Il ministero russo degli Esteri oggi ha criticato aspramente la richiesta fatta da alcune decine di paesi di deferire la crisi siriana alla Corte Criminale Internazionale (ICC): "Crediamo che l'iniziativa sia inopportuna e controproducente per la soluzione del problema principale, che è fermare immediatamente il bagno di sangue in Siria", aggiungendo che l'iniziativa complicherebbe soltanto la ricerca di modalità per appianare politicamente e diplomaticamente il conflitto siriano".
In una lettera lunedì, oltre 50 paesi guidati dalla Svizzera hanno chiesto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di deferire il conflitto siriano all'ICC - una istituzione che persegue i responsabili di genocidio e di crimini di guerra. La lettera dice che il Consiglio di Sicurezza "deve assicurare l'attribuzione di responsabilità per i crimini che sembra siano stati commessi o che continuano ad essere commessi nella Repubblica Araba di Siria e mandare un chiaro segnale alle autorità siriane".
Intanto sono avvenuti alcuni fatti. Il Consolato Generale russo nella città nordoccidentale di Aleppo ha sospeso le attività. Aleppo, la più grande città siriana, a 340 chilometri a nord della capitale di Damasco, è stata la scena di mesi di violenti combattimenti tra forze governative e gruppi ribelli. La maggior parte di Aleppo è controllata dall'Esercito della Siria libera, un gruppo armato dell'opposizione. Gli abitanti della città soffrono per scarsità di cibo e di elettricità.
Quindici civili sono stati uccisi e alcune decine feriti da due esplosioni che "hanno scosso l'area tra la residenza universitaria e l'edificio della facoltà di Architettura nella parte sud dell'università di Aleppo", secondo quanto ha riferito su Facebook l'Osservatorio siriano per i diritti umani. La causa delle esplosioni non è chiara, le ipotesi contrastanti un missile sparato da un caccia governativo o autobombe dei ribelli.
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