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lunedì 4 marzo 2013
giovedì 28 febbraio 2013
Le pagelle ai leader delle ultime elezioni politiche
Sulle pagelle date ai leader delle ultime elezioni politiche sulla comunicazione Lanfranco Palazzolo ha intervistato oggi Giampaolo Rossi, esperto di comunicazione. A Berlusconi è stato dato un bel dieci, a Grillo un nove.
mercoledì 27 febbraio 2013
L'informazione televisiva durante la campagna elettorale
Ada Pagliarulo, per Radio Radicale, ha intervistato Gianni Betto sull'informazione televisiva durante la campagna elettorale. Le questioni toccate: i dati sulla presenza del Movimento 5 Stelle; le accuse di Antonio Ingroia, secondo cui "Rivoluzione civile" è stata oscurata; la presenza della lista "Amnistia Giustizia e Libertà". Gianni Betto è direttore del Centro d'ascolto dell'informazione radiotelevisiva.
mercoledì 20 febbraio 2013
La cessione de La7. Intervista a Giovanni Valentini
Paolo Martini ha intervistato ieri, per Radio Radicale, Giovanni Valentini su la cessione de La7 da parte del gruppo Telecom al gruppo Cairo. Giovanni Valentini, giornalista, è editorialista de la Repubblica.
domenica 17 febbraio 2013
L'ultima puntata di "Fai Notizia"
Nell'ultima puntata di Fai Notizia, trasmissione settimanale che va in onda su Radio Radicale il lunedì, due temi di grande attualità: "Rai, disservizio pubblico" e "Se i sondaggi influenzano il risultato elettorale". Ecco un piccolo assaggio su quest'ultimo argomento: "Avete presente il momento topico dei talk show in cui gli ospiti designati sono chiamati a commentare i freddi numeri scaturiti dai sondaggi? Oppure: avete presente quello della zuffa tra politici di parti opposte che si presentano con dati alla mano altrettanto opposti? Vi siete sempre chiesti come sia possibile che anche sondaggi affini riportino risultati divergenti? Semplice: perché i sondaggi d'opinione nell'antidemocrazia italiana si sono ridotti a strumento di propaganda".
mercoledì 13 febbraio 2013
La tv al tempo del web 2.0
Intervista realizzata da Giuseppe Di Leo per Radio Radicale a Maurizio Gianotti sul suo libro: "La tv al tempo del web 2.0", pubblicato da Armando editore. Maurizio Gianotti è programmista Rai e docente di Teoria e tecnica del linguaggio radiotelevisiva.
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martedì 12 febbraio 2013
Ma l'incazzatura chi me la ripaga?
Poiché ho ricevuto risposta alla mia controcontestazione sulla questione riportata nel post precedente: pretesa di copyright da non ben specificate " One or more music publishing rights collecting societies" su l'Internazionale intonata da Marco Ferrando in un comizio a Roma, riporto di seguito sia la mia e-mail che quella di risposta.
Ho scritto:
Comizio del Partito Comunista dei Lavoratori
Motivo della contestazione
Questo video contiene il materiale in questione, ma il materiale è di dominio pubblico o non è idoneo per essere protetto dal copyright.
Spiegazione
La registrazione audio è di un evento pubblico in una piazza di Roma durante un comizio politico. La registrazione dell'audio è distribuita con licenza creative commons da Radio Radicale, dato citato in uno dei frame. Ritengo inoltre che su canti come l'Internazionale che sono di pubblico dominio non ci sia la possibilità di mettere copyright in buona fede da nessuno. Aggiungo anche se questo può comportare la chiusura del mio account Youtube che questa sia una violazione del mio diritto di espressione garantito dalla Costituzione italiana.
Ritengo in buona fede che i reclami di cui sopra siano stati presentati per sbaglio e di disporre dei diritti necessari per utilizzare i contenuti del mio video per i motivi che ho dichiarato. Non ho consapevolmente fatto dichiarazioni false e non sto intenzionalmente facendo un uso improprio della procedura di contestazione al fine di interferire con i diritti altrui. Comprendo che la presentazione di contestazioni fraudolente potrebbe comportare la chiusura del mio account YouTube.
Firma
Sergio Fumich
La risposta:
Gentile Sergio Fumich,
One or more music publishing rights collecting societies ha esaminato la tua contestazione e ha abbandonato il suo reclamo per violazione del copyright sul tuo video "Comizio del Partito Comunista dei Lavoratori". Per ulteriori informazioni, visita la tua pagina Note sul copyright.
