lunedì 3 dicembre 2012

Chiedere conferma ad Arcore

Renzi ridimensionato e rottamato? No, la destra, più destra che destra non si può, la destra "stupidamente" destra non si rassegna. Così oggi sui giornali si possono leggere assurdità straordinarie. Mi soffermo sull'articolo di Davide Giacalone sul Tempo che sbava perché Renzi rompa con il Pd. "Se chiude la stagione con la partita delle primarie, fidando che il patrimonio di consensi accumulato possa tornare in campo nel campionato successivo, rischia fortemente di fare la fine di Mario Segni: aveva il biglietto vincente della lotteria elettorale, ma non andò a incassarlo, lo tenne in tasca, fin quando scadde".
Saltando i "deliri" analitici giacalonici sul futuro d'un centrosinistra "bersaniano", che dimostrano, solo per accennare qualcosa, che la destra sa ragionare sulla sinistra unicamente per stereotipi, di Renzi si dice: "Il centro sinistra di marca renziana sarebbe stato una cosa diversa. Gli sarebbe bastato tenere duro sui programmi (a parte i soldi da dare ai redditi più bassi, segno che uno scivolone demagogico non si nega a nessuno) e non mollare sulle alleanze. Vale a dire non farle". Sì, non farle, per far fare al centrosinistra, e all'Italia, la fine voluta da Veltroni l'africano: cinque anni (o quasi) di catastrofico centrodestra berlusconiano. E Giacalone, convinto continua: "Gli sarebbe bastato questo per raccogliere le urla di dolore di non poca parte degli apparati di sinistra, ma il consenso di una fetta rilevantissima (sic!) dei voti di sinistra, al tempo stesso accedendo al forziere incustodito (sic!) di quelli di destra". A parte lo strano modo di figurarsi il consenso e le idee della gente, che ha il sapore d'un passato non molto lontano quando l'informazione era scarsa e l'oratoria la faceva da padrone, c'è da chiedersi se Giacalone creda realmente alla leggenda metropolitana del Renzi descritto come un deus ex machina nel teatro politico italiano. Il risultato finale, la vittoria di Bersani, non è solo frutto dell'albero degli apparati di sinistra. Il popolo del centrosinistra ha scelto altrimenti. Io stesso, del resto, che non sono poi così vicino al Pd locale, sono andato a votare fiutando la buggeratura ai danni della sinistra e dando il mio seppur insignificante contributo per sventarla.
"Non è andata così", cioè come Giacalone s'aspettava, che schiumante di rabbia dice: "La sinistra ha scelto la propria continuità post comunista. Con un gruppo dirigente che fu interamente comunista, che non ha mai condananto quell'odioso passato, e che ancora crede sia un approdo di modernità la socialdemocrazia". Certo, un partito che ha per presidente la compagna Rosy Bindi e capogruppo alla Camera il compagno Franceschini...
Ma più "curioso" ancora è il futuro che ci aspetta secondo Giacalone: "Il fatto è che noi già conosciamo le tappe successive del purgatorio italiano. Sappiamo che voteremo e che le urne non consegneranno a nessuno, non consegneranno a questa sinistra, una maggioranza tale da potere governare autonomamente. Potranno fare un colpo di mano per la presidenza della Repubblica, ma sarà, ancora una volta (è già successo) l'inizio della sua fine. Poi giungerà a maturazione la crisi dell'euro, rimettendo in difficoltà il finanziamento del nostro debito. Quindi si verificherà l'incapacità del governo di far fronte alla situazione e, dunque, si passerà ancora a un governo commissariale". Tranquilli però: "Non uguale a quello Monti, ma comunque con lo stesso incipit: visto che non siete capaci, fatevi da parte". E, tenetevi: "se la prima fu emergenza, la seconda è malattia della democrazia". Mangiato ieri sera veramente pesante per fare simili incubi!
Bene, per dire; vi chiederete, ma l'unico destino è l'abisso? No, dice Giacalone, c'è sempre Renzi, il Gian Burrasca che invece di "Bandiera rossa" canta "Viva la pappa col pomodoro"; sempre rosso è, ma vuoi mettere! "Se di questo [le tragedie future descritte e altre ancora omesse perché questo post è pubblicato in fascia protetta] Renzi è consapevole si renderà conto che attendere è perdersi. Anche senza avere vinto le primarie, un prodotto politico alternativo può essere proposto agli elettori. Basato sulla consapevolezza di quella necessità e mettendosi in anticipo laddove anche gli altri dovranno arrivare. Ma deve trovare il coraggio e la forza di rompere. Altrimenti resterà solo il bel ricordo di una gara inutile". Già, rompere, il pio desiderio. Ma a parte l'epilogo da pizia, davvero Giacalone vuol farci credere che Renzi sia un "salva Italia" in nuce? O, nella sua ottica, il messia della destra che caccia il centrosinistra dal tempio? Non per dire, ma è poi così certo che la destra aspetti un nuovo messia? Ha chiesto conferma ad Arcore?

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