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lunedì 11 febbraio 2013

Rivisitare "Fascist Legacy"

Penso che non ci sia un giorno migliore di questo per rivisitare un documentario della BBC, che fu mandato in onda nei giorni 1 ed 8 novembre 1989. Il filmato è Fascist Legacy. Quanto segue in sintesi il contenuto, riportato da Wikipedia.
La prima parte tratta dei crimini di guerra commessi durante l'invasione italiana dell'Etiopia e nel Regno di Jugoslavia. Enfasi vi viene posta sull'impiego dell'iprite, o gas mostarda, da parte del generale Pietro Badoglio, sui bombardamenti di ospedali della Croce Rossa e sulle rappresaglie dopo un attentato contro l'allora governatore italiano dell'Etiopia. La sezione che esamina l'occupazione della Jugoslavia cita gli oltre 200 campi di prigionia italiani sparsi nei Balcani, in cui morirono 250.000 internati (600.000 secondo il governo jugoslavo), e si sofferma sulle testimonianze relative al campo di concentramento di Arbe (Rab in lingua serbo-croata) e sulle atrocità commesse nel villaggio croato di Podhum, presso Fiume.
La seconda parte tratta del periodo successivo alla capitolazione italiana nel 1943 e si rivolge principalmente all'ipocrisia mostrata tanto dagli USA quanto soprattutto dai britannici in questa fase. L'Etiopia, la Jugoslavia e la Grecia richiesero l'estradizione di 1.200 criminali di guerra italiani (i più attivamente ricercati furono Pietro Badoglio, Mario Roatta e Rodolfo Graziani), sugli atti dei quali fu fornita una completa documentazione. Entrambi i governi alleati videro però in Badoglio anche una garanzia per un dopoguerra non comunista in Italia, e fecero del loro meglio per ritardare tali richieste fino al 1947 quando i trattati di Parigi restituirono la piena sovranità al paese: gli stati sovrani in genere non estradano i propri cittadini. L'unico ufficiale italiano mai perseguito e condannato a morte da un tribunale britannico fu un antifascista, Nicola Bellomo, responsabile della morte di prigionieri di guerra britannici. La voce narrante originale è di Michael Palumbo, storico americano che ha pubblicato il libro L’olocausto rimosso, Rizzoli editore. Vengono inoltre intervistati gli storici italiani Angelo Del Boca, Giorgio Rochat, Claudio Pavone e il britannico David Ellwood.
Il documentario termina cinicamente con una citazione di Winston Churchill su the better tomorrow with a new world order ("un domani migliore in un nuovo ordine mondiale").
Come ricorda Wikipedia, i diritti dell'opera, tradotta in lingua italiana dal regista Massimo Sani, furono acquistati dalla RAI nel 1991, ma il documentario non venne mai mandato in onda.

giovedì 31 gennaio 2013

Un aggiornamento sull'attacco aereo israeliano

Una clip di aggiornamento sull'attacco aereo israeliano ad un obiettivo al confine tra Libano e Siria. Sta crescendo la preoccupazione sulla sorte delle riserve di armi chimiche del regime siriano di Bashar al-Assad per il timore che cadano nelle mani di milizie islamiche, in particolare del movimento Hezbollah. Lunghe code in Israele per l'acquisto di maschere antigas per proteggersi contro i possibili effetti di alcune delle più terrificanti armi della storia di cui potrebbero impadronirsi i nemici dichiarati dello stato di Israele nella regione. Il direttore del servizio postale israeliano ha detto che la sua organizzazione ha visto un consistente picco negli ordini di maschere antigas. Israele ha incrementato le operazioni di raccolta di informazioni di intelligence in Siria e negli stati vicini nelle recenti settimane.



Funzionari americani hanno detto al New York Times che Israele ha notificato agli Stati Uniti sull'attacco aereo notturno avvenuto martedì vicino al confine libanese siriano. I funzionari hanno detto di ritenere che l'obiettivo dell'attacco era un convoglio di armi per gli Hezbollah in Libano, ma la Russia, forte alleato della Siria ha espresso preoccupazione per l'attacco.

mercoledì 30 gennaio 2013

Israele pronto alla guerra per le armi chimiche di Assad

Ho riportato in un post precedente la notizia dell'attacco aereo israeliano ad un convoglio di armi nei pressi del confine siriano libanese. Ieri, come lì accennato, Israele aveva detto che sta aumentando la preoccupazione che le armi chimiche della Siria cadano in mani sbagliate. Il comandante in capo dell'aviazione Amir Eshel ha detto che Israele sarebbe pronto ad andare in guerra se la riserva di armi chimiche di Assad cadessero nelle mani dei ribelli siriani o degli Hezbollah del confinante Libano. Non è, dunque, quella che si sta delineando, una prospettiva di pace per la regione mediorientale.