Cordiali saluti,
- Il team di YouTube
È incredibile che una situazione così kafkiana si sia soltanto posta in essere. Siamo alle solite, un po' come, in altro ambito per capire, con l'esempio recente del redditometro: siamo noi che dobbiamo dimostrare la nostra possibilità di fare certe spese e non lo stato a dimostrare a noi i motivi delle sue. È tempo di ribaltare questo tipo di situazione. Si può iniziare in due modi: innanzitutto prendendo coscienza che siamo sudditi e non quei cittadini della Repubblica di cui parla la nostra costituzione; secondo, un buon avvio a portata di mano, col nostro voto il 24 e 25 febbraio cominciare a creare le condizioni per una rivoluzione politica che ridia una vera speranza a questo paese.
Ho scritto:
Comizio del Partito Comunista dei Lavoratori
Motivo della contestazione
Questo video contiene il materiale in questione, ma il materiale è di dominio pubblico o non è idoneo per essere protetto dal copyright.
Spiegazione
La registrazione audio è di un evento pubblico in una piazza di Roma durante un comizio politico. La registrazione dell'audio è distribuita con licenza creative commons da Radio Radicale, dato citato in uno dei frame. Ritengo inoltre che su canti come l'Internazionale che sono di pubblico dominio non ci sia la possibilità di mettere copyright in buona fede da nessuno. Aggiungo anche se questo può comportare la chiusura del mio account Youtube che questa sia una violazione del mio diritto di espressione garantito dalla Costituzione italiana.
Ritengo in buona fede che i reclami di cui sopra siano stati presentati per sbaglio e di disporre dei diritti necessari per utilizzare i contenuti del mio video per i motivi che ho dichiarato. Non ho consapevolmente fatto dichiarazioni false e non sto intenzionalmente facendo un uso improprio della procedura di contestazione al fine di interferire con i diritti altrui. Comprendo che la presentazione di contestazioni fraudolente potrebbe comportare la chiusura del mio account YouTube.
Firma
Sergio Fumich
La risposta:
Gentile Sergio Fumich,
One or more music publishing rights collecting societies ha esaminato la tua contestazione e ha abbandonato il suo reclamo per violazione del copyright sul tuo video "Comizio del Partito Comunista dei Lavoratori". Per ulteriori informazioni, visita la tua pagina Note sul copyright.
Cordiali saluti,
- Il team di YouTube
È incredibile che una situazione così kafkiana si sia soltanto posta in essere. Siamo alle solite, un po' come, in altro ambito per capire, con l'esempio recente del redditometro: siamo noi che dobbiamo dimostrare la nostra possibilità di fare certe spese e non lo stato a dimostrare a noi i motivi delle sue. È tempo di ribaltare questo tipo di situazione. Si può iniziare in due modi: innanzitutto prendendo coscienza che siamo sudditi e non quei cittadini della Repubblica di cui parla la nostra costituzione; secondo, un buon avvio a portata di mano, col nostro voto il 24 e 25 febbraio cominciare a creare le condizioni per una rivoluzione politica che ridia una vera speranza a questo paese.
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Addormentarsi italiani e svegliarsi cinesi
Non è paranoia. Ma le policy di alcune major dei social network o presunti tali, operano in generale, ma soprattutto in questo frangente elettorale come un Grande Fratello. Contro la libertà di espressione sancita dalla Costituzione italiana, che forse non hanno mai letto, perché hanno aperto semplicemente una.filiale in un paese coloniale quale lo considerano, il nostro, l'Italia. Vittime di queste policy sono creativi che senza fini di lucro, ma solo per diffondere l'informazione e la consapevolezza dei problemi e delle questioni, per denunciare l'inganno mediatico perpetrato a danno di tutti noi dalla carta stampata e dalle televisioni di regime o asservite agli interessi forti che hanno una volontà di potenza sulle nostre vite per garantire i loro sporchi profitti,
utilizzano
i materiali audio/video che sono a disposizione sulla rete gratuitamente, certamente, per fruizione personale. Ma se io faccio leggere un libro ad un amico, non è che devo pagare il copyright per questo atto. Dunque, ogni vincolo su operazioni simili posto su materiale audio/video, dovrebbe essere considerato analogo. Anche perché un account di social network non è un negozio o una copisteria: è una pgina di diario dove io annoto ciò che voglio e che posso far leggere, o ascoltare, a chiunque senza obblighi di rispetto di fantomatici diritti che qualche major si inventa. Faccio un esempio reale: basta che Marco Ferrando, il candidato premier per il Partito Comunista dei Lavoratori intoni al termine di un suo comizio l'Internazionale, che un video contenente la registrazione di quel comizio, in una pubblica piazza, venga messo all'indice in quanto avrebbe violato fantomatici diritti di "One or more music publishing rights collecting societies", ben sapendo che l'Internazionale fino a prova contraria è canto e musica di pubblico dominio, e che chi la stava cantando per farla cantare a tutti, lo faceva in un luogo pubblico e, ovviamente per propaganda politica, cioè senza nessuna pretesa sulla sua esibizione canora.
