mercoledì 19 dicembre 2012

Comunque vada non vada comunque

Non so voi, ma, quanto a me, m'inquieta la parte finale della lettera che il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha inviato a La Stampa e pubblicata oggi. Scrive il presidente: "Il mio riferimento al ruolo che questa volta svolgeranno le forze politiche e al peso che avranno i risultati elettorali è stato arbitrariamente quasi tradotto nel preannuncio dell'incarico che darò ("a chi arriva primo") per formare il nuovo governo. Ma ogni decisione nascerà dalle consultazioni post-elettorali con tutte le rappresentanze politiche e dagli elementi che ne trarrò sul da farsi, non essendo vincolato ad alcuna ipotesi precostituita. E non sono pochi i precedenti che convalidano questo modello di comportamento dei Presidenti della Repubblica". Non so voi, ripeto, ma io le trovo parole inquietanti da non liquidare con un po' di spallucce dicendo che quella ricordata da Napolitano non è altro, a ben guardare, che prassi da sempre. Nel novembre dello scorso anno abbiamo visto cose, costituzionalmente parlando, che noi umani non avremmo mai pensato di vedere. Un copione ripetuto del resto anni prima: "You were given the rare honor of election of «senatore a vita», senator for life, just in 2005 and then, in 2006, president, the 11th president of Italy". Altro contesto, certo, ma anche allora cose "strane" successero: "(...) I couldn't expect that the particular situation after the general election of last year in Italy would create the conditions for being asked to be available for the election of the president in parliament. I must say that I thought at that moment that there could be a very vast majority on my name because I was never too partisan and I had some demonstrations of my capacity to be impartial, both as speaker of the house and as minister of the interior. But you know that Italian politics is a land of permanent, very sharp conflict, and so although there were some important representatives of the present opposition who took a position in favor of my candidature, at the end the center-right political groups in parliament did not vote for anybody opposite to me, but did not even vote for me".
È evidente che quella ricordata da Napolitano è la prassi, ma perché sottolinearla tanto? Si dà già per scontato un pareggio tra Camera e Senato, e, dunque, si vogliono mettere le mani avanti per decisioni impopolari e sostanzialmente contro il volere dell'elettorato? Si vuol sottintendere che in un tale caso esiziale (il pareggio, una camera parlamentare a testa) non si rimanderà di nuovo la questione al popolo? E ci si affiderà magari al parere del terzo incomodo che non sarà certamente Grillo il quale ha deciso di affondare, sic et sompliciter, il suo movimento? E, dunque, c'è da aspettarsi un nuovo governo Monti? Questa la road map già tracciata? Una ipotesi, questa sì, già ben precostituita! E, come a novembre 2011, stiamo tranquilli, si troverà certo il modo di far ingoiare ai contendenti la medicina amara che lo speziale, comunque vada, ha già confezionato e naturalmente di infinocchiare tutti un'altra volta.
"I can say that there also different interpretations of the role. Not all presidents of the Italian republic intended in exactly the same way this role. It depends on person, on experience, on personal characteristics of the president". Ecco, speriamo che il problema nell'immediato post-voto non sia proprio questo.

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