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mercoledì 1 maggio 2013

Grillo e gli struzzi del Primo Maggio

Riprendo, e così contribuisco a diffondere, il post odierno del blog di Beppe Grillo, intitolato "Gli struzzi del Primo Maggio":
Il primo maggio era la festa dei lavoratori. Ora è la festa dei disoccupati e del concertone a Roma. C'erano un tempo "panem et circences", sono rimasti i circences, ma solo una volta all'anno con in tribuna, al posto di Caligola o Diocleziano, i reggenti della Triplice Sindacale. Chiude un'azienda al minuto, la disoccupazione giovanile "ufficiale" ha raggiunto il 38,4%. L'Italia è diventata una Nazione di cassintegrati, esodati, disoccupati, precari e emigranti. In passato erano i ragazzi del Sud a emigrare al Nord, a Milano, Torino, Bologna. Adesso i ragazzi del Sud e del Nord emigrano insieme all'estero. Laureati, diplomati. E' un travaso di sangue, di intelligenze. L'Italia è la seconda nazione europea per numero di emigrati dopo la Romania. Il Paese si regge sul nulla. Chiacchiere e inciucio. Il gettito fiscale e Irpef sta crollando per la scomparsa di aziende e lavoratori dipendenti. Il traffico su strada è diminuito in un anno del 34%, gli autogrill sono deserti. L'Italia si sta fermando come una grande macchina colpita dalla ruggine, un componente dopo l'altro, fino all'immobilità. Quattro milioni di dipendenti pubblici, 19 milioni di pensionati, mezzo milione di persone che vive di politica sono insostenibili per un Paese senza sviluppo da 15 anni, con un Pil in discesa libera ben prima della crisi del 2008. Festeggiare il Primo Maggio è uno stanco rito assolutorio dei responsabili, dei sindacati complici, dei "prenditori" di appalti pubblici di Confindustria, dei partiti che hanno occupato lo Stato. E' la celebrazione di Caporetto e dell'otto settembre a reti unificate. Capitan findus Letta promette tagli e ritagli senza alcuna copertura economica e in piazza si balla mentre la cassa integrazione sta finendo. Un'allegria di un giorno che ha il profumo forte e rancido del 2 novembre dei lavoratori. La Cgil ha detto che "è un fatto positivo" che il Nipote di suo Zio abbia "toccato molti punti che sono stati sollevati anche dai sindacati", ciò denota "sensibilità e attenzione all'ascolto". Prosit.

venerdì 22 febbraio 2013

Stefano Fassina intervistato a Montecitorio e dintorni

Il 16 febbraio Elisabetta Fiorito, che cura su Radio24 la rubrica Montecitorio e dintorni, ha intervistato Stefano Fassina. Due gli argomenti principali che possono essere riassunti da queste affermazioni di Fassina: "Non ci sarà manovra aggiuntiva malgrado il buco di Monti"; e l'altra: "La Fornero è stata silenziata, la riforma va cambiata".
Il responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, risponde infatti su un'eventuale manovra aggiuntiva qualora il pd vincesse le elezioni per riparare il buco di bilancio di 7 miliardi lasciato a suo dire da Mario Monti. "Non faremo manovre aggiuntive, discuteremo con l'Unione Europea considerata la recessione in corso il modo per affrontare le spese e le minori entrare a partire dalla cassa integrazione in deroga, al credito d'imposta del 50 per cento per le ristrutturazioni edilizie, al finanziamento delle missioni internazionali. La commissione mi sembra più compresiva dell'impatto sull'economia reale. Credo che potremo dialogare e trovare una soluzione per coprire questi interventi che non implichi nuove manovre". Per Fassinia, il rigore non solo non ha creato occupazione ma "ha creato anche una crescita del debito pubblico. Va modificata la politica economica a livello europeo se si vuol fare qualcosa per la disoccupazione, bisogna aumentare la domanda, se non la facciamo ripartire di investimenti e consumi, l'economia non riprende e l'occupazione non riprende".
Per il responsabile economico Pd, poi, la riforma del mercato del lavoro di Elsa Fornero "va cambiata per i contratti precari. La soluzione individuata non va bene in assoluto a sindacati e imprese. Aumentare il costo del lavoro precario in un momento di difficoltà per le imprese vuol dire trasformare contratti precari in contratti precarissimi o contratti in nero. Noi vogliamo ridurre il costo del lavoro stabile. Va migliorata per l'indennità di disoccupazione perché i contratti precari sono rimasti fuori, va integrata sulle politiche attive per il lavoro che doveva essere l'oggetto principale, ma una volta che si è toccato il punto dell'articolo 18 tutto l'interesse riformista è venuto meno. L'obiettivo era solo quello di favorire il licenziamento dei lavoratori". Alla domanda perché il Pd non abbia candidato la Fornero: "La Fornero è stata abbastanza silenziata forse anche immeritatamente".

