lunedì 24 dicembre 2012

Che sia il nostro mantra quotidiano

C'è un brano del pezzo di Vittorio Feltri, pubblicato oggi su il Giornale.it, che conviene non solo leggerlo, ma farne un promemoria, un post-it da tenere appeso al muro, sul frigo o lasciato in bella vista sulla propria scrivania, per non rischiare - so che sembra cosa impossibile - di dimenticare la realtà politica, quella intravista in questa vigilia di Natale, domani nello scontro della campagna elettorale, che, mi sa, sarà ben più terrificante dello spread, e soprattutto, quando tutto si concluderà, nel momento del voto.
Scrive Feltri rivolgendosi a Mario Monti e riferendosi alla conferenza stampa di fine anno: "Dalla sua bocca non è uscito nulla di preciso, tranne la solita cantilena che sintetizzo: l'Italia era sull'orlo del burrone, poi siamo arrivati noi tecnici e l'abbiamo salvata. In che senso salvata?", si domanda Feltri e prova a darsi la risposta.
"D'accordo, lei ha conquistato la fiducia di Bruxelles, di Angela Merkel eccetera; la sua presenza nelle frequenti riunioni ad alto livello europeo è gradita; allo spread è stata messa la museruola e non morde più. Però, sul piano pratico, il nostro Paese - se ci atteniamo ai dati economici - sta peggio di un anno fa: il debito pubblico è mostruosamente aumentato, sfondando il tetto di 2.000 miliardi; il Pil è crollato; l'imposizione fiscale è la più alta del mondo; la disoccupazione si è impennata; la produzione industriale e i consumi sono diminuiti; il valore degli immobili è sceso a causa dell'Imu, impoverendo i cittadini (la maggioranza) proprietari di casa". Già, è un quadro terrificante che solo i professori, nel loro calduccio e ben protetti, fingono di non vedere.
"Se il quadro è questo, e lei non lo ha corretto (segno che non è sbagliato), come fa ad asserire che il suo esecutivo ha operato nell'interesse nazionale? Scusi la franchezza, presidente: se lei gode di stima e simpatia nella Ue, ma i lavoratori hanno meno soldi in tasca in quanto pagano più tasse e rischiano di perdere il posto, e i giovani non ne trovano uno, perché dovremmo ringraziarla?". Sì, perché dovremmo ringraziarlo? Un motivo, un motivo solo?!
"Su questi punti cruciali lei ha sorvolato, benché il suo discorso sia stato straordinariamente lungo, stavo per dire prolisso e curialesco. Da un insigne docente ci attendevamo qualche spiegazione; come si può considerare positiva la sua gestione se gli indicatori economici (escluso lo spread) sono negativi?". Evidentemente, mi vien da dire, una battuta, alla Bocconi si insegnano strane teorie economiche.
"Le assicuro: sono interrogativi che si pone chiunque sia in buona fede. Perché non li ha affrontati, ma accuratamente aggirati?". Ecco, ripetiamocele, continuamente in questi due mesi che precedono il giorno del voto, queste tre domande:
1) Monti ha salvato l'Italia? In che senso l'ha salvata?
2) Dovremmo ringraziarlo? Perché mai dovremmo ringraziare uno che a molti, per dirla in breve, ha tolto il pane di bocca?
3) Perché mai, poi, non confessa il suo fallimento ma vuole, anzi, che si continui ad ossequiarlo come un faraone?

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