Attacco aereo israeliano al confine tra Libano e Siria

L'aviazione israeliana, secondo quanto viene riferito, ha colpito nella notte sul confine siriano-libanese  un obiettivo,  che è stato dichiarato essere un convoglio di armi, molto probabilmente per la preoccupazione che la guerra civile siriana possa coinvolgere nella regione i suoi confinanti. Il Libano ha detto che aerei dell'aviazione israeliana hanno violato lo spazio aereo libanese. Israele ha da tempo reso pubblici i suoi timori che armi siriane, incluse le armi chimiche, possano cadere nelle mani di miliziani come gli Hezbollah, se la Siria implodesse.

mercoledì 9 gennaio 2013

Una rara foto della bomba di Hiroshima

Una rara fotografia che mostra la nuvola a forma di fungo prodotta dalla bomba atomica di Hiroshima divisa in due parti distinte, una sopra l'altra, è stata trovata nella città. La fotografia in bianco e nero sembra esser stata scattata circa mezz'ora dopo l'esplosione del 6 agosto 1945, a circa 10 chilometri a est del luogo dove è scoppiata.

La foto ritrovata (fonte: AFP)
La foto è stata trovata tra gli articoli relativi al bombardamento atomico ora di proprietà della Scuola Elementare Honkawa di Hiroshima. Le più note fotografie delle conseguenze del bombardamento furono prese dall'alto dai militari americani.

Foto della bomba di Hiroshima scattata da un militare americano (fonte: AP)

Che fine hanno fatto 50 tonnellate di uranio siriano?

Secondo il Financial Times di ieri, esperti nucleari negli Stati Uniti ed in Medio Oriente hanno sollevato preoccupazioni sulla sicurezza di una cinquantina di tonnellate di uranio non arricchito in Siria. Una tale scorta potrebbe rappresentare una risorsa vitale per costruire una bomba nucleare e potrebbe avere disastrose implicazioni se l'Iran se ne impadronisse.
Non si sa molto sul programma nucleare siriano, e il paese mediorientale ha sempre negato di averne uno. Ma informazioni di intelligence raccolte nel tempo indicano che il regime del presidente Bashar Assad era vicino a completare un reattore nucleare a Al-Kibar, nella parte orientale del paese, quando è stato distrutto, come si ricorderà, dai jet israeliani nel settembre del 2007.
Funzionari dell'intelligence hanno a lungo creduto che il reattore fosse simile nel suo progetto all'impianto di Yongbyon nella Corea del Nord, che aiutava la Siria nel suo progetto. Comparando i due reattori, gli esperti hanno concluso che quello di Al-Kibar avrebbe richiesto come combustibile 50 tonnellate di uranio naturale per divenire operativo.
Funzionari governativi e esperti nucleari hanno detto recentemente al Finacial Times che ci sono legittime preoccupazioni su una scorta di uranio di tale dimensione che potrebbe esser rimasta in Siria. Secondo gli esperti una tale quantità sarebbe sufficiente per fornire di combustibile adatto a scopi militari per cinque ordigni nucleari.
Un team di ispettori dell'Aiea visitò il sito distrutto di Al-Kibar nel maggio del 2008 e trovò soltanto tracce di uranio, aumentando così il mistero su dove potesse essere finita la scorta di uranio. Secondo l'articolo del Financial Times, alcuni funzionari governativi hanno espresso timori che l'Iran, che è uno stretto alleato della Siria e ha bisogno di uranio per il suo programma nucleare, possa cercare di impafronirsi della scorta.
Queste preoccupazioni sono state sollevate da segnali di movimenti sospetti in quello che si dice sia un impianto segreto di conversione dell'uranio che il regime siriano costruì nella città di Marj al-Sultan vicino a Damasco. Albright, un esperto del programma nucleare iraniano, ha detto: "Si può arrivare alla conclusione che ci possa essere qualcosa in questo sito che le autorità siriane sono interessate a difendere dalle forze di opposizione. Sarebbe interessante conoscere cosa sia". Sebbene i funzionari non sono in grado di determinare in maniera inequivocabile se l'uranio sia davvero immagazzinato nel sito, essi dicono che la Siria è quasi sicuramente in possesso dell'uranio, elemento cercato con insistenza dall'Iran. Un funzionario ha detto che "sarebbe certamente possibile trasferirlo dalla Siria in Iran per via aerea". Se l'Iran stesse cercando di costruire un altro impianto nucleare segreto, una tale scorta potrebbe essere utile e potrebbe anche essere usato per costruire una bomba.