sabato 16 febbraio 2013

Raccolte le firme per il reddito minimo garantito

UniRomaTv ci dice che sono state raggiunte e superate le 50mila firme necessarie per presentare la proposta di legge di iniziativa popolare per un reddito minimo garantito. Le firme saranno presentate entro i primi cento giorni della nuova legislatura.

martedì 12 febbraio 2013

Il Pdl ieri in conferenza stampa a Roma

"Più lavoro, più salario si può" è il tema della conferenza stampa del Pdl, tenutasi a Roma il giorno 11 febbraio 2013. Alla conferenza stampa hanno partecipato con il segretario politico, Angelino Alfano, Maurizio Sacconi, Renato Brunetta, e Annagrazia Calabria, coordinatrice nazionale della Giovane Italia. La registrazione è stata effettuata da Radio Radicale.

venerdì 8 febbraio 2013

Fiom e Slai Cobas regalano le chiacchiere di Marchionne

Chiacchiere all'amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne: un tradizionale dolce napoletano di carnevale, offerto a tutti i dipendenti dell'azienda in entrata ed uscita dalla fabbrica. L'inusuale manifestazione, come mostra la clip di YouReporter, organizzata dallo Slai Cobas e dalla Fiom è stata preparata a pochi giorni dalla festa mascherata, contro le tante parole dette su Pomigliano, dall'amministratore, definendolo appunto chiacchierone. All'esterno dello stabilimento un gruppo di cassintegrati sotto una pioggia battente hanno contestato dirigenti e sindacalisti, soprattutto quelli che hanno firmato l'accordo con la casa torinese. Dalla Fiom le accuse verso l'azienda sono durissime: per evitare il fallimento e la chiusura di Fiat group, realizzarono Fabbrica Italia, spiegano, adesso invece, per evitare il disastro di Fabbrica Italia, riesumano Fiat group.

Convincere Bersani a fare un governo di centrosinistra

Distribuisce volantini, stringe mani e parla con gli operai. Antonio Ingroia, candidato premier di 'Rivoluzione Civile', si è presentato di fronte ai cancelli dello stabilimento Fiat Meccaniche di Mirafiori, per l'appuntamento torinese della sua campagna elettorale, come ci racconta la clip di TM News.."Noi stiamo dalla parte dei lavoratori, che sono stati depredati col modello Marchionne di tutti i diritti, per questo vogliamo restituire la dignità del lavoro, la dignità dei diritti". Poi Ingroia attacca l'ipotesi che Bersani stringa una alleanza post elettorale con Monti. "Vuole andare comunque al governo e quindi ritiene di dover andare al goveno con Monti, ma gli elettori devono sapere che se sarà così non sarà un governo dalla parte dei lavoratori. Noi siamo l'unico voto utile per un governo di centrosinistra. Se verrà data fiducia a noi, potremmo essere l'alternativa a Monti. Potremmo convincere Bersani a fare un governo di centrosinistra che sia davvero dalla parte dei lavoratori".

mercoledì 6 febbraio 2013

Sciopero a Bruxelles dei funzionari europei

I funzionari europei non vogliono essere il capro espiatorio della battaglia sul bilancio europeo e hanno indetto una giornata di sciopero. Secondo quanto riporta Euro News, decine di persone hanno manifestato davanti alla sede della Commissione a Bruxelles contro i tagli all'amministrazione europea.

martedì 5 febbraio 2013

Fassina a Question Time de il Fatto

La diretta streaming di ieri di Question Time de il Fatto Quotidiano con Stefano Fassina, responsabile dell'economia del Partito Democratico. Durante la diretta Fassina si è confrontato con Stefano Feltri, rispondendo alle domande arrivate da Twitter e da Facebook.

