martedì 25 dicembre 2012

Carte truccate

La tecnologia oggi ci permette di non dimenticare. Un archivio, ad esempio, come You Tube, non unico in rete, fissa fatti e eventi "in diretta" a futura memoria. Ci permette di rivedere talvolta accadimenti che hanno deciso la nostra storia, che hanno inciso sulla nostra quotidianità mutandone il tran tran, la nostra routine di vita. Chissà in quanti, ad esempio, si sono dimenticati del processo Cusani e della testimonianza di Bettino Craxi. O, se più giovani, non ne hanno sentito parlare.


Ed ecco che sulla vicenda scoppia una gazzarra incredibile, di cui non si capisce bene il motivo perché il video della testimonianza di Craxi parla chiaro. C'era, però, la volontà di mettere alla porta l'Idv di Di Pietro, ed ecco che una citazione di quell'evento fa scandalo. L'incredibile è che si va a contestare quasi la veridicità di quanto veniva affermato dal leader dell'Italia dei Valori, dimenticando che in quel video compariva lui pure, come pubblico ministero.


Già, siamo nell'agosto del 2012. Di Pietro attaccava il capo dello Stato per certi suoi trascorsi nel Pci, ma il motivo del contendere era la vicenda oscura della trattativa Stato-mafia. La reazione contro l'ex pm fu inusitata e l'inizio della fine del partito di Di Pietro come ancora allora si configurava. Scriveva Di Pietro sul suo blog: "Da quando l'Italia dei Valori ha chiesto chiarezza sulla trattativa fra stato e mafia, costata la vita a tanti uomini e donne valorosi, e da quando ci siamo permessi di muovere delle critiche anche al Presidente della Repubblica per gli interventi del Quirinale in questa vicenda, siamo diventati oggetto di una campagna di denigrazione e calunnie senza precedenti". E ancora: "Il minimo che si legge sui giornali a proposito del sottoscritto è che sono un irresponsabile eversivo. Io, che per tutta la vita altro non ho fatto che servire lo stato come poliziotto, come magistrato e come ministro". Trovata la buccia di banana, seppure tale non fosse, Di Pietro diventa il capro espiatorio di un centrosinistra sempre meno realizzabile perché, come adesso potrebbe succedere a Vendola, non c'era la volontà nel Pd di realizzarlo giudicando più conveniente un matrimonio col centro per arrivare dopo Monti, con Monti o senza Monti, a governare, accantonando in un ripostiglio del futuro parlamento, come una scopa ormai inutile, il terzo incomodo, il Pdl di Alfano. Scriveva sempre nel blog Di Pietro: "Dicono che ho fatto saltare il centrosinistra per correre dietro all'antipolitica. Io, che per mesi e anni mi sono sgolato chiedendo che l'alleanza di centrosinistra venisse formalizzata mentre i leader del Pd facevano orecchie da mercante".
Che dire, oggi, quando stiamo assistendo a sviluppi impensabili allora dai protagonisti? Un centrosinistra che rischia nel momento del suo maggior impatto positivo nell'elettorato di sfaldarsi. Il Pd stesso di scindersi o quanto meno di perdere pezzi non trascurabili per l'assetto del suo apparato. Miopia politica, mancanza di profondità nella visione? Oggi fa scandalo la constatazione che dietro l'agenda Monti vi sia la mano di Pietro Ichino. Perché? Del resto il professor Ichino intervistato a fine agosto dal Corriere della Sera aveva detto, riferendosi a Renzi: "Ho scritto che Renzi si è rivolto a me, che ha chiesto la mia collaborazione per una parte del suo programma e che gliel’ho assicurata ben volentieri, incominciando subito a lavorarci. Come sto già facendo. E come avrei fatto con ogni altro candidato del Pd alle primarie che me l’avesse chiesto". E, dunque, a maggior ragione perché non per Monti, vista la sua appartenenza al "gruppo dei quindici", quello che a luglio chiese pubblicamente al Pd di portare l'agenda Monti nella prossima legislatura?
Una bella tegola quella di Ichino sul capo di Bersani. Può succedere, se per tenere un passerotto in mano, ci si dimentica dei tacchini che razzolano sul tetto.

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