martedì 8 gennaio 2013

Assad intendeva usare il sarin

Il New York Times ha riferito ieri che negli ultimi giorni di novembre del 2012, l'IDF, le forze di difesa israeliane, hanno ricevuto l'informazione che le truppe siriane sembravano intenzionate a mescolare sostanze chimiche in due siti di stoccaggio, probabilmente il letale gas nervino sarin, e a riempire una quantità di bombe che potevano essere caricate sugli aerei.
Il giornale aggiungeva che gli alti comandi dell'IDF avevano informato il Pentagono e che nel giro di poche ore il presidente Obama era stato avvertito. L'allarme era aumentato nel fine settimana poiché gli ordigni erano stati caricati su veicoli nei pressi delle basi aeree siriane.
In riunioni informative, ai funzionari dell'amministrazione era stato detto che se il presidente siriano Bashar Assad avesse ordinato di usare le armi, esse potevano essere aviotrasportate in meno di due ore - un tempo troppo breve per un'azione americana.
Secondo il giornale, quello che è seguito, è stato una rimarcabile dimostrazione di cooperazione internazionale nella guerra civile, nella quale Stati Uniti, Stati arabi, Russia e Cina non hanno quasi mai concordato una modalità comune di azione.
Il New York Times afferma che la combinazione di un avvertimento pubblico di Obama e messaggi privati più nettamente espressi mandati al leader siriano e ai suoi comandanti militari, da Russia e altri paesi, inclusi l'Iraq, la Turchia e probabilmente la Giordania, ha fermato la miscelatura delle sostanze chimiche e la preparazione delle bombe.

martedì 25 dicembre 2012

Terrore prossimo venturo

Il capo della polizia militare siriana Abdel Aziz al-Shalai, che ha disertato dall'esercito di Assad e si è unito alle forze ribelli, ha affermato che "il regime siriano ha usato armi chimiche nella regione di Homs".
L'ufficiale ha dichiarato a Sky News che "l'esercito di Assad si è trasformato in un aggregato di bande che uccidono, distruggono e massacrano il nostro popolo". E ha aggiunto che c'è una grande possibilità che ci siano molti morti nel prossimo futuro".

lunedì 24 dicembre 2012

Certezze russe

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha dichiarato che è improbabile da parte delle autorità siriane l'uso di armi chimiche che sarebbe per loro un "suicidio politico". Lavrov ha espresso la sua opinione durante un'intervista telivisiva alla rete RT.
Il capo della diplomazia russa ha detto che, secondo le informazioni che hanno Russia e Stati Uniti, i siriani stanno concentrando le riserve di armi chimiche sparse in vari depositi, in due siti "per garantire la loro assoluta protezione". Secondo il ministro russo, un'opinione comune "ai nostri colleghi occidentali", la più grande minaccia in tale situazione è la probabilità che i ribelli possano impadronirsi delle armi chimiche.
Le autorità siriane hanno ripetutamente assicurato Mosca che non useranno armi chimiche contro le forze ribelli. La Siria non ha firmato la Convenzione internazionale sulle armi chimiche e, secondo quanto si suppone, sarebbe in possesso di gas mostarda (iprite) e sarin, un agente nervino estremamente tossico. Secondo la CIA, la Siria ha attuato per anni un programma di realizzazione di armi chimiche, armi che possono essere "trasportate da aeroplani, missili balistici e razzi", ma la Siria non ha mai dispiegato tali armi anche se questa estate ha avvertito che potrebbero essere usate contro "invasori stranieri".