Garantire i diritti per il futuro dei giovani

Paolo Ferrero, il leader del Partito della Rifondazione Comunista, che partecipa all'esperienza di Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, nella clip diffusa dal movimento, dichiara che è fondamentale garantire i diritti per dare un futuro ai giovani.

martedì 29 gennaio 2013

Ingroia, la mia riforma della giustizia

Su Rai1, Antonio Ingroia parla del suo programma, in particolare di come sanare la giustizia italiana e quanto al tema del lavoro dichiara la sua contrarietà alla modifica dell'art. 18 come è stata attuata e alla precarietà vissuta dai lavoratori, in particolare dai giovani.

sabato 26 gennaio 2013

MPS. La denuncia dei dipendenti azionisti

I dipendenti del Monte dei Paschi di Siena, che in questi ultimi anni hanno comprato azioni della banca finita nella bufera, sono tra i primi a subire gli effetti della situazione attuale. È, come ci informa la clip di TM News, quanto denunciano in molti, a partire da Bruno Valentini, sindaco di Monteriggioni, avversario storico del sindaco dimissionario di Siena, Franco Ceccuzzi: "All'inizio ho avuto azioni come retribuzione accessoria e ho investito anche parte della liquidazione in azioni, siamo doppiamente truffati, come dipendenti e come azionisti".
Luca Bianchi, segretario di Dircredito, è tra quelli che nella banca hanno investito il Tfr e denuncia: ne abbiamo perso l'80%. "Io credo che di truffa debba parlare la magistratura, i piccoli azionisti sono amareggiati, hanno perso molti dei loro soldi, vogliono chiarezza ma vorrebbero vedere finalmente questa banca tranquilla".
Maria Alberta Cambi e Alessandro Vigni dell'associazione Buongoverno vedono rischi imminenti per i dipendenti Mps. "Se non c'è una revisione del piano industriale la strada purtroppo è questa, chiusure di filiali. Oltre ad avere lo smacco di vedere a rischio il posto, vedono le azioni in cui avevano investito i risparmi cadere in modo vertiginoso. Valevano 3-3,5 euro, oggi valgono se va bene 25 centesimi, fate voi il conto, fate i conti di quanto hanno perso".

lunedì 21 gennaio 2013

La presentazione della Lista Maroni a Cremona

La Lega Nord Padania ha pubblicato su YouTube il video della presentazione della Lista Maroni, avvenuta oggi a Cremona. Roberto Maroni espone il progetto della macro regione del Nord ed il programma per la Regione Lombardia con cui la Lega si presenta agli elettori lombardi.

Ritorno alla terra

Un ritorno alle origini, al mestiere dei nonni, con una marcia in più: una laurea e le nuove tecnologie. Della nuova tendenza in Veneto ci parla il servizio da Padova di TMNews. I giovani del Veneto tornano all'agricoltura, scelgono di vivere e lavorare in campagna come in passato: nell'ultimo piano di sviluppo rurale della regione sono circa duemila. Come Andrea Barbetta, 22 anni: laureato in agraria, intervistato da TMNews, che conduce l'azienda agricola di famiglia: "Secondo me è fondamentale crederci, avere la passione per l'agricoltura, altrimenti non si fa strada. A volte preferirei andare a zappare anzichè all'università, anche se si possono conciliare entrambe le cose".Il fenomeno è una risposta alla crisi che dura da cinque anni, e coinvolge soprattutto le province di Verona e Treviso, ma anche quella di Belluno. "Molti giovani che sanno usare il Web e si connettono con tutto il mondo hanno scelto di insediarsi in malghe che da tempo erano sfitte, e anche scegliendo una vita dura come quella del pastore che dà soddisfazioni perchè riesco a trasformare il prodotto e venderlo sul web".Una scelta consapevole, quella di tornare alla terra, che dimostra come l'agricoltura sia un settore anticiclico, tra i pochi in crescita.

