"Non un solo cittadino russo, ucraino o iraniano esca dalla Siria vivo", sono parole contenute in un video degli oppositori del regime di Assad, messo in onda lo scorso mercoledì dal canale televisivo ucraino Ukraina TV. Oggi un importante leader dell'opposizione siriana in esilio, Haitham al-Maleh, in un'intervista rilasciata ad Al Jazeera, ha definito i cittadini russi ed iraniani "un obiettivo legittimo in Siria per i combattenti dell'opposizione": "La Russia, insieme all'Iran, fornisce il regime di Bashar al-Assad di armi e munizioni, e lo sostiene politicamente, pertanto i cittadini di questi paesi rappresentano obiettivi legittimi per i rivoltosi in Siria". Nella sua interpretazione, la Convenzione di Ginevra permette di considerare un obiettivo i civili che collaborano con una delle parti contrapposte. Allo stesso tempo l'ottantenne uomo politico ha ammesso che i comandanti dei rivoltosi in Siria raramente coordinano le loro azioni con l'opposizione politica in esilio. Al-Maleh, che è stato per parecchi brevi periodi prigioniero politico in Siria sin dal 1960, ha ricevuto numerosi riconoscimenti per aver difeso i diritti umani in Siria ed essersi opposto alla violenza contro i civili.
La notizia facilmente si accosta al rapimento di due russi ed un italiano avvenuto presso la città portuale di Latakia mentre stavano viaggiando lungo l'autostrada Tartus Homs, rapimento confermato ieri dal ministro degli Esteri russo. I tre lavoravano per la compagnia dell'acciaio Hmisho nell'impianto vicino a Homs. Il ministro ha detto in un comunicato che la compagnia ha ricevuto una richiesta telefonica da persone non identificate del pagamento di un riscatto come condizione del loro rilascio.
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