Una delle leggende metropolitane più raccontate sui giornali è che Matteo Renzi, ha perso, sì, stavolta, ma ha aggregato una componente "democratica" del tutto nuova, che include sia precedenti sostenitori del Pd sia nuovi arrivati, alcuni già pronti a tornare verso i molteplici rivoli da cui erano affluiti, altri che non sarà facile trattenere senza di lui. Come la racconta Elisabetta Gualmini oggi su La Stampa. Siamo proprio sicuri che nella realtà delle cose sia andata così, o l'accadimento non sia stato invece altro; un'offensiva dell'industria del marketing, per così dire, per mettere le mani sull'unico partito che può dare un profitto politico-economico nel futuro prossimo. Non tutti possono costruirsi di botto un partito di plastica, non tutti sono Berluscon de' Berlusconi. Un caso unico.
Nell'articolo, infatti, vengono snocciolati dati, che, osservati con altra ottica, sono più assimilabili all'effetto d'una ricerca di mercato che al proselitismo politico per un partito con precise caratteristiche, seppure desideroso di ampliare la propria base elettorale. Un'azione di marketing, quella che aveva per oggetto il sindaco di Firenze, da subito verso un target ben definito. Innanzitutto soggetti sotto ai 55 anni, poco identificabili con le strutture del partito, ma aggiungerei con il partito stesso; per lo più che non avevano in precedenza partecipato alle primarie, liberi professionisti, studenti, imprenditori, gente che si colloca al centro, o magari, anche se con minor consistenza, a destra. Tanto per far dire, come Renzi ha fatto e la Gualmini sottolinea, "che il Pd può intercettare anche quel tipo di consensi, senza l'intermediazione di altri partiti"; certo ma, evidentemente e lo si è dimostrato, con una campagna di marketing ad hoc, cioè, alla stregua di Berlusconi e, per paradosso, di Grillo, raccontando favole. Non sto qui a ripetere le altre argomentazioni dell'articolo de La Stampa, ma, per chi lo avesse letto, anche le risultanze territoriali del voto svolte dall'Istituto Cattaneo, così come interpretate e raccontate dalla Gualmini, non fanno altro che evidenziare come il "fenomeno Renzi" non sia stato altro che una campagna mirata di marketing. Un popolo di "consumatori", quello renziano, creato in un momento sostanzialmente di vuoto politico, in ambiti territoriali ritenuti ricettivi, da un'abile strategia e da un battage ben condotto, la cui scomparsa dopo l'evento delle primarie, più mediatico che politico, non potrà comunque essere attribuito al segretario del Pd. Se Bersani riuscirà a condurre alle urne per il suo partito anche una minima parte degli elettori tendenzialmente di centro, centrodestra, affascinati dalla metafora del Davide della Leopolda contro il Golia ex Botteghe Oscure, sarà, dopo il consolidamento ed il rilancio del partito ottenuto con l'apertura alla partecipazione dei cittadini, un ulteriore successo della sua segreteria. Innegabilmente.
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