domenica 20 gennaio 2013

Veneto, green economy contro la crisi

Il Veneto, riferisce TMNews, punta sulla green economy per combattere la crisi: sono 34mila le imprese coinvolte, che fanno della regione la seconda più "verde" d'Italia dopo la Lombardia. Il dato emerge dal rapporto Viaggio nel Veneto delle qualità, presentato a Padova nella sede di Antonveneta Monte dei Paschi dalla Fondazione per le qualità italiane Symbola presieduta da Ermete Realacci con il contributo di Fondazione Monte dei Paschi di Siena e Ambiente, Federparchi, e il Nord Est Europa: "Nel Veneto già una parte importante del sistema produttivo scommette su qualità, innovazione e ambiente: sono quasi 33.900 le imprese che hanno fatto questa scommessa, sono quelle che innovano, esportano di più e creano più posti di lavoro. È una regione di grande vitalità manifatturiera e dove si capisce qual è la strada dell'Italia".
Sono venti i casi di imprese di successo che dimostrano l'efficacia di questo settore per affrontare la recessione, ricorda Giorgio Piazza, presidente di Coldiretti Veneto. "Gli esempi citati nella ricerca sono un ottimo segnale che anche nel nostro mondo c'è la sensibilità di fare impresa".
In Veneto negli ultimi quattro anni quasi un'impresa industriale e terziaria su quattro (con almeno un dipendente) ha investito in tecnologie green a maggior risparmio energetico e a minore impatto ambientale: si tratta del 10% delle aziende che hanno investito nel green in Italia.

Un'operaia in Parlamento

A3News (servizio di Massimo Lenza, riprese di Simone Squarcina, montaggio di Simone Squarcina) intervista Nicoletta Zago, l'operaia sindacalista, che sarà candidata alla camera, nel collegio Veneto 2, con la lista Rivoluzione Civile, capeggiata dall'ex magistrato Ingroia. Nicoletta Zago è disposta a tutto, anche andare in Parlamento, pur di poter continuare a parlare dalla vicenda della Vinyls, l'azienda chimica di Porto Marghera prossima al fallimento.

sabato 19 gennaio 2013

Quando costa caro fare il sindacalista

In un precedente post, Quando il bel tempo antico si chiamava Art. 18, avevo riportato la testimonianza di un sindacalista, lavoratore della Bnl, che era stato licenziato per motivi che si potevano far risalire, quanto a ipotetiche cause reali, alla gestione del Fondo Pensioni. Ieri su Il Pane e le Rose è comparso una nota, a firma Radisol, con il contenuto che segue ed il link al video che trovate allegato sotto. Dice la nota, ripresa come ho scoperto dopo dalla descrizione della clip su YouTube: Sempre a proposito di BNL e di licenziamenti politici dalla Banca BNL si evince con questo racconto, una vicenda intercorsa con un suo quadro dirigenziale, che cercare di portar alla luce dei fatti scomodi può costare caro. Talmente caro che ci si può ritrovare senza lavoro o, come in questo caso simile agli operai FIAT, comunque fuori dal ciclo produttivo e percependo un salario. Come si possa permettere questo in un paese civile, come non possa essere ritenuto umiliante, ancora è un mistero. Francesco Ielo, sindacalista di base, con il suo staff, denuncia "anche" tramite la trasmissione REPORT un illecito sommerso, in pieno conflitto di interessi, nei fondi pensione trattati in BNL . Da quel momento scattano nei suoi confronti richieste particolari, fino a trovarlo mancante della copia fotostatica dei certificati medici già consegnati a seguito di un incidente automobilistico. A sicurezza sopraggiunta che non avesse più la possibilità di riproporli, la Banca lo licenzia discreditandolo con ogni mezzo, per aver fornito dei certificati da lei comunque in possesso, ritenuti falsi, fatti disconoscere dal medico, in quanto realmente tali. Dal ritrovamento casuale delle copie degli originali certificati, riconosciuti dal medico in questione e dai testimoni scatta il reintegro al posto di lavoro da parte del giudice (passati due anni)... ma ancora oggi vittima di sopruso e tagliato fuori.
La clip è realizzata dal Movimento 5 Stelle, al quale il dott. Francesco Ielo concede l'intervista per raccontare il suo caso.