Per non dire poi di video scomodi per le due coalizioni sponsorizzate da quello che Gramsci definiva come partito trasversale degli interessi forti, della borghesia, che oggi evidentemente sono il raggruppamento di Monti e il Partito democratico. In tal caso viene addirittura vietata la loro fruizione, usando come pretesto la violazione di diritti dei media che li hanno pur sempre prodotti seppure per motivi di cassetta legati all'audience, mentre nel contempo altri video; questi sì liberamente fruibili, che evidenziano cotraddizioni o spacciano schiocchezze per enormità che non stanno in cielo e in terra, impazzano e si duplicano, triplicano, com'è costume della rete, senza problemi di sorta.
A chi non segue attentamente e criticamente i fenomeni della rete sarà sfuggito un fatto banale. Ci sono state nell'ultimo mese, proprio in vista della campagna elettorale alcune, poche per la verità, trasmissioni e servizi dove, per l'onestà intellettuale dei curatori e conduttori, è stato effettuato un vero e proprio massacro mediatico dei promessi sposi Pd e montiani, e di quest'ultimi in particolar modo del loro totem, il Professore. Di questo massacro mediatico ci sono poche tracce nella rete perché da una parte i media massonici, nel senso gramsciano, non hanno diffuso nei social network tali contenuti, dall'altro tali contenuti, quando inseriti da comuni mortali, sono stati bloccati con il pretesto della violazione di chissà quale diritto, pretesto che mal si concilia col fatto che contenuti analoghi, ma neutri o favorevoli proliferano negli stessi social network.
Insomma, la sensazione evidente è che, dietro pretesti di apparente legalità - apparente perché in fin dei conti vanno a violare diritti sanciti dalla Costituzione - la policy attuata anche qui da noi, paese del civile e democratico Occidente, sia quella cinese, cioè accondiscendenza senza se e senza ma alla lobby dominante lì comunista o presunta tale, qui massonica, sempre in senso gramsciano.
Conclusione, dovremmo deciderci a rispolverare vecchie parole di lotta come il verbo boicottare. Boicottare social network che praticano policy asservite al potere dominante e censorio per far capire che la libertà della rete non si tocca. Boicottare per abbattere una filosofia che ci vede schiavi del consumismo e del profitto degli interessi forti. Ricordiamocelo anche nella cabina elettorale.
Per non dire poi di video scomodi per le due coalizioni sponsorizzate da quello che Gramsci definiva come partito trasversale degli interessi forti, della borghesia, che oggi evidentemente sono il raggruppamento di Monti e il Partito democratico. In tal caso viene addirittura vietata la loro fruizione, usando come pretesto la violazione di diritti dei media che li hanno pur sempre prodotti seppure per motivi di cassetta legati all'audience, mentre nel contempo altri video; questi sì liberamente fruibili, che evidenziano cotraddizioni o spacciano schiocchezze per enormità che non stanno in cielo e in terra, impazzano e si duplicano, triplicano, com'è costume della rete, senza problemi di sorta.
A chi non segue attentamente e criticamente i fenomeni della rete sarà sfuggito un fatto banale. Ci sono state nell'ultimo mese, proprio in vista della campagna elettorale alcune, poche per la verità, trasmissioni e servizi dove, per l'onestà intellettuale dei curatori e conduttori, è stato effettuato un vero e proprio massacro mediatico dei promessi sposi Pd e montiani, e di quest'ultimi in particolar modo del loro totem, il Professore. Di questo massacro mediatico ci sono poche tracce nella rete perché da una parte i media massonici, nel senso gramsciano, non hanno diffuso nei social network tali contenuti, dall'altro tali contenuti, quando inseriti da comuni mortali, sono stati bloccati con il pretesto della violazione di chissà quale diritto, pretesto che mal si concilia col fatto che contenuti analoghi, ma neutri o favorevoli proliferano negli stessi social network.
