I media "orchestrati" dai poteri forti, trovando una facile claque nell'acritico antiberlusconismo di molta sinistra, soprattutto quella di maniera, ci hanno "convinto" con le loro ossessive cantilene che il Cavaliere fosse "nero", un "cattivo", un orco che pensava soprattutto a se stesso, pronto a fare un boccone di tutto ciò che interessava il suo business.
Certo, il suo modo di governare non è stato spesso ineccepibile dal punto di vista dell'interesse generale del paese; ma del resto, ormai è evidente anche questo, soprattutto per le nostre tasche, neppure il governo tecnocratico inventato nel novembre d'un anno fa al Quirinale è stato a livello di guinness quanto a interesse collettivo ed equa ripartizione del costo da pagare. Il risultato è che, se di Monti viene comunque propagandata un'immagine positiva, si fa invece di Berlusconi un giullare capace solo di raccontare barzellette. E, dunque, c'è una sorta di credenza diffusa che bisogna sempre e comunque fare la tara su ogni cosa che egli dice.
Oggi, ad esempio, ha detto una verità vera: "Oggi finisce l'esperienza del governo tecnico e speriamo non ci sia più una sospensione della democrazia come quella che abbiamo passato". Perché, checché ci dicano, questa è stata la parentesi del governo tecnico.
Un'altra verità è questa: "Si sono accucciati [i tecnici] di fronte alle richieste della Ue, soprattutto dell'Unione Europea tedesca e del nord Europa, che portano soltanto alla recessione".
Insomma, niente di più vero che il governo Monti non sia stato pro Italia, come ci chiedono di credere, ma pro Europa, un'Europa come Frau Merkel la intende. E non sarà poi proprio un caso che oggi, il day after, attraverso le agenzie di stampa arrivi proprio dall'Europa un monito a non abbandonare l'agenda Monti. Così un'Ansa: "Herman Van Rompuy «non interferisce con la politica interna» e non commenta le dimissioni di Monti, ma fonti vicine al presidente Ue ricordano che «ha già detto che il prossimo governo italiano non ha altra scelta che continuare le stesse politiche del governo Monti»".
E, altra verità, che l'Italia non fosse al primo posto dell'agenda, ce lo confermano queste parole del Cavaliere: "In parte [il presidente Napolitano] ha ragione perché c'era la possibilità con il governo dei tecnici di avere la maggioranza in Parlamento per approvare quelle riforme costituzionali necessarie per rendere l'Italia governabile. Quelle riforme che invece il governo dei tecnici non ha ritenuto riproporre". E di legge costituzionale una è stata fatta, guarda caso proprio quella che interessava l'Europa merkeliana, il pareggio di bilancio obbligatorio.
Berlusconi ha infine aggiunto anche un suo "chi ha orecchie per intendere, intenda": lo spread "è assolutamente indipendente dai governi ma dipende da altri fattori". Un'ovvietà, certo, ma sfruttando quel sentore di misterioso, d'esoterico presente nelle parole di scienze e discipline, estranee per lo più alla quotidianità dell'uomo della strada, dello "spread", che banalmente altro non è in ambito finanziario che un differenziale di prezzo tra due titoli, se ne fatto un babau che ha gravato come una nube tossica sul nostro paese, permettendo che a spese nostre altro "spread" avesse luogo. Già in inglese il termine significa anche "banchetto", "pasto abbondante", quello che banche e potentati finanziari hanno fatto a spese nostre, cucinato da chef Monti.
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