sabato 22 dicembre 2012

L'esercito siriano è già ben addestrato

L'agenzia di stampa degli studenti iraniani ISNA riferisce che il ministro della Difesa iraniano Ahmad Vahidi ha negato che il suo paese stia addestrando le forze siriane per combattere i ribelli: "La Siria non ha bisogno che le sue truppe siano addestrate dalla Repubblica Islamica dell'Iran, perché la Siria ha un potente esercito che si è preparato a sostenere un conflitto col regime sionista [Israele]".
L'Iran si considera, assieme ai governanti siriani e al gruppo terrorista libanese sciita Hezbollah, parte di un "asse di resistenza" contro gli Stati Uniti e Israele in Medio Oriente, ma ha negato le accuse di aiutare militarmente Assad.
Vahidi ha inoltre detto che l'installazione di batterie anti-missile Patriot, inviate da paesi membri della Nato per sostenere le difese turche contro un possibile attacco missilistico proveniente dalla Siria, faranno soltanto danno alla sicurezza della Turchia: "L'installazione di missili Patriot in Turchia non gioca alcun ruolo nel rinforzare la sicurezza della Turchia e procura danno alla nazione turca. L'Occidente ha sempre perseguito i suoi punti di vista ed interessi e noi non approviamo la presenza dei paesi occidentali nelle interazioni regionali". Ricordo che per Teheran l'interferenza occidentale nella regione con l'installazione dei Patriot in Turchia potrebbe portare a una "guerra mondiale".
Sul fronte interno siriano, oggi i ribelli hanno minacciato di assaltare due città nella Siria centrale abitate in maggioranza da cristiani, giustificando le minacce col fatto che le forze del regime le stanno usando per attaccare aree vicine. Un tale attacco alle città potrebbe forzare migliaia di cristiani a lasciare le loro case.
Riguardo alle armi chimiche, il ministro degli Esteri russo ha affermato che il regime di Damasco ha raggruppato le sue armi chimiche in una o due località per prottegerle da un attacco dei ribelli.

giovedì 20 dicembre 2012

Verso un'escalation letale del conflitto in Siria?

Ieri il sito israeliano d'informazione Ynet con un articolo di Yitzhak Benhorin riprendeva un articolo pubblicato dal Washington Post, firmato da David Ignatius. Nell'articolo il giornalista americano riferiva quanto appreso da una fonte siriana, la quale riferiva informazioni ottenute da un disertore siriano che aveva lavorato nell'ambito delle armi chimiche. La fonte, riferiva Ignatius, gli aveva confidato le informazioni da una località segreta in un paese arabo diverso dalla Siria, nella "speranza di incoraggiare un maggior coinvolgimento americano nel sostegno all'opposizione siriana". Motivo sospetto e non senza precedenti: si ricorda nell'articolo di un disertore iracheno che un decennio fa aveva fornito agli Stati Uniti informazioni fabbricate allo scopo di affrettare un'invasione del paese. Per questo motivo il giornalista americano sottolineava nel suo pezzo che le informazioni fornite dal disertore erano confermate da fonti indipendenti.
Il disertore riferiva che nel gennaio, due ufficiali siriani di alto grado avevano trasferito 100 chilogrammi di prodotti chimici usati per fabbricare il gas letale sarin da una base segreta a circa 50 km a nord est di Damasco con destinazione Libano. Fonti americane, però, non avrebbero prove che le armi chimiche siano state davvero trasportate fuori dalla Siria. Tuttavia nel resoconto del disertore siriano si diceva anche di un episodio in cui due uomini con accento libanese erano arrivati nella base segreta per essere addestrati nelle metodologie per combinare isopropanolo e difluoruro metilfosfonico, il cui miscuglio produce il gas sarin.
Si sa, continua l'articolo di Benhorin che la Siria è in possesso di 500 tonnellate dei due composti chimici, conservati separatamente per evitare eventuali fughe letali. Secondo recenti articoli di stampa - ad esempio il 6 dicembre scorso di dava notizia che il regime siriano stava preparando armi chimiche da usare contro il suo stesso popolo, - il processo di produzione sarebbe cominciato per rendere il sarin pronto per l'uso. Le informazioni del disertore sostengono la teoria che la Siria si stia preparando ad usare le armi chimiche e che ora sia in grado di trasportare i composti chimici necessari e probabilmente di combinarli en route.
Dà ulteriore corpo, dice Benhorin, all'asserzione che il regime di Assad si stia preparando ad usare armi chimiche, quanto riferiscono diverse fonti siriane, cioè che a Damasco in una installazione nel sobborgo di Dumar speciali veicoli siano stati modificati per trasportare componenti chimici. L'installazione di Dumar è parte di una rete di laboratori portatili di ricerca, la cui costruzione è incominciata nell'estate del 2011 dopo che l'opposizione al regime di Assad aveva iniziato a formarsi. Nell'istallazione, camion civili sono stati convertiti in laboratori trasportabili per la produzione di armi chimiche: questo è quanto sarebbe confermato da diverse fonti, compreso il disertore siriano citato dal Washington Post.

