mercoledì 12 dicembre 2012

A disposizione

"È dai tempi della Repubblica sociale italiana che la Germania non osava tanto nei confronti dell'Italia", scriveva oggi su Il Giornale Alessandro Sallusti, riferendosi all'intervento inusuale della cancelliera tedesca, Angela Merkel, negli affari interni italiani, la quale di fatto ha auspicato un non ritorno di Berlusconi al governo del paese.
"Ricordate? - aggiunge Sallusti, - Mussolini liberato sul Gran Sasso dai paracadutisti tedeschi e insediato sotto tutela a Salò, con ministri e generali fantocci che dovevano obbedire agli ordini che arrivavano da Berlino". E ancora: "Sappiamo come andò a finire. Mussolini travestito da tedesco fermato sulla via di fuga, poi Giulino di Mezzegra e Piazzale Loreto".
"Se Dio vuole, dice Sallusti, i tempi sono cambiati. Niente paracadutisti, armi e cappi". Già, "ma la guerra è la stessa, la si combatte con le banche, lo spread, i giornali". E il "Mussolini" oggi nelle mani della Germania è Monti: "Se la generale Merkel perdesse il suo soldatino Monti, addio ai sogni egemonici a costo zero. E quindi giù bastonate e ricatti all'Italia libera, come se il risultato delle nostre elezioni valesse meno del suo pensiero".
Ma Sallusti ce l'ha soprattutto con i giornali che fanno propaganda tedesca: "Passi La Repubblica", dice, evidentemente per lui caso senza speranza, "ma fa tristezza vedere il Corriere della Sera, presunto quotidiano della borghesia del Nord, svendere i suoi lettori e il Paese intero ai voleri della Germania". Ed ecco ancora la stessa metafora: "Ferrucio de Bortoli, il direttore, si comporta come il Mussolini repubblichino: si aggrappa alla Germania per tentare di negare agli italiani il diritto di essere liberi, liberi di scegliere nelle urne chi dovrà governarli, senza condizionamenti esterni. Evoca lo spread così come il Duce imbrogliava, per convincere il suo popolo, fantasticando sull'arma segreta di Hitler che avrebbe cambiato i destini della guerra".
"Paradossi della storia", conclude. E cioè, per Sallusti, "la sinistra costretta a ripetere gli errori del fascismo, il centrodestra a combattere una guerra di liberazione". Bene, ma che dire allora del "Se Monti si candida faccio un passo indietro" del Berlusconi di oggi? Contraddizione? No? No, Andrea Indini Indini sul Giornale lo spiega così: "In Italia esistono due schieramenti che, dal 1948 a oggi, si contrappongono: da una parte i moderati, dall'altra la sinistra. Come ha sempre fatto, anche alle prossime elezioni Silvio Berlusconi è pronto a impegnarsi perché il rinnovato asse tra Pier Luigi Bersani e Nichi Venola non riesca a mettere le mani su Palazzo Chigi. Proprio per questo, il Cavaliere è disposto a fare un passo indietro qualora Mario Monti decida di candidarsi alle prossime politiche riunendo, in questo modo, tutte le forze moderate". Già, proprio semplice. E poi l'Italia può stare tranquilla: "Da parte mia, ha affermato Berlusconi, c’era e c’è una giusta esigenza di consegnarmi ad un periodo di riposo, ma se c’è bisogno di una mia attiva presenza io ho sempre detto che sono a disposizione". D'accordo, però, almeno lo si dicesse prima al povero Sallusti...

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