mercoledì 23 gennaio 2013

Il giocattolo dei guerrafondai nostrani: costoso e insicuro

 Un destino scritto nel nome, dice il servizio di TMNews: "Lighting" che in inglese vuol dire fulmine. E proprio i fulmini sembrano essere l'ultimo tallone d'Achille dell'F-35, il caccia multiruolo di cui l'Italia ha ordinato 90 esemplari per sostituire i Tornado e gli Amx dell'Aeronautica e gli Harrier ad atterraggio verticale della Marina. Stando a una fonte del Pentagono, la fusoliera alleggerita del caccia esporrebbe i serbatoi di carburante al rischio di esplosioni qualora l'aereo fosse colpito da un fulmine, come in questo esempio postato su Youtube.Un problema che riapre le polemiche su questo caccia, già finito sotto la lente per i costi eccessivi: oltre 100 milioni di dollari per ciascun esemplare che lo hanno trasformato in una pietra dello scandalo finita nel tritacarne della campagna elettorale. Gli esperti minimizzano: tutti gli aerei - spiegano - in fase di sviluppo possono presentare problemi che poi vengono risolti in corso d'opera. E l'F-35 non si fa mancare nulla; nell'ordine si sono presentati problemi di: alimentazione durante manovre brusche, dissipazione del calore, manovrabilità con vibrazioni e scossoni che renderebbero critico il pilotaggio in alcune fasi del volo, problemi ai visori integrati del casco dei piloti e, per ultima, la questione fulmini per i quali sarebbe stato emesso l'ordine di tenersi almeno 30 Km alla larga da fenomeni temporaleschi. Ora anche in Italia c'è chi si interroga se valga davvero la pena, e se abbia qualche senso, buttare oltre 9 miliardi di dollari per acquistarli vista la congiuntura economica che investe il paese.


TMNews con questa scheda presentava nel gennaio d'un anno fa il caccia e la follia spendereccia guerrafondaia del nostro governo. L'F-35 Jsf (Joint Strike Fighter), diceva, l'aereo finito nel mirino delle polemiche per gli elevati costi del progetto, è un caccia multiruolo di nuova generazione, adatto all attacco aria-suolo, prodotto da un consorzio d'imprese anglo-americano. L'Italia ne ha ordinati 131 esemplari per sostituire gli Amx e i Tornado dell'Aeronautica e gli Harrier della Marina.Di quest'aereo infatti esiste anche una versione a decollo corto e atterraggio verticale che gli consente di operare da navi portaeromobili come quelle della nostra Marina. L'F35 è lungo 15 metri e mezzo e ha un'apertura alare di quasi 11 metri; può raggiungere una velocità supersonica di oltre 2mila km all'ora. I suoi impieghi principali sono la proiezione in territorio ostile, il supporto alle truppe di superficie, la soppressione dei sistemi d'arma avversari e la superiorità aerea. Strumenti e sensori avanzati, inoltre, lo rendono adatto anche a compiti di protezione civile.Proprio la complessità del progetto, però, ha fatto lievitare i costi iniziali, schizzati a quasi 200 milioni di dollari a velivolo. TMNews dava inoltre la notizia, che l'unico stabilimento di assemblaggio extra-americano si trova in Italia, a Cameri in provincia di Novara.
In febbraio 2012 arrivava la notizia che sarebbero stati novanta i caccia F-35 Joint Strike Fighter e non più i 131 della commessa originaria, quelli acquistati: il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, davanti alle Commissioni di Camera e Senato, annunciava la revisione del programma di acquisizione dei velivoli, finiti al centro delle polemiche per i costi del progetto. "Il Joint Strike Fighter Jsf è il miglior velivolo aero-tattico in via di sviluppo, ed è nei programmi di 10 paesi. Consentirà una straordinaria semplificazione operativa dello strumento militare" aveva commentato allora Di Paola. Contento lui, scontenti milioni di italiani che fanno fatica a tirare a fine mese e pagano assurde commesse militari con un livello di tassazione che sta diventando intollerabile.

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