giovedì 17 gennaio 2013

Fini, una storia italiana

Oggi scriverò un'altra storia usando le clip archiviate su Youtube. È una delle tante possibili storie che si possono raccontare su uno dei più discussi esponenti dell'allegra brigata di residuati della prima repubblica che Monti ha raccolto nell'armata con cui, novello Landsknecht, Lanzichenecco, sta muovendo alla conquista dello Stivale. Come in tutti i percorsi di fabulazione, come i format televisivi ci insegnano una clip a mo' di premessa ci sta, un antipasto che può corroborare la successiva degustazione, per dirla con una metafora metabolica. Siamo nel novembre 2010, precisamente il giorno 11, la trasmissione Annozero di Santoro manda in onda un'intervista di Luca Bertazzoni ad Assunta Almirante, argomento l'ultima (allora) svolta di Gianfranco Fini.


Parafrasando Santoro, il racconto adesso può cominciare. Sigla! I Contromano introducono il tema di questo post con "Mamma, non sono più fascista".


L'errore fondamentale è stato fatto nell'aprile 2008 da Berlusconi e dagli ex An, quando, per togliersi dai piedi Fini, che era già d'impaccio, hanno pensato di ripetere l'escamotage in precedenza usato con Casini, di farlo presidente della Camera, per eliminarlo dall'attività politica di partito facendone un uomo delle istituzioni sopra le parti. Ma evidentemente un uomo, qualunque uomo, non lo si conosce mai abbastanza, e Berlusconi, che si vanta di essere un fine conoscitore degli animi umani, quella volta ha preso una cantonata pazzesca. Ahinoi, perché oggi ancora ne paghiamo le conseguenze.


Non è banalmente la promessa di dimettersi mai mantenuta relativa alla casa di Montecarlo a farci capire nel tempo l'illusione nel giudizio di Berlusconi. Il problema di Fini è tutto nelle parole, a ben ascoltarle, di Assunta Almirante.
La coerenza politica di Gianfranco Fini è messa in dubbio nella rete da moltissimi video creati da persone di destra, missini soprattutto che dalle giravolte del nostro si sono sentiti profondamente traditi. Per cui è difficile trovare una clip che non contenga scritte che testimoniano quella che viene vissuta come un'offesa personale. Così anche nella seguente che tramanda ai posteri un frammento dell'intervento di Fini al congresso MSI-DN di Sorrento del 1987, alla fine c'è l'innevitabile epiteto. Umanamente giustificabile, comunque, l'incipit del brano audio è inequivocabile: "Il nostro fascismo, cari camerati...".


Come inequivocabili sono i contenuti dell'appello agli elettori che Gianfranco Fini, segretario del Movimento Sociale Italiano, in occasione delle elezioni politiche del 5 e 6 aprile 1992 fece allora: un voto all'Msi-Dn per cambiare e punire la partitocrazia, di cui poi è diventato ed è uno degli esempi più sublimi quanto ad attaccamento alla poltrona.


Come anche testimonia la clip successiva che ci mostra sempre in quegli anni un Gianfranco Fini a Napoli. Il documento audio-video è notevole per un passaggio, quando cioè Fini si esprime su Bossi. Da ascoltare con molta attenzione, centellinando le parole come un vino d'annata. Pensando sul carro di chi oggi Fini si scarozza nella corsa elettorale.


La nostra storia si chiude con Piero Chiambretti che nei panni del portalettere, si reca alla sede dell'Msi per consegnare al segretario del partito Gianfranco Fini la cartolina di Andrea Barbato,.uno dei divertenti momenti della fortunata trasmissione Il Portalettere andata in onda tra il 1991 e il 1992.


Sul Web tal Savoldello di nickname, indubbiamente di destra stante l'incipit, commenta: "Bellissima la bandiera quadripartita con gli stemmi di Trieste, Istria, Fiume e Dalmazia. All'epoca esisteva un partito, un leader e un ideale. Oggi anche la destra è confluita nella Cloaca Maxima della politica italiana fatta di imbrogli, di demagogia, di accordicchi e di ladrocini. Non ci saranno più le bombe e il clima di tensione, per fortuna, ma non c'è neanche più nulla in cui credere. Già, e non c'è miglior storia di quella di Fini per rafforzare una simile considerazione.

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