In quattro anni persi 567mila posti di lavoro

Alla vigilia dello scoppio della Grande Crisi, nel 2008 - si legge su Liberazione.it - il tasso di occupazione in Italia era del 59%, pari a 23.518.000 persone: oggi la percentuale è del 56.9%, pari a 22.951.000 di occupati. In quattro anni di crisi, dunque, l'Italia ha perso ben 567.000 occupati. Lo segnala un'analisi dell'Osservatorio Cig-Occupazione della Cisl che sottolinea come i dati Istat del terzo trimestre 2012 rispetto al terzo trimestre del 2008, evidenzino un netto peggioramento dello scenario. «Infatti - spiega la Cisl - la stabilità del numero di occupati non può considerarsi un segnale di uscita dalle criticità, essendo dovuta all'aumento degli occupati con almeno 50 anni, a sua volta provocato dalla forzata permanenza al lavoro per via delle riforme pensionistiche» (merito del ministro Fornero).
A tale fenomeno corrisponde il calo di occupati delle fasce di età inferiori, soprattutto i più giovani (come volevasi dimostrare). Gli effetti della crisi - continua l'analisi del sindacato - si mostrano anche nella riduzione del lavoro a tempo indeterminato, mentre crescono i dipendenti a termine ed i collaboratori, e nella riduzione del tempo pieno con contestuale aumento del tempo parziale involontario. Come dire che senza lavoro flessibile e part time il calo dell'occupazione sarebbe ancora maggiore; la Cisl, inoltre, segnala che è ancora il settore industriale a mostrare chiari segnali di sofferenza. Non basta: dicembre 2012 si è chiuso con ben 86,5 milioni di ore autorizzate di cassa integrazione, che portano il totale, per tutto il 2012, a qualcosa come 1,09 miliardi contro i 973,2 milioni del 2011: il 12,1% in più. Con i dati definitivi del 2012 le ore di cassa integrazione si attestano intorno al miliardo per il quarto anno consecutivo, corrispondenti a circa 500.000 lavoratori mediamente coinvolti ogni anno. Rispetto ai valori pre crisi (2007) nel periodo 2008-2012 ci si assesta così su livelli di circa sette volte superiori. Il settore più in sofferenza è certamente il commercio, mentre l'area geografica più penalizzata è il Centro Italia.

venerdì 18 gennaio 2013

Ricorsi storici. Monti alla Fiat

La clip di Mario Monti a Melfi con Marchionne è stata riproposta ieri nella trasmissione di Michele Santoro Servizio Pubblico su La7. "La Fiat è lo specchio dell'Italia". Endorsment? Si chiede la redazione a commento dello spezzone su YouTube. "Non ci erano piaciuti per niente gli applausi, anche se sicuramente imposti dalla presenza tra le fila degli operai dei capisquadra, tributati a Mario Monti e a Marchionne in occasione della visita allo stabilimento FIAT di Melfi a dicembre, e non solo perché indici di una coscienza della propria condizione molto scarsa quanto, soprattutto, in considerazione di quello che la FIAT ha promesso e non mantenuto in questi due anni, dalla famosa firma del contratto aziendale con cui essa sancì l’uscita dalla Confindustria, separando i destini dei propri dipendenti da quello di tutti gli altri metalmeccanici. (...). Del piano e degli investimenti promessi non c’è stata mai traccia in questi due anni e c’è voluta proprio una bella faccia tosta, da parte dei vertici aziendali ma soprattutto di Bonanni ed Angeletti, a prestarsi a quella farsa davanti agli operai di Melfi. Ieri, infatti, la FIAT ha annunciato due anni di Cassa Integrazione per questo stabilimento, ufficialmente per ristrutturare le linee per la produzione del SUV, marchio Jeep Chrysler", scrive il Sindacato Unitario di Base in un suo documento che ho riportato in altro post, sempre oggi. Ed è, di per sé, un commento ottimo e abbondante.


Se endorsment è stato, è certo un autogoal e marchiano. Mi sembra oltretutto piuttosto un déjà vu, un altro di questo periodo, tant'è che vien da chiedersi, lo dico sorridendo, se per caso, noi italiani, non siamo comparse nel film Matrix. Provare per credere, guardatevi la clip che segue, e buttate là un confronto. Stupefacente, no? È il 24 ottobre 1932, Mussolini parla agli operai della Fiat al Lingotto.

