Segnalo la mia partecipazione alla trasmissione Rai, prodotta dalla Sede Rai di Trieste, La radio ad occhi aperti, andata in onda nella mattinata di venerdì mattina, 12 aprile 2013. La trasmissione, curata e condotta da Biancastella Zanini, presentava due libri di recente pubblicazione. Il mio intervento era nell'ambito della presentazione del libro Pedena. Storia e memorie dell'antica Diocesi istriana, del maestro e musicologo David Di Paoli Paulovich, edito dall’Associazione delle Comunità Istriane di Trieste. Il libro è stato presentato il 23 marzo al centro culturale del Comune di Pedena; un evento organizzato dall’Associazione delle Comunità Istriane di Trieste, in collaborazione con l’Unione Italiana di Fiume. Alla presentazione del volume, a cura di Denis Visintin e Marino Baldini, hanno preso parte, oltre all’autore, anche il Sindaco del Comune di Pedena, Gianni Francovic, il Parroco Antun Kurelovic ed il Presidente dell’Associazione delle Comunità Istriane di Trieste, Lorenzo Rovis, che ha scritto la prefazione. Numerose le autorità presenti, politiche e della cultura, italiane e croate.
Il mio intervento nella trasmissione era relativo ai testi tratti dal mio libricino I sortilegi di Nonna Caterina. Briciole di credenze popolari nel villaggio di Lukezi, che raccoglie ricordi di mia madre, inseriti nel libro di Di Paoli Paulovich.
Il player incluso nel post permette di ascoltare l'intera trasmissione. L'immagine che lo accompagna è un disegno del brembiese Marco Cassetta, tratto da una cartolina degli anni trenta, che raffigura una veduta di Pedena, disegno che è stato usato per la copertina del mio primo libro di poesie, Parole, stampato dalle Grafiche Astra, a Secugnago, nel 1988.
Dino Marafioti ha intervistato il 31 gennaio scorso per Radio Radicale Diego Martone sulla metodologia dei sondaggi elettorali. Diego Martone è docente di e-research presso l'Università degli Studi di Trieste, esperto di ricerche di marketing, e presidente di Demia.
Ancora sui sondaggi e sulle loro metodologie. L'8 febbraio, ultimo giorno in cui era possibile diffonderli, Dino Marafioti ha intervistato per Radio Radicale Maurizio Pessato, vicepresidente della SWG di Trieste. Si parla anche dell'app sui sondaggi pensata dalla Swg, dapprima autorizzata, poi bloccata.
Lo Tsunami Tour il 7 febbraio è arrivato a Trieste. Il comizio di Beppe Grillo si è tenuto nella centrale Piazza della Borsa, a due passi da Piazza Grande, o Piazza dell'Unità d'Italia com'è chiamata oggi, alla presenza di una numerosissima folla di triestini.
Il servizio di Silvia Domanini, con le riprese di Enzo Iannaccone, per A3News riporta l'intervista a Marco Gentilini, promotore a Trieste della lista "Amnistia, Giustizia e Libertà". Realizzare una seria riforma della giustizia e migliorare la situazione carceraria mediante amnistia ed indulto, è l'obiettivo dei radicali con la raccolta firme attuata per la presentazione di un'apposita lista. A Trieste l'iniziativa ha coinvolto anche un centinaio di detenuti del carcere del Coroneo.
Nel Giorno della Memoria non si può dimenticare che Trieste fu luogo di atrocità naziste. La Risiera di San Sabba, oggi monumento nazionale, è lì a testimoniarlo. Tra i video raccolti da Fatti e Parole vi è uno che racconta quella storia. Per vederlo, cliccare qui.
Oggi scriverò un'altra storia usando le clip archiviate su Youtube. È una delle tante possibili storie che si possono raccontare su uno dei più discussi esponenti dell'allegra brigata di residuati della prima repubblica che Monti ha raccolto nell'armata con cui, novello Landsknecht, Lanzichenecco, sta muovendo alla conquista dello Stivale. Come in tutti i percorsi di fabulazione, come i format televisivi ci insegnano una clip a mo' di premessa ci sta, un antipasto che può corroborare la successiva degustazione, per dirla con una metafora metabolica. Siamo nel novembre 2010, precisamente il giorno 11, la trasmissione Annozero di Santoro manda in onda un'intervista di Luca Bertazzoni ad Assunta Almirante, argomento l'ultima (allora) svolta di Gianfranco Fini.
