Emma Mancini nel suo articolo per Nena News riassume così la situazione conseguente alla doppia esplosione nel Campus di Aleppo in Siria. Scrive la Mancini che durante la notte il bilancio dei morti è continuato a salire: sarebbero 87 le vittime della doppia esplosione nel campus dell'università di Aleppo, uno dei più sanguinari dall'inizio del conflitto. Tanto sanguinario che nessuno pare intenzionato ad assumersene la responsabilità: secondo il governo di Damasco si è trattato di un attentato terroristico da parte dei gruppi di ribelli, che da mesi hanno il parziale controllo della città a Nord della Siria; le opposizioni puntano invece il dito contro l'aviazione del presidente Bashar al-Assad.
Ieri, aggiunge la Mancini, al momento dell'esplosione - partita nel settore che ospita il dormitorio, in un'area di Aleppo ancora sotto il controllo governativo - il campus era pieno di studenti nel primo giorno degli esami di metà anno, ma anche di rifugiati, ospitati nel campus a causa del conflitto. Ottantasette le vittime accertate, un numero che potrebbe salire ancora: "Potremmo arrivare a cento, ci sono parti di cadaveri ancora non identificate", ha commentato l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani. Oltre 150 i feriti, di cui molti in gravi condizioni. Secondo alcuni testimoni, le due esplosioni - secondo fonti del governo, provocate da due missili terra-aria - sono avvenute a stretto giro e in un momento della giornata in cui il campus era pieno di studenti. Ovvero, il piano era quello di provocare più vittime possibile in un luogo simbolo della rivolta contro il presidente Bashar al-Assad: "L'università di Aleppo resterà per sempre il simbolo della sollevazione del popolo siriano", ha detto uno dei membri dei Comitati di Coordinamento Locali, che in questi due anni hanno organizzato numerose manifestazioni di protesta contro Damasco.
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