Fiat Monti et Monti fuit

Qualche giorno fa, l'Unione Sindacale di Base (USB) ha pubblicato sul suo sito un editoriale dal titolo "Manager moderno o padrone delle ferriere?", eloquente di per sé, che osservava come alla Fiat degli investimenti promessi non rimane che una minima traccia mentre abbondano cassa integrazione e repressione". Scrive il sindacato:
Non ci erano piaciuti per niente gli applausi, anche se sicuramente imposti dalla presenza tra le fila degli operai dei capisquadra, tributati a Mario Monti e a Marchionne in occasione della visita allo stabilimento FIAT di Melfi a dicembre, e non solo perché indici di una coscienza della propria condizione molto scarsa quanto, soprattutto, in considerazione di quello che la FIAT ha promesso e non mantenuto in questi due anni, dalla famosa firma del contratto aziendale con cui essa sancì l’uscita dalla Confindustria, separando i destini dei propri dipendenti da quello di tutti gli altri metalmeccanici.
Quel contratto fu firmato dai sindacati complici FIM UILM FISMIC, fortemente voluto dai segretari di CISL e UIL, Raffaele Bonanni e da Luigi Angeletti i quali accettarono per buona, in cambio, la promessa verbale di un piano industriale con investimenti pari a 20 miliardi di euro.
Del piano e degli investimenti promessi non c’è stata mai traccia in questi due anni e c’è voluta proprio una bella faccia tosta, da parte dei vertici aziendali ma soprattutto di Bonanni ed Angeletti, a prestarsi a quella farsa davanti agli operai di Melfi.
Ieri, infatti, la FIAT ha annunciato due anni di Cassa Integrazione per questo stabilimento, ufficialmente per ristrutturare le linee per la produzione del SUV, marchio Jeep Chrysler, ma siccome "di doman non v’è certezza" bisogna cominciare a preoccuparsi, visto quanto è successo a Pomigliano dove, invece dei mirabolanti investimenti promessi, l‘azienda ha firmato l’ennesimo accordo con i soliti FIM UILM e FISMIC per il prolungamento della CIG per gli oltre 2000 lavoratori rimasti con la bad company, la vecchia azienda FIAT. Per loro non solo non c’è alcuna possibilità di rientro ma con l’entrata di vigore della riforma degli ammortizzatori sociali, firmata Fornero, anche la cassa integrazione non costituisce più un ombrello protettivo seppur parziale
Marchionne al contrario ha ottenuto dal Governo per la new company, Fabbrica Italia, che a Pomigliano ha assorbito 2150 su un totale di 4500 lavoratori, con un’operazione a dir poco sconcertante, la concessione della CIG in deroga, come se si trattasse di una piccola impresa o di un artigiano. A rigor di norma non aveva infatti diritto alla CIG visto che si trattava di una nuova azienda.
Più o meno la stessa sorte è toccata a Mirafiori, dove a produrre la Mito lavorano in 1000 su 5.500 addetti per non più di 3/4 giorni al mese, tutti gli altri a casa, mentre non sta molto meglio neppure lo stabilimento di Cassino che non trova alcun riferimento nella casella investimenti prospettati da Marchionne.
Altro che “manager più moderno, un maestro ristrutturatore” come lo ha definito il Financial Times, lo andassero a raccontare a tutti gli operai colpiti dai licenziamenti, dalla CIG e dalla repressione della FIAT, come succede alla SEVEL di Atessa in cui si cerca di intimorire chi si oppone all’aumento dei ritmi, ai sabati di straordinario imposti in concomitanza con la CIG con ritorsioni: cambi di turni a coppie di coniugi i quali, collocati nella stessa fascia oraria, non possono più dividersi la cura dei figli minori, cambi di officina o di mansioni, ai quali segue imposizione di visita medica per accertare l’idoneità fisica al lavoro.
Assomiglia molto più allo stile dei padroni delle ferriere dell’800!