Parafrasando Santoro, il racconto adesso può cominciare. Sigla! I Contromano introducono il tema di questo post con "Mamma, non sono più fascista".
L'errore fondamentale è stato fatto nell'aprile 2008 da Berlusconi e dagli ex An, quando, per togliersi dai piedi Fini, che era già d'impaccio, hanno pensato di ripetere l'escamotage in precedenza usato con Casini, di farlo presidente della Camera, per eliminarlo dall'attività politica di partito facendone un uomo delle istituzioni sopra le parti. Ma evidentemente un uomo, qualunque uomo, non lo si conosce mai abbastanza, e Berlusconi, che si vanta di essere un fine conoscitore degli animi umani, quella volta ha preso una cantonata pazzesca. Ahinoi, perché oggi ancora ne paghiamo le conseguenze.
Non è banalmente la promessa di dimettersi mai mantenuta relativa alla casa di Montecarlo a farci capire nel tempo l'illusione nel giudizio di Berlusconi. Il problema di Fini è tutto nelle parole, a ben ascoltarle, di Assunta Almirante.
La coerenza politica di Gianfranco Fini è messa in dubbio nella rete da moltissimi video creati da persone di destra, missini soprattutto che dalle giravolte del nostro si sono sentiti profondamente traditi. Per cui è difficile trovare una clip che non contenga scritte che testimoniano quella che viene vissuta come un'offesa personale. Così anche nella seguente che tramanda ai posteri un frammento dell'intervento di Fini al congresso MSI-DN di Sorrento del 1987, alla fine c'è l'innevitabile epiteto. Umanamente giustificabile, comunque, l'incipit del brano audio è inequivocabile: "Il nostro fascismo, cari camerati...".
Come inequivocabili sono i contenuti dell'appello agli elettori che Gianfranco Fini, segretario del Movimento Sociale Italiano, in occasione delle elezioni politiche del 5 e 6 aprile 1992 fece allora: un voto all'Msi-Dn per cambiare e punire la partitocrazia, di cui poi è diventato ed è uno degli esempi più sublimi quanto ad attaccamento alla poltrona.
Come anche testimonia la clip successiva che ci mostra sempre in quegli anni un Gianfranco Fini a Napoli. Il documento audio-video è notevole per un passaggio, quando cioè Fini si esprime su Bossi. Da ascoltare con molta attenzione, centellinando le parole come un vino d'annata. Pensando sul carro di chi oggi Fini si scarozza nella corsa elettorale.
La nostra storia si chiude con Piero Chiambretti che nei panni del portalettere, si reca alla sede dell'Msi per consegnare al segretario del partito Gianfranco Fini la cartolina di Andrea Barbato,.uno dei divertenti momenti della fortunata trasmissione Il Portalettere andata in onda tra il 1991 e il 1992.
Sul Web tal Savoldello di nickname, indubbiamente di destra stante l'incipit, commenta: "Bellissima la bandiera quadripartita con gli stemmi di Trieste, Istria, Fiume e Dalmazia. All'epoca esisteva un partito, un leader e un ideale. Oggi anche la destra è confluita nella Cloaca Maxima della politica italiana fatta di imbrogli, di demagogia, di accordicchi e di ladrocini. Non ci saranno più le bombe e il clima di tensione, per fortuna, ma non c'è neanche più nulla in cui credere. Già, e non c'è miglior storia di quella di Fini per rafforzare una simile considerazione.
