusconi sia per l'amicizia con Putin (che specie dopo le Pussy Riot spedite nel gulag mi sembra insostenibile) sia per la leggerezza maldestra con cui ha permesso che il suo stile di vita privato diventasse pubblico e si trasformasse in munizionamento quotidiano dei galeoni della sinistra. Ma ormai cosa fatta capo ha e amen. Adesso siamo al dopo". Ad esempio, in Parlamento, nel primo tentativo di sfiduciare Berlusconi allora presidente del consiglio, il 29 settembre 2010, così si espresse:


Ma tornando all'articolo, un incipit che già dice tutto, il cambiamento d'opinione sul Cavaliere che così viene motivata: "Dopo aver visto il più grande show mediatico degli ultimi vent'anni - Berlusconi contro tutti, tenendo testa a tutti e ridurli quasi sempre al silenzio - mi sono reso conto che ancora una volta l'unico leader nazionale capace di esercitare una leadership carismatica è lui e non ce n'è altri. Monti ha avuto buon gioco ad entusiasmare il campo antiberlusconiano finché reggeva l'idea del confronto fra stili perbenisti, minimalismo contro iperbole. Poi però anche quel confronto si è impallidito ed è ora poco più che una curiosità. Ho ascoltato ieri mattina a Radio Anch'io il meglio di Bersani in diretta e, francamente, dopo tante rassicurazioni ispirate a un comunismo tecnico e senza pulsioni di scuola emiliana tra Ferrini e Crozza (con dentro l'uovo vendoliano) sono stato colto da sonnolenza mentre guidavo e ho dovuto spegnere. Quel che è troppo ti manda in coma profondo e puoi finire nella cunetta".
Guzzanti analizza la trasmissione di Santoro, e la sua intera analisi la potete leggere sul sito del quotidiano online. In sintesi: "Ciò che è emerso, ciò che ha convinto, ciò che certamente porterà nuovi punti al Cavaliere (tutta l'Italia era incollata su La7 che non ha mai visto tanti spettatori per un talk show) è la sua leadership politica unica: unica perché senza complessi, competente nel fornire e organizzare dati, scattante nelle risposte, pervasa da folate di umorismo un po' sadico e ben funzionante, insomma convincente. Io ho visto e sentito persone che odiano Berlusconi, che fingono il malore e la nausea solo a sentire il suo nome, riconoscere che «quello ha una marcia in più», «ha sempre una risposta a tutto», «è uno con due palle così». Se non fosse stato questo l'effetto di Berlusconi da Santoro, non si sarebbero accalcati su una rete minore quasi dieci milioni di italiani.
Insomma, conclude Paolo Guzzanti: "Qui c'è poco da discutere: se come mattatore unico Berlusconi domina la scena, poi da lottatore unico messo in mezzo da una intera gang sembrava uno di quei supereroi da fumetto giapponese che calciano e mollano cazzotti piroettando nell'aria e camminando sui soffitti. Ma la leadership che ha saputo dimostrare va molto oltre il match: si è trattato di una esibizione di vera leadership politica, quel tipo di leadership che i presidenti americani come Bill Clinton (il miglior oratore americano) sciorinano alle convention quando vincono e poi per una vita vendono alle università di tutto il mondo".

venerdì 11 gennaio 2013

Solo azzurro lombardo

Un'altra "insinuazione" che si è tradotta in un buco nell'acqua da parte del clan di Santoro è stato nella trasmissione Servizio Pubblico di ieri il tentativo di far immaginare oscurità, nebbia dietro la coincidenza che al ritorno di Berlusconi nella politica attiva è corrisposto un guadagno in borsa per le azioni Mediaset. La clip chiude con un ulteriore spot a favore del Cavaliere sull'Imu, di fatto la seconda tassazione onerosa in Europa dopo la sola Francia con una Germania molto più generosa verso i proprietari di case. "Non mi sembra un merito di cui andare orgogliosi", la conclusione di Berlusconi.

Un vincitore solo

È finita così, ieri, con un Silvio Berlusconi, grande sorriso stampato sul viso, che chiude la puntata di Servizio Pubblico e chiosa con uno stentoreo: "Santoro, bravo!", annota Sergio Rame su il Giornale.it. Quindi si alza dalla sedia e va a stringere la mano di Michele Santoro e poi gli dà una pacca amichevole sul braccio. E lasciando lo studio quel "fuori onda" ben avvertito, un appello al pubblico: "Ragazzi, non fatevi infinocchiare da questi qua". Già, un Berlusconi vincente, che ha regalato a Santoro e clan, a consolazione, il record di ascolti de La7: 8.670.000 spettatori con il 33,58% di share.
Inutile riscrivere ciò che è già scritto. Così Paolo Bracalini nel suo pezzo sulla stessa testata racconta e commenta: "Ebollizione generale nello studio, l'incontro con Travaglio dopo vent'anni di guerra a distanza non poteva essere più spettacolare, con Santoro spalla ideale nel faccia a faccia. Le parti si invertono, con Berlusconi che legge e Travaglio che ascolta l'elenco di addebiti che il suo nemico eterno fa, nei panni di reporter, leggendo il casellario di condanne civili di Travaglio. Nella prima parte, quando Berlusconi ricorda che Travaglio ha iniziato a fare il giornalista di giudiziaria da Torino sul Giornale era proprio con lui come editore, il clima è divertito. Anche quando Berlusconi dice che è colpa di Travaglio se poi Montanelli ha litigato con lui, siamo in pieno show senza acredine. Poi però si arriva alle condanne per diffamazione, che Berlusconi simulando Travaglio legge spietatamente, prendendo dalla lettera preparata dal suo staff. E Santoro comincia a innervosirsi, mentre Travaglio ascolta e annota le precisazioni che farà subito dopo, fino allo scontro con Santoro che esplode e Berlusconi che accusa Travaglio di essere un «diffamatore professionale». Prima di invitare, sempre nel ribaltamento di ruoli, Santoro a lasciare lo studio se non gradisce".
E ancora, "altre gag poi, quando Berlusconi riprende la sedia occupata momentaneamente da Travaglio, e fa il gesto di pulirla, con Santoro che esplode una seconda volta e Berlusconi che lo intrappola con un: «Ma non si puo nemmeno scherzare». Travaglio invece incassa meglio, e replica con un'altra battuta («Se le mie condanne fossero penali lei mi avrebbe fatto presidente del Senato»), due «geni del male»", insomma. E quello di Bracalini un articolo da leggere per intero, raccontando anche un po' di gossip e curiosità sui protagonisti di ieri di quello che è stato, alla fin fine un enorme spot elettorale per il Cav. La conclusione, comunque la si pensi, appunto è una e una sola: lo scontro di ieri ha un unico vincitore.