giovedì 17 gennaio 2013

Quando il bel tempo antico si chiamava Art. 18

Innanzitutto due parole di spiegazione dell'icona scelta per distinguere questo post. Se la questione che verrà riportata per contribuire a darne diffusione non fosse, direi, drammatica, si potrebbe scherzare che il nostro signor K., di cui si racconteranno le vicissitudini, ha ricevuto dalla Giustizia italiana, quella che non ci vede da tutti e due gli occhi, proprio un bel regalo natalizio, un pacco natalizio vero e proprio, da qui l'icona. Purtroppo è una vicenda troppo sconcertante per farla passare sotto silenzio. K. ha pubblicato la sua vicenda giudiziaria, una causa di lavoro, il giorno 15, martedì, con un post sul sito Bella ciao.org, ripreso oggi sul sito Il Pane e le Rose. Vediamo il racconto.
Quando, ad inizio estate, fu approvata dalla "strana maggioranza" la cosiddetta riforma Fornero sul mercato del lavoro, giornali e televisioni ci riempirono di "solenni minchiate". Ci dissero che sì, anche se il giudice dava ragione al lavoratore in una causa di licenziamento, lo stesso giudice poteva optare tra il "reintegro" o una "indennità economica". Ma ci dissero pure che, in cambio, la sveltezza imposta alle cause di licenziamento, sarebbe stata un grosso vantaggio per il lavoratore che prima doveva invece aspettare anni per arrivare ad un dibattimento e vedere quindi riconosciuta l’eventuale infondatezza del licenziamento.
Non voglio annoiare troppo con la mia storia, di cui si è certamente parlato molto nei mesi scorsi. Sono stato licenziato in giugno, dice Bnl, in seguito ad una condanna penale in primo grado, avvenuta nel febbraio 2012, a due mesi e venti giorni. Condanna per aver presentato documentazione falsa nel 2004 onde ottenere un anticipo sul mio "zainetto previdenziale" presso il Fondo Pensioni. Ovviamente si trattava di sentenza di primo grado, quindi provvisoria, rispetto alla quale è stato interposto regolare appello, e che oltretutto cadeva in prescrizione lo scorso settembre 2012. Quindi, volendo, causa penale già morta e sepolta.
Ricorro in tribunale contro il licenziamento. Nel mio caso, essendo stato licenziato circa un mese prima dell’entrata in vigore della riforma Fornero e trattandosi poi di un fatto risalente a ben sette/otto anni prima, si applica inequivocabilmente il vecchio Art. 18, c’è solo la possibilità del "reintegro". Questo però non impedisce che venga applicato anche al mio caso il nuovo "rito Fornero", quello svelto, quello che dovrebbe garantire maggiormente il lavoratore. Ed infatti i tempi sono brevi, il ricorso viene presentato in settembre ed il 20 dicembre, dopo meno di 4 mesi, viene fissata l’udienza. Un udienza di soli venti minuti per una causa affidata da sole 48 ore ad un giovane giudice del lavoro, in sostituzione di una collega postasi in aspettativa/maternità.
Nessun cenno al formale tentativo di "conciliazione tra le parti", che pure solennemente il "rito Fornero" prevede all’inizio del dibattimento. Due chiacchiere dei miei avvocati, qualcuna in più da parte del responsabile legale della Bnl che, bontà sua, alla fine di una arringa distruttrice, dove vengo descritto come un delinquente abituale o poco meno, offre una anno di mensilità come "compenso" di conciliazione, cosa che ovviamente rifiuto (sono un delinquente per aver prelevato 16.000 euro dal mio personale "zainetto", quindi comunque soldi miei, e poi me ne "regali" circa 40.000 per "conciliare"?). Un testimone-chiave a mio favore, credendo anche lui - avendo letto la nuova legge - al fatto che la prima udienza avrebbe dovuto essere destinata ad un serio tentativo di "conciliazione", che non si presenta in aula. Ed il giovane giudice, con l’aria pure tanto "progressista" e "alternativa", che ritiene inutile un rinvio per ascoltarlo, tanto, dice, "è tutto nelle carte".
Tutto questo, come dicevo, in soli venti minuti. lo scorso 20 Dicembre, con tre cause prima della mia ed altre quattro dopo la mia, tenute dallo stesso giovin magistrato, "efficiente", "tecnologico" e "progressista", capelli lunghi e barbetta tardo/contestataria, con tanto di quotidiano "de sinistra" in bella mostra sulla scrivania.
Passa una settimana ed arriviamo al 27 Dicembre. In mezzo c’è un solo giorno lavorativo, venerdì 21, e lo stesso giudice ha in programma per quel giorno altre 6 o 7 cause. Poi il 22 è sabato, il 23 è domenica, il 24 è la vigilia di Natale ed il tribunale è chiuso, il 25 è Natale, il 26 Santo Stefano. Il 27 pomeriggio mi chiama il mio avvocato per comunicarmi che il giudice ha respinto il mio ricorso, confermando il licenziamento. Quando le ha lette il giovin magistrato le famose "carte", un grosso faldone, sotto l’albero di Natale e col panettone in mano? E, ammesso che le abbia lette, ha avuto modo di capire, ad esempio, che tutta l’inchiesta penale nasce da una mia dichiarazione, in un incontro del sindacato Falcri di cui ero all’epoca Segretario di Coordinamento col Fondo Pensioni, dichiarazione di sostanziale ammissione personale di responsabilità fatta, forse troppo generosamente, per difendere una collega? E avrà capito il fatto che, se anche il Fondo Pensioni è un ente "terzo", il personale amministrativo con cui ci si confrontava in quell’occasione era personale dipendente della Bnl, espressione delle Risorse Umane, e che quindi quella mia incauta ammissione era come se l’avevo fatta direttamente alla Banca? La quale quindi non aveva nessuna necessità di aspettare quasi 8 anni, ed una sentenza comunque provvisoria, per prendere una eventuale decisione? Se quel lontano fatto, da me stesso pochi mesi dopo ingenuamente svelato, è tale da "far cadere il rapporto fiduciario", mi tieni quasi altri 8 anni, in gran parte dei quali non ho nemmeno svolto ruoli sindacali, a lavorare con tanto di password ed autorizzazioni di ogni tipo? Ed il giudice avrà capito il fatto che quella sentenza penale c’entra assai relativamente con il mio licenziamento? E questo non fosse altro perché una collega condannata nella stessa causa a pena doppia rispetto alla mia, se l’è cavata con una sospensione di dieci giorni ? E perché un provvedimento di sospensione è stato preso anche nei confronti di un altro collega che in quella medesima causa penale non era stato condannato?
Certo, nelle "carte" tutto questo c’era. Ma, ripeto, quel giovin magistrato le ha lette veramente? E pure attentamente, come meritavano? E quando? Il dubbio appare legittimo. Così come appare legittimo pensare che la "sveltezza" imposta a certe cause dalla riforma Fornero, tutto è meno che a favore del lavoratore. Magari, prima della riforma, anche se si aspettavano anni per una sentenza, si poteva però pure ritenere che il giudice avesse tutto il tempo per studiare attentamente le "carte". Ora, in quella allucinante catena di montaggio di cause e sentenze che si è venuta a creare, questa certezza non c’è proprio più.
Poi è ovvio che la mia vicenda ha ben altre implicazioni, tutte politiche. E che il misfatto vero e proprio, e non parlo solo del provvedimento di licenziamento ma anche di molti comportamenti/banca ad esso successivi, non è certo avvenuto in quella caotica e rumorosa aula di tribunale. E su questo ho intenzione di tornare con ampia citazione di fatti, avvenimenti e persone coinvolte, non solo nell’ambito strettamente Bnl, in un prossimo futuro.
Naturalmente, poi, si sta predisponendo il ricorso in appello contro questa sentenza del Tribunale del Lavoro, sperando in un esame più attento ed accurato della vicenda.
Saluti a tutte e tutti ed a presto.