Cosa dice nella sua intervista rilasciata al Giornale Freccero di Berlusconi? "Da tempo Berlusconi è l'unico che irride la miseria della politica. Come attore professionista si presenta in scena già truccato per la parte. Ha indossato ogni sorta di copricapi: bandane, colbacchi, oggi il Borsalino. Situazionisticamente sembra suggerire: la politica è spettacolo. In questo modo spoglia di sacralità lo scenario montiano". E dunque, se si toglie la ieraticità, cosa resta del discorso montiano? Riflettiamoci su, se può servire; ma forse è bastante un'occhiata alle proprie tasche. "La sua crescita [di Berlusconi] nei consensi è legata alla capacità di riportare alla normalità la paradossalità dei suoi discorsi", precisa Freccero. "Come, per esempio, quando sostiene di non aver mai detto che Ruby era la nipote di Mubarak". Ed è su questo aspetto che nel tempo si è sempre concentrata l'azione di discredito nei riguardi della sua persona, proprio per la valenza di consenso che sapeva attrarre. Spesso in passato, noi stessi, abbiamo arrecato offesa alla nostra intelligenza lasciandoci trascinare dal furore mediatico scatenato, ad hoc, contro questo o quel paradosso berlusconiano che andavano a colpire come un'autobomba un comune sentire fatto di luoghi comuni e di ipocrisie, sostenuto e nutrito dai media del conformismo quale religione di stato. Si pensi a quel colpo di genio del cucù fatto in Piazza Grande a Trieste, pardon! Piazza Unità d'Italia, alla Merkel. Per farcelo perdonare - tanto ci avevano fatto vergognare della marachella - abbiamo dato il paese per tredici mesi in mano ad un loden.
Ma di questi tempi può essere utile ad una seria riflessione sul voto, che siamo chiamati a dare, un'altra verità berlusconiana, tacciata con un siamo alle solite, e su cui, continuo ad insistere, acriticamente si sono fatte spallucce, piuttosto che una riflessione. È il 4 aprile 2006; Berlusconi all'assemblea di Confcommercio dice queste testuali parole: "Ho troppa stima nell'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano così tanti coglioni che possano votare contro il proprio interesse". Naturalmente, come di consueto, le sue parole furono usate dai soliti media che "contano" e che stravvedevano allora per un altro salvatore della patria, Prodi, per spegnere l'incendio anticonformista che potevano scatenare. Tanto che ci fu, più che una smentita, anche se ipocritamente tale fu classificata, una precisazione: "La sinistra, come al solito quando è in difficoltà, cerca di manipolare una mia frase per montarci sopra un caso del tutto inesistente. Quel che ho detto alla Confcommercio è esattamente il contrario di ciò che alcune agenzie di stampa vorrebbero farmi dire nei loro primi titoli". Già, perché ciò che conta non sono le parole in sé, ma il senso che su esse si costruisce, sempre. Ma riascoltiamole le parole di Berlusconi.
Riportiamole ad oggi e chiediamoci: perché gli italiani dovrebbero dare il loro voto ad un personaggio come Casini? Cosa mai ha fatto Casini in politica se non cercare in ogni modo di mantenersi a galla? Quali interessi rappresenta? Quelli dei lavoratori? Quelli dei pensionati? Quelli del ceto medio tartassato dal suo sostegno senza se e senza ma, al governo delle banche e dell'aristocrazia finanziaria? Perché dovremmo votare un Fini? Perché bistrattato, perché ci ha intenerito la vicenda della sua casa di Montecarlo? Cosa mai ha fatto Fini per noi? Perché mai dovremmo votare per una lista rotariana, per il suo capolista? Perché dovremmo votare per chi sta strozzando l'Italia per fare un favore ad un'Europa che non è la nostra Europa? L'Europa delle banche non è l'Europa dei popoli, l'idea di Europa che tutti noi abbiamo. Non è insomma un altro paradosso berlusconiano l'invito a votare per il centrosinistra o per il centrodestra e non per i partitini rotariani o meno, è un consiglio di buonsenso.
A Trieste, definitivo: Bersani 5553 voti, 67,9%; Renzi 2625 voti, 32,1%.
In provincia di Lodi, i risultati sono fermi a 51 sezioni su 58. Bersani: 4416 voti (59,8%); Renzi 2968 voti (40,2%).
A Cremona siamo a 94 sezioni su 104: Bersani 7417 voti (64,4%); Renzi 4100 (35,6%).
A Mantova siamo a 74 sezioni su 88: Bersani 9974 voti (63,31%); Renzi 5781 (36,69%).