domenica 13 gennaio 2013

Casini nei "casini"

"Candidarsi con la lista Monticarlo non è solo una questione di «scelta civica», ma anche e, soprattutto, di parentela. Anzi, di «cognatanza»", comincia così il suo pezzo Gian Maria De Francesco su il Giornale.it; e precisa: "No, non si tratta del celeberrimo Giancarlo Tulliani, «cognato» dell'ormai quasi-ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, terza gamba del montismo istituzionale e istituzionalizzato. Questa volta a salire agli onori della cronaca è Silvia Noè, moglie di Federico, fratello minore di Pier Ferdinando, potente dominus dell'Udc e vero deus ex machina della «salita» in politica di Mario Monti". Ma la cognata, capogruppo dello scudocrociato in Regione e titolare di un'azienda di maglieria che l'articolo definisce "democristiana di ferro, quintessenza del «casinismo» bolognese, potrebbe non essere l'unica «parente» del "potentissimo leader udiccino" a correre per una sedia in Parlamento. Scrive De Francesco: "Si mormora in Via dei Due Macelli che anche Fabrizio Anzolini potrebbe strappare un seggio sicuro in Friuli Venezia Giulia «sottraendolo» al deputato locale Angelo Compagnon. Le solite beghe per la compilazione delle liste? No, perché Anzolini non è solo il vicepresidente friulano dell'Udc, ma soprattutto è il fidanzato di Maria Carolina Casini, figlia dell'ex presidente della Camera e della prima moglie Roberta Lubich".
Sembra che il nepotismo di Casini, "uno dei tratti distintivi della politica «Prima Repubblica-style» dell'Udc", abbia generato, riferisce il giornalista, una furiosa litigata con Lorenzo Cesa pronto e sul punto di sbattere la porta. L'articolo continua elencando l'amaro in bocca di altri esponenti Udc e con ulteriori curiosità. Ed un rammarico, ironico ovviamente, siamo su il Giornale: "In fondo, scrive De Francesco, anche Gianfranco Fini avrebbe potuto pensare un altro po' alla «famiglia». Con la lista Monticarlo non si sa mai".
Sulla stessa testata, Fabrizio De Feo scrive: "La Chiesa cattolica a livello informale sta inviando segnali importanti ai dirigenti del centrodestra. Comunicazioni dirette e indirette. Rassicurazioni neppure troppo criptate finalizzate a far capire che la presunta mobilitazione a favore dei montiani resterà soltanto una ipotetica dell'irrealtà. La sensazione diffusa dalle parti della Conferenza episcopale, e non solo, è che l'impegno profuso negli ultimi mesi si sia concluso con un risultato diverso, inaspettato e poco gradito. E che sia passato erroneamente quel concetto di «esclusività» che è l'esatto contrario della filosofia sposata dalla Chiesa, all'indomani della dissoluzione della Dc. Una necessità - quella di non farsi circoscrivere in un unico soggetto, oltretutto minoritario - raccomandata da sempre da Camillo Ruini". L'articolo di De Feo cita anche, ma non sono le sole, le parole "inequivocabili, pronunciate dall'arcivescovo di Ferrara, monsignor Luigi Negri: «I politici vanno giudicati dai valori che difendono»". E chiude sottolineando che "non è passato inosservato ai più come la «scissione» dal Pdl verso il Professore - che secondo qualcuno avrebbe dovuto trasformarsi in una valanga - si sia rivelata un flop". Ed aggiunge un ultimo indizio che arriva dall'universo ciellino: "Con l'imminenza delle elezioni regionali lombarde sono iniziate le grandi manovre per la preparazione delle liste. Un mosaico complesso che offre già una certezza. In ciascuna delle dodici circoscrizioni provinciali ci sarà un rappresentante riconducibile a Comunione e Liberazione. E sarà un unico partito a ospitarli: il Popolo della libertà".

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