martedì 18 dicembre 2012

Ambiguità nucleari

Fereydoun Abbasi Davani, che è a capo dell'organizzazione iraniana per l'energia atomica, ha dichiarato oggi che l'Iran non cederà a pressioni esterne per fermare l'arricchimento dell'uranio al 20 per cento.
I paesi dell'Occidente con a capo gli Stati Uniti sospettano che l'Iran stia proseguendo un programma di sviluppo di armi nucleari, ma Teheran continua ad insistere che l'arricchimento dell'uranio serve per la generazione di energia a scopi civili.
Le dichiarazioni di Abbasi seguono ad indiscrezioni dei media che affermano che i prossimi negoziati tra l'Iran e un gruppo di mediatori internazionali potrebbe aver luogo nel prossimo gennaio. L'Aiea, l'agenzia internazionale per l'energia atomica, ha affermato che un accordo sul programma nucleare iraniano potrebbe essere raggiunto in gennaio.

L'Onu teme l'uso di armi chimiche in Siria

Le Nazioni Unite stanno dotando la propria missione di peace keeping sulle alture siriane del Golan con kit di protezione da armi chimiche, il cui uso non è escluso se il conflitto siriano dovesse aggravarsi. A confermarlo ad Al Arabiya è stato un ufficiale delle Nazioni Unite.
La decisione è stata presa sulla scia delle dichiarazioni al Consiglio di Sicurezza dell'ambasciatore siriano all'Onu Bashar al-Jaafari, secondo il quale i combattenti dell'opposizione potrebbero usare armi chimiche soltanto per incolpare il governo siriano del loro utilizzo.

sabato 8 dicembre 2012

Quei bombaroli degli americani

Mercoledì scorso gli Stati Uniti hanno effettuato un test nucleare sotterraneo nel Nevada. L'esperimento denominato Polluce è stato condotto a Los Alamos, da scienziati del New Mexico National Laboratory e dei Sandia National Laboratories. Il test, che ha riguardato l'uso di un piccolo campione di materiale per bombe al plutonio, è uno dei numerosi esperimenti nucleari subcritici che sono stati condotti negli Stati Uniti dal 1997 con lo scopo di aiutare gli scienziati a capire come "invecchiano" le scorte di plutonio, per garantire l'affidabilità e l'efficacia delle armi nucleari americane.
Il test consiste nell'utilizzo di esplosivi chimici per far esplodere materiale nucleare progettato in modo tale che l'esperimento cessi poco prima di raggiungere il livello di criticità, cioè poco prima che il materiale fissile erompa in una reazione nucleare a catena. In questo esperimento sono state utilizzate nuove apparecchiature di diagnostica che hanno permesso ai ricercatori di raccogliere una mole di dati come mai era avvenuto prima. Il test sarebbe stato effettuato allo scopo di garantire un sicuro stoccaggio delle testate nucleari.
Non è stato permesso ad ispettori internazionali di assistere all'esperimento, cosa non nuova in quanto gli Stati Uniti hanno impedito dalla fine degli anni Novanta il loro accesso al sito dove si effettuano test. L'esperimento di mercoledì è il ventisettesimo del genere da quando nel 1992 furono banditi i test completi sulle armi nucleari.
Il test è stato criticato dal sindaco di Hiroshima Kazumi Matsui, che si è chiesto perché l'America abbia effettuato la prova dal momento che l'amministrazione Obama va dicendo di "cercare un mondo libero dal nucleare". Mentre Hirotami Yamada, che guida il Nagasaki Atomic Bomb Survivors Council ha affermato che il test dimostra che gli Stati Uniti "potrebbero usare armi nucleari in qualsiasi momento".
L'Iran ha condannato gli Usa per la realizzazione del test nucleare dicendo che è una mossa che minaccia la pace nel mondo e che mostra da parte di Washington l'ipocrisia dei due pesi e due misure per quanto riguanda la ricerca nucleare. Il ministro iraniano degli Esteri ha dichiarato che il test dimostra che la politica estera americana si basa pesantemente sull'uso di armi nucleari, non tenendo in alcun conto i richiami delle Nazioni Unite per il disarmo globale.