La lettera, a dire il vero chiude con un Comunque, "no pasaran!". Frase che ha origine da un messaggio di Dolores Ibárruri ai soldati al fronte, durante la guerra civile spagnola in cui riprese la stessa frase attribuita al generale Robert Nivelle durante la battaglia di Verdun della Prima guerra mondiale, per incitarli a combattere contro le truppe del generale Franco, e che da allora, è stata adottata come slogan politico della lotta contro il fascismo. Uso rafforzato, dopo che, caduta Barcellona, Mussolini ebbe a pronunciare in un famoso discorso questa frase: "La parola d'ordine dei rossi era No pasarán!: siamo passati! E vi dico, vi dico che passeremo". E l'augurio a K. è  che così sia nella sua vicenda. Luigi, e=mc2 di nickname, che su Bella ciao commenta il post e cita un altro caso, osserva nel post scriptum: "L’atteggiamento aziendale nei riguardi di K. viene molto da lontano poichè egli era ed è, probabilmente, scomodo per l’attività sindacale che lo stesso ha sempre attivato tra molti silenzi (conniventi?) di altri Sindacati e sindacalisti anche nel e per il Fondo Pensioni BNL (n.d.r.)?  Ecco, forse, la chiave di lettura per il diverso atteggiamento dell’Azienda nei riguardi di altri Lavoratori che si sono ritrovati nelle medesime circostanze del citato; ma perdonati". Probabile, comunque la vicenda disorienta non poco logica, ragione e buonsenso. In un'era dove la "tecnica" è vincente, poi.