Insomma, la sensazione evidente è che, dietro pretesti di apparente legalità - apparente perché in fin dei conti vanno a violare diritti sanciti dalla Costituzione - la policy attuata anche qui da noi, paese del civile e democratico Occidente, sia quella cinese, cioè accondiscendenza senza se e senza ma alla lobby dominante lì comunista o presunta tale, qui massonica, sempre in senso gramsciano.
Conclusione, dovremmo deciderci a rispolverare vecchie parole di lotta come il verbo boicottare. Boicottare social network che praticano policy asservite al potere dominante e censorio per far capire che la libertà della rete non si tocca. Boicottare per abbattere una filosofia che ci vede schiavi del consumismo e del profitto degli interessi forti. Ricordiamocelo anche nella cabina elettorale.
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lunedì 4 febbraio 2013
L'occhio del Grande Fratello nel cellulare
Una volta si diceva che, per capire com'è fatta una persona, bastava guardargli le scarpe.
Oggi, dice Euro News, potrebbe bastare chiamarlo al telefono. La società israeliana CallApp sta mettendo a punto un sistema che potrebbe svelare i segreti di chi fa e riceve telefonate.
Oggi, dice Euro News, potrebbe bastare chiamarlo al telefono. La società israeliana CallApp sta mettendo a punto un sistema che potrebbe svelare i segreti di chi fa e riceve telefonate.
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Favia e la "religione dei media" di Casaleggio
Una clip de il Fatto Quotidiano introduce l'argomento di questo post. Favia, il consigliere regionale emiliano, espulso da Bepper Grillo, tra le altre cose di cui dice, tra cui la sua presenza in Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, fa questa affermazione sul Movimento 5 Stelle: "Il movimento è un blog gestito da un'agenzia di marketing che mobilita cittadini, decidendo se e come farlo: su questo non si può mettere becco. Per alcuni aspetti ora mi spaventa".
Dopo la clip di Favia è, quindi, opportuno sentire Gian Roberto Casaleggio sul Movimento 5 Stelle. L'intervento documentato dalla clip è a Roma il 18 gennaio 2012. Nella seconda parte spiega quale è il rapporto del singolo col movimento: "ognuno non ha riferimenti se non se stesso". Le regole sono poche, spiega Casaleggio, il rispetto delle quali determina o meno il fare parte o no del movimento.
Prima di proseguire, una parentesi sulla vicenda Favia, con questa clip che conferma: Casaleggio ci ha tutti in pugno! Ovvero tutta la verità su Casaleggio.
Riprendendo il filo del discorso dopo questa parentesi iperbolisticamente "negazionista" delle tesi di Favia, ripartiamo da una intervista a Gianroberto Casaleggio del 2005, agli albori del blog di Beppe Grillo. Purtroppo l'audio dell'intervistatore lascia a desiderare.
Come si sarà compreso, nella realtà delle cose, il Movimento 5 Stelle nasce da un progetto ben preciso e da una analisi altrettanto precisa della realtà attuale così come determinata dalla rete, e da una sua possibile prospettiva futura. Vediamo, dunque, qual è la visione del futuro del mondo di Casaleggio con due filmati prodotti dalla Casaleggio e Associati. Il primo è Prometeus. La rivoluzione dei media, con i sottotitoli in italiano, caricato su YouTube nel giugno 2007.
Il secondo filmato è Gaia - The future of politics (Gaia. Il futuro della politica), caricato su YouTube nell'ottobre 2008.
In Gaia ogni uomo è padrone del proprio destino.
Dopo la clip di Favia è, quindi, opportuno sentire Gian Roberto Casaleggio sul Movimento 5 Stelle. L'intervento documentato dalla clip è a Roma il 18 gennaio 2012. Nella seconda parte spiega quale è il rapporto del singolo col movimento: "ognuno non ha riferimenti se non se stesso". Le regole sono poche, spiega Casaleggio, il rispetto delle quali determina o meno il fare parte o no del movimento.
Prima di proseguire, una parentesi sulla vicenda Favia, con questa clip che conferma: Casaleggio ci ha tutti in pugno! Ovvero tutta la verità su Casaleggio.
Riprendendo il filo del discorso dopo questa parentesi iperbolisticamente "negazionista" delle tesi di Favia, ripartiamo da una intervista a Gianroberto Casaleggio del 2005, agli albori del blog di Beppe Grillo. Purtroppo l'audio dell'intervistatore lascia a desiderare.
