domenica 2 dicembre 2012

L'isola delle primarie

Nella prima pagina de Il Giornale online, c'è una manchette intrigante: "La rottamazione estetica. I brutti tifano il segretario. I belli stanno con il sindaco", questo il testo, accompagnato dalla foto di Bersani. Il link porta ad un articolo di Paolo Bracalini del 29 novembre, in cui il giornalista segnala che "Un tweet del longilineo e telegenico Giorgio Gori, storyteller della rottamazione renziana, sull’«inflessibile» Nico Stumpo, pingue uomo macchina dietro «l’amabile, ecumenico Bersani» ha scatenato il sospetto di un secondo fronte, anche estetico-televisivo, nella sfida". Insomma, "il Pd dei carini contro quello dei calvi (come Bersani) o sovrappeso (come Stumpo) o poco sexy (come Rosy Bindi) o dei nati vecchi come i «giovani turchi» Fassina o Orfini?". Sarà "una forzatura certamente, ma anche l’immagine conta in queste primarie-reality (materia che Gori, ex produttore dell'Isola dei famosi, conosce bene). E, detto tra parentesi, non c'è dubbio, del resto, che Renzi si sia mosso in questa kermesse delle primarie centrosinistre come un personaggio dell'Isola dei famosi, non come un politico seriamente meritevole di fiducia.
L'articolo del Giornale, da leggere, strappa il sorriso e fa riflettere sulla politica dell'immagine che da Berlusconi in poi va tanto di moda (e con quali risultati si è visto). Che dire, se non riconoscere che "la camicia bianca con mani­che arrotolate, alla Baricco non è che si porti così facilmente". Insomma, come scrive Bracalini: "Di qui più giovani, di là più agée, di qui la cura dell’immagine, di là il guardaroba da Festa dell’Unità". Un cliché ovunque, anche in questo paese sperduto della Bassa lodigiana, come hanno potuto constatare i miei concittadini che hanno deciso col loro voto di partecipare alle primarie. Ma l'immagine, gli abiti di Ferragamo e Ermanno Scervino, o anche di Cavalli e Armani, è forma, può certo anche contare oggi; la sostanza, però, il guardaroba da Festa dell'Unità, è ben altro e lo si vede a Brembio, come a Firenze. come altrove. E, per dire una cosa di sinistra, resta preferibile.

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