domenica 6 gennaio 2013

Un consiglio di buon senso

Cosa dice nella sua intervista rilasciata al Giornale Freccero di Berlusconi? "Da tempo Berlusconi è l'unico che irride la miseria della politica. Come attore professionista si presenta in scena già truccato per la parte. Ha indossato ogni sorta di copricapi: bandane, colbacchi, oggi il Borsalino. Situazionisticamente sembra suggerire: la politica è spettacolo. In questo modo spoglia di sacralità lo scenario montiano". E dunque, se si toglie la ieraticità, cosa resta del discorso montiano? Riflettiamoci su, se può servire; ma forse è bastante un'occhiata alle proprie tasche.
"La sua crescita [di Berlusconi] nei consensi è legata alla capacità di riportare alla normalità la paradossalità dei suoi discorsi", precisa Freccero. "Come, per esempio, quando sostiene di non aver mai detto che Ruby era la nipote di Mubarak". Ed è su questo aspetto che nel tempo si è sempre concentrata l'azione di discredito nei riguardi della sua persona, proprio per la valenza di consenso che sapeva attrarre. Spesso in passato, noi stessi, abbiamo arrecato offesa alla nostra intelligenza lasciandoci trascinare dal furore mediatico scatenato, ad hoc, contro questo o quel paradosso berlusconiano che andavano a colpire come un'autobomba un comune sentire fatto di luoghi comuni e di ipocrisie, sostenuto e nutrito dai media del conformismo quale religione di stato. Si pensi a quel colpo di genio del cucù fatto in Piazza Grande a Trieste, pardon! Piazza Unità d'Italia, alla Merkel. Per farcelo perdonare - tanto ci avevano fatto vergognare della marachella - abbiamo dato il paese per tredici mesi in mano ad un loden.


Ma di questi tempi può essere utile ad una seria riflessione sul voto, che siamo chiamati a dare, un'altra verità berlusconiana, tacciata con un siamo alle solite, e su cui, continuo ad insistere, acriticamente si sono fatte spallucce, piuttosto che una riflessione. È il 4 aprile 2006; Berlusconi all'assemblea di Confcommercio dice queste testuali parole: "Ho troppa stima nell'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano così tanti coglioni che possano votare contro il proprio interesse". Naturalmente, come di consueto, le sue parole furono usate dai soliti media che "contano" e che stravvedevano allora per un altro salvatore della patria, Prodi, per spegnere l'incendio anticonformista che potevano scatenare. Tanto che ci fu, più che una smentita, anche se ipocritamente tale fu classificata, una precisazione: "La sinistra, come al solito quando è in difficoltà, cerca di manipolare una mia frase per montarci sopra un caso del tutto inesistente. Quel che ho detto alla Confcommercio è esattamente il contrario di ciò che alcune agenzie di stampa vorrebbero farmi dire nei loro primi titoli". Già, perché ciò che conta non sono le parole in sé, ma il senso che su esse si costruisce, sempre. Ma riascoltiamole le parole di Berlusconi.


Riportiamole ad oggi e chiediamoci: perché gli italiani dovrebbero dare il loro voto ad un personaggio come Casini? Cosa mai ha fatto Casini in politica se non cercare in ogni modo di mantenersi a galla? Quali interessi rappresenta? Quelli dei lavoratori? Quelli dei pensionati? Quelli del ceto medio tartassato dal suo sostegno senza se e senza ma, al governo delle banche e dell'aristocrazia finanziaria? Perché dovremmo votare un Fini? Perché bistrattato, perché ci ha intenerito la vicenda della sua casa di Montecarlo? Cosa mai ha fatto Fini per noi? Perché mai dovremmo votare per una lista rotariana, per il suo capolista? Perché dovremmo votare per chi sta strozzando l'Italia per fare un favore ad un'Europa che non è la nostra Europa? L'Europa delle banche non è l'Europa dei popoli, l'idea di Europa che tutti noi abbiamo. Non è insomma un altro paradosso berlusconiano l'invito a votare per il centrosinistra o per il centrodestra e non per i partitini rotariani o meno, è un consiglio di buonsenso.

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