lunedì 10 dicembre 2012

Il muro del pianto

Scorrendo velocemente la rassegna stampa, oggi, si rileva un unico fare il pianto. Bisogna arrivare al Giornale e a Vittorio Feltri, che definisce "insensato il fiume d'indignazione che inonda i giornali per le dimissioni di Mario Monti propiziate dal Pdl", per sentire parole diverse. Scrive Feltri: "La legislatura ormai era conclusa: settimana più, settimana meno, non cambia nulla. Vorrà dire che le elezioni, anziché il 10 marzo 2013, si svolgeranno in febbraio. Non è una tragedia. Tanto più che le leggi di stabilità e di bilancio passeranno regolarmente. Quindi, dov'è il problema?". Già dove sta il problema?
"Se i mercati faranno le bizze, continua Feltri, sarà solo perché è venuto meno il loro garante, l'uomo del quale si fidano, colui che ha salvato il sistema (che ha nelle banche il proprio braccio armato) a scapito del Paese, dei ceti medi e di quelli bassi, impoveriti dalle tasse più salate del mondo e dalla disoccupazione crescente". Ed aggiunge, tanto per mettere i puntini slle i, "ciò detto, è utile ricordare che la grana dello spread è stata sciolta da Mario Draghi, non dal nostro governo".
Cosa c'è da piangere poi, dice in sostanza Feltri: "I tecnici, transeunti per definizione, si sono limitati a usare il randello fiscale. Pensioni a parte, non hanno sfornato una sola riforma sostanziale: quella del lavoro è un pasticcio, nessuna liberalizzazione, nessun provvedimento in favore dell'agognata (e illusoria) ripresa, zero tagli alla spesa pubblica, nonostante le roboanti promesse di spending review. E allora cos'hanno da temere gli italiani dall'uscita dei professori?". Forse il risultato elettorale, ipotizza Feltri; e conseguentemente elabora la sventura del primo ex comunista a Palazzo Chigi, "se si esclude la breve parentesi di Massimo D'Alema, succeduto a Romano Prodi grazie al famigerato ribaltino sotto l'egida di Oscar Luigi Scalfaro".
Dello scenario delineato da Feltri, riporto un passo: "Vi immaginate il segretario del Pd, tirato per la giacchetta a sinistra da Vendola e da Susanna Camusso, e a destra da Casini e da Fini, costretto a decidere se introdurre o no la patrimoniale? Oppure se effettuare un prelievo forzoso, come fece Giuliano Amato agli inizi degli anni Novanta, sui conti correnti di tutti i cittadini con due o dieci soldi depositati in banca? Con quale faccia Luca Cordero di Montezemolo e i suoi amici darebbero il benestare a rapine del genere? E la gente come reagirebbe? Ve lo figurate Bersani che sburocratizza gli apparati statali, che riordina la sanità e la scuola, che riduce ai minimi termini gli sprechi della casta? Un ex comunista che tradisce lo statalismo dopo averlo ingrassato per lustri non è ancora nato". Certo l'idea di Feltri è chiara: "Il nostro Paese ha bisogno di una robusta terapia liberale. È in grado Bersani di predisporla andando contro le aspettative del proprio elettorato?". Perché: "Un conto è vincere le primarie col trucco, un altro è governare con un occhio al bilancio (e al debito pubblico) e l'altro alla piazza già abbastanza in subbuglio".
Feltri quindi giustifica la ridiscesa in campo di Berlusconi. Interessante un passaggio: "Conviene battersi perché i progressisti sono meno solidi di quanto sembrasse, anzi, sono vulnerabili, vecchi, stremati: per dare la scossa al Pdl è sufficiente la constatazione che Bersani è stato due volte ministro dell'Industria senza combinare nulla. Se ce la fa lui a stare in sella, anche i berluscones possono rimontare a cavallo. In fondo, i voti del centrodestra sono ancora lì a disposizione, in riserva".
Secondo Feltri, "se Berlusconi è pronto ad affrontare la campagna elettorale con lo stesso vigore del 2006, se si impegna a rinnovare il partito, escludendo i pesi morti e gli impresentabili, a stilare un programma concreto (non libri dei sogni), e a dire con quali risorse è realizzabile, ecco, la competizione elettorale è destinata a riservare sorprese". Insomma da qui al giorno delle elezioni, Feltri conforta, non ci sarà da annoiarsi, ne vedremo sicuramente di cose, anche inattese solo qualche settimana fa.

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