Come si sarà compreso, nella realtà delle cose, il Movimento 5 Stelle nasce da un progetto ben preciso e da una analisi altrettanto precisa della realtà attuale così come determinata dalla rete, e da una sua possibile prospettiva futura. Vediamo, dunque, qual è la visione del futuro del mondo di Casaleggio con due filmati prodotti dalla Casaleggio e Associati. Il primo è Prometeus. La rivoluzione dei media, con i sottotitoli in italiano, caricato su YouTube nel giugno 2007.
Il secondo filmato è Gaia - The future of politics (Gaia. Il futuro della politica), caricato su YouTube nell'ottobre 2008.
In Gaia ogni uomo è padrone del proprio destino.
domenica 3 febbraio 2013
Maroni ieri su Napolitano e l'invito a tacere su MPS
"Conosco e stimo Napolitano e non voglio pensare questa cosa, ma la brutta impressione che si ha è che sia sceso in campo per coprire lo scandalo e attenuare i riflessi negativi che lo scandalo Mps sta avendo proprio sulle sorti elettorali del Pd". Così, come riporta la clip di ieri di TM News, il segretario federale della Leganord, Roberto Maroni, a margine di un incontro con gli elettori a Milano ha commentato l'intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha chiesto alla stampa di rispettare il segreto delle indagini sulla vicenda che ha travolto la banca senese.
giovedì 31 gennaio 2013
Dopo l'antipolitica fa tendenza la fantapolitica
Dopo l'antipolitica, ecco la fantapolitica prendere piede quando una proposta politica contradditoria evidentemente fa acqua da tutte le parti. È quel che viene da dire osservando questi due spot elettorali del Partito democratico, dove non si propone ma si fa quella che si chiama commercialmente "pubblicità negativa". Per la prima clip si inventa un telegiornale di una emittente, la News 9, nel giorno in cui Berlusconi celebrerebbe, se vincitore delle elezioni e nominato premier, il 5 giugno 2013, "i primi 100 giorni del suo V prestigioso governo".
Il secondo video è un attacco al Movimento 5 Stelle.Un video costruito con un "copia e incolla" che strizza l'occhio, cioè con frasi dette estrapolate dal contesto. Un metodo con cui si può far intendere qualunque cosa, e di esempi di simile metodologia di fare "informazione" se ne son visti in questi giorni anche in alcuni tg e altri spazi televisivi. Il video viene presentato con questo slogan: "Vivresti in un Paese senza valori? Scegli l'Italia giusta". Verrebbe proprio da aggiungere un bel "Appunto!".
Il secondo video è un attacco al Movimento 5 Stelle.Un video costruito con un "copia e incolla" che strizza l'occhio, cioè con frasi dette estrapolate dal contesto. Un metodo con cui si può far intendere qualunque cosa, e di esempi di simile metodologia di fare "informazione" se ne son visti in questi giorni anche in alcuni tg e altri spazi televisivi. Il video viene presentato con questo slogan: "Vivresti in un Paese senza valori? Scegli l'Italia giusta". Verrebbe proprio da aggiungere un bel "Appunto!".
mercoledì 30 gennaio 2013
Responsabile stampa governo Morsi nega l'Olocausto
Un esponente importante nel governo del presidente egiziano Mohammed Morsi ha chiamato l'Olocausto un inganno inventato dagli agenti dell'intelligence americana e ha affermato che i 6 milioni di ebrei, che sono stati uccisi dai nazisti, sono stati semplicemente trasferiti negli Stati Uniti. Le affermazioni di Fathi Shihab-Eddim, che è il responsabile per la nomina dei redattori di tutti i giornali governativi egiziani, arrivano quando il mondo ha celebrato la Giornata della Memoria dell'Olocausto il 27 gennaio. Efraim Zuroff del Simon Weisenthal Center ha detto che "la triste verità è che [tale] modo di vedere le cose è relativamente comune in tutto il mondo arabo ed è il risultato da una parte dell'ignoranza e dall'altra della negazione dell'Olocausto.
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giovedì 24 gennaio 2013
Si pensa ad una modifica della par condicio
Da Ansa una clip che fa il punto sulla par condicio. Dal servizio traspare la volontà di modificare l'attuale legge giudicata dall'AgCom alla prova dei fatti farraginosa. Secondo Cardani dell'AgCom sarebbe necessario anche prendere in considerazione i social network. Insomma si finisce sempre là, cioè trovare una scusa per regolamentare anche Internet.
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