martedì 4 dicembre 2012

Dare i numeri (fino in fondo)

Oltre a correggere il "miracolo" del 27 a 27 a Cavacurta, trasformato in un 27 a 29, oggi Il Cittadino pubblica il dettaglio del voto nel Lodigiano alle primarie del Partito democratico. Curioso il sottotitolo dell'articolo di Greta Boni, che accompagna la scheda: "L'appoggio di Guerini non ha cambiato gli equilibri". Guerini? Chi mai è Guerini? Vien da dire. Certo, Guerini è una persona rispettabile, che ha fatto una sua carriera politica di tutto rilievo, un utile vessillo per il partito, il giusto volto cattolico per la città di Lodi. Le bandiere sventolano, sono le aste che sostengono. Del resto, dichiarazione di Guerini riportata oggi, sempre da Greta Boni: "Ho sempre detto che un minuto dopo le primarie avrei lavorato per il vincitore affinché possa diventare presidente del Consiglio e così sarà".
Mauro Soldati, invece, il segretario provinciale del partito, evidenzia un dato sul quale, esteso ed inteso più ampiamente, nelle sezioni forse non si riflette abbastanza: "Il Pd sul territorio, ha detto, ha 1.500 iscritti, portare più di 10mila persone ai seggi dimostra che questa non era affatto una partita interna". Forse, da queste parti non sarebbe male cominciare a guardare il partito non come un gruppo chiuso o un circolo familiare, ma un partito appunto nel reale significato del termine. E la riflessione dovrebbe stimolare ad intraprendere questa via. E affermazioni come questa di Diego Bosoni, referente del Comitato pro Renzi, potrebbero aiutare: "Sarebbe riduttivo mettere dieci uomini in Parlamento e quattro in Regione, quella di Renzi non è una candidatura che si presta a questo genere di cose".
Ma torniamo ai dati. L'articolo della Boni si presta alla sottolineatura di alcune curiosità, soprattutto per un uso disinvolto delle percentuali per enfatizzare qualcosa piuttosto che qualcos'altro, come, del resto, l'indicare Bersani preferibilmente come ex ministro, piuttosto che segretario del Pd, e Renzi sindaco di Firenze o rottamatore, sottointendendo una connotazione positiva per questa qualifica. Faccio un paio di esempi. Nell'articolo si scrive: "Santo Stefano, dove invece Renzi spopola", e si aggiunge: "Il risultato migliore del rottamatore si è raggiunto a Santo Stefano, con il 67,21 per cento dei consensi". Perbacco, dirà qualcuno, che risultatone! Già, ma andando a vedere i voti si scopre che l'enorme bottino di Renzi sono 41 voti (20 quelli di Bersani). E ancora: "A Lodi il candidato toscano ha avuto la meglio solamente nella zona del centro storico: 51,91 per cento dei voti contro il 48,09 per cento dell'avversario". Anche qui, andando a vedere si scopre che è solo questione di una differenza di 12 voti (151 Bersani, 163 Renzi). Perché non allora citare, dirà qualcuno, anche San Fiorano dove le percentuali sono di pochissimo diverse: 48,61% Bersani e 51,39% Renzi? Si sarebbe tolto il velo: nel paese della Bassa le due percentuali stanno ad indicare una differenza di soli 2 voti: 35 Bersani, 37 Renzi.
Ma cambiamo luogo e veniamo al sito del Partito democratico, oppure se volete al sito che riportava la conta dei voti del ballottaggio in diretta. C'è la delibera del Comitato dei garanti che sancisce che i votanti sono stati 2.808.662; il vincitore è Bersani con voti: 1.706.457 (pari al 60,9%); mentre Renzi ha ottenuto voti 1.095.925 (pari al 39,1%). Nel contatore però il risultato è ancora fermo alle 17:02:37 di ieri e ovviamente indica una conta totale non conclusa (vedere l'immagine sotto). Bersani ha vinto senza ogni dubbio, e si può piantarla lì, ma dare i numeri ufficiali di tutte le sezioni non sarebbe segno di serietà? Anche perché, nel mio piccolo, mi permetterebbe di fare il conteggio, che riporto sotto, in maniera più precisa. Ed invece relativamente alla provincia di Cremona manca il conteggio dei dati di tre sezioni. Comunque, perché ormai siamo virtualmente, nel luogo dove scrivo, nella provincia di Cremona-Lodi-Mantova, può risultare interessante il dato sommatoria delle tre province. Abbiamo così (ovviamente con la carenza indicata) che Bersani ha ottenuto 26.172 voti, Renzi 15.706, pari rispettivamente al 62,5% e al 37,5%. Sono questi i numeri che contraddistinguono il Pd nella futura realtà provinciale.


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