"Pesantino" oggi l'editoriale su Il Giornale di Alessandro Sallusti, dal titolo: "L'anti-Mario. Il gigante Brunetta". Lo ricopio integralmente, altrimenti si farebbe un torto a Sallusti e si rischierebbe di perdere quei toni "alla Santanchè" che talvolta echeggiano qua e là tra i paragrafi.
Scrive Sallusti: Due episodi di allarmante razzismo ieri in Italia. Il primo a Busto Arsizio, dove tifosi della Pro Patria hanno intonato cori razzisti contro i giocatori di colore del Milan. Il secondo, molto più grave, su Rai Uno, dove Monti ha ironizzato sull'altezza fisica dell'ex ministro Brunetta e ha chiesto di silenziare le ali radicali del Pd. Monti si svela così peggio di un razzista da stadio. Gli uomini etichettati e messi al bando in base al colore, ai requisiti fisici, alle idee. I termini usati dal premier: «statura» e «silenziare» ricordano le peggiori dittature, una tecnica di selezione della razza che Monti ha probabilmente affinato nella sua lunga e personalmente proficua frequentazione con Angela Merkel e le sue ambizioni egemoniche di tragica memoria in quanto a purezza e perfezione fisica.
Ecco chi hanno pensato di sostenere i vescovi italiani, ecco chi dovrebbero votare i cattolici: un professore che va in chiesa la domenica e che in settimana divide le persone tra alti e bassi, con dichiarato disprezzo per i secondi, evidentemente non fisicamente all'altezza del ruolo. Gli do un consiglio, così, per fare un salto di qualità e di coraggio: perché non ironizzare sul fatto che il ministro delle Finanze tedesco è un signore handicappato che si muove in carrozzina? Proponga di gettarlo dalla rupe, in nome di principi di bocconiana memoria, o per compiacere il suo sponsor cardinale Bagnasco.
A confronto di Monti, Brunetta è un gigante che si è fatto largo nella vita facendosi un mazzo che il premier non si immagina neppure. Non è un mostro di simpatia, è vero. Ma non è questo il suo torto. È che da ministro ha provato per primo nella storia della Repubblica, e con qualche successo, a mettere in riga fannulloni e imboscati del pubblico impiego. Ma soprattutto nell'ultimo anno ha messo a nudo con la pignoleria e testardaggine di cui è capace tutte le menzogne del presunto effetto Monti sull'economia, a partire da quelle sullo spread. Un affronto che il premier non ha gradito e al quale risponde ora con la stizza acida e isterica classica del professore frustrato. Mi raccomando, stiamo alla larga dai razzisti di stadio e di palazzo.
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