Il Giornale, in buona sostanza, vuole dimostrare l'asserto del Cavaliere che ha detto nella sua critica al governo dei tecnici: "Non voglio dire che ci sono stati degli errori ma Monti ha seguito una politica troppo germanocentrica. Gli indicatori economici sono tutti peggiorati, non sta a me dare giudizi, ma i dati sono tutti negativi", portandosi a casa dal suo competitor l'accusa di populismo". L'articolo di Indini per il suo snocciolare dati che corroborano la tesi del Cavaliere, fa riferimento ai report trimestrali che l'Istat, la Banca d'Italia, il Centro studi di Confindustria e la Cgia di Mestre pubblicano periodicamente.
I grafici, che riprodurrò qui, in un ordine diverso rispetto l'infografica originale, sono, di per sé, più che eloquenti sui numeri ed autoesplicativi. Comincio da quello che sottolinea l'incremento delle tasse e dei suoi effetti riportando dati sui consumi della Cgia di Mestre riferiti alla differenza rispetto l'anno precedente e sulla pressione fiscale del Centro Studi di Confindustria.
Dice Giuseppe Bortolussi, il presidente della Cgia di Mestre, citato nell'articolo: "Con Monti la tassazione è aumentata in maniera ingiustificata penalizzando soprattutto le famiglie e le piccole imprese; a mio avviso doveva avere più coraggio nel tagliare la spesa improduttiva che invece è stata solo sfiorata. Se a questo si aggiunge la stretta creditizia che continua a penalizzare proprio il mondo dell’impresa, il quadro generale è disastroso". Vediamo la grafica che sottolinea la situazione sul fronte del lavoro.
Come scrive Indini, "anche il mercato del lavoro ha visto un netto peggioramento, nonostante la riforma portata avanti dal ministro del Welfare Elsa Fornero che avrebbe appunto dovuto favorire l'occupazione. Durante il governo Berlusconi, la disoccupazione era addirittura scesa passando dall'8,4% nel 2010 all'8% nel 2011, per poi balzare di nuovo in avanti con Monti toccando il 10,6%. "Se la gente non compra più, osserva il presidente della Cgia, le imprese devono ridurre la produzione e conseguentemente occorre meno personale. Non è un caso che le uniche filiere produttive che ancora reggono la sfida sono quelle che operano nei mercati esteri".
Nel 2011 il prodotto interno lordo era in crescita (+0,4%), quest'anno è letteralmente crollato (-2,3%). Una contrazione che ha subito inciso sui consumi, come si è detto, che sono passati da +0,1% a -3,4%. Il debito pubblico italiano, che a ottobre ha superato i 2mila miliardi, è aumentato da inizio anno (a gennaio 2012 era pari a 1.943,455 miliardi) di 71,238 miliardi. Il 3,7% in più dall’inizio dell’anno.
E veniamo all'unico indicatore favorevole a Monti, e non è a caso che a pranzo e a cena con i telegiornali mangiamo pane e spread.
I punti chiave del grafico: A. Berlusconi si dimette e dopo pochi giorni viene sostituito da Monti; B. La BCE scende in campo per calmierare gli spread dei vari stati; C. Termina l'influenza della BCE; D. La BCE ridiscende in campo acquistando titoli. E. Berlusconi decide di scendere in campo e Monti si dimette.
Resta da chiedersi, come evidenzia Indini, che utilità ha avere il differenziale sotto la quota psicologica dei 300 punti base, se il debito pubblico continua a salire. E poi non era stato lo stesso Berlusconi a far notare che "l'uso che viene fatto dai poteri forti dello spread è un imbroglio per abbattere una maggioranza votata dagli italiani"? L'ultimo grafico mostra altri due punti dolenti, l'export e la fiducia dei consumatori in caduta libera anche e soprattutto col governo Monti.
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