sabato 1 dicembre 2012

Ripiombati nell'Ottocento

Non è mai successo, nella storia d'Italia, che il direttore di un giornale venisse arrestato all'interno della sede del proprio giornale, mentre sta lavorando - fianco a fianco di vicedirettori e capiredattori - per decidere quali notizie mettere in pagina, mentre sta lavorando per informare i propri lettori. Ed è così che viene interrotta la riunione di redazione, sotto lo sguardo attonito di tutti i colleghi. Così un brano dell'articolo di Andrea Indini su il Giornale online. E ancora: "È una vergogna che segnerà, per sempre, il nostro Paese". Un tuffo nell'Ottocento con la differenza oggi della spettacolarizzazione della "giustizia": la magistratura varca la soglia della sede del Giornale, gli obiettivi delle telecamere puntati addosso, i flash delle macchine fotografiche che scattano a ripetizione, racconta la cronaca.


Bisogna risalire agli inizi degli anni Cinquanta, ricorda Indini, per assistere a un'altra violenza tale. Nel 1954 Giovannino Guareschi fu condannato per diffamazione su denuncia dell'ex presidente del Consiglio Alcide De Gasperi in seguito alla pubblicazione di due lettere autografe del politico trentino risalenti al 1944. Il 15 aprile Guareschi fu condannato in primo grado a dodici mesi di carcere. Non presentò ricorso in appello poiché ritenne di avere subito un'ingiustizia: "Qui non si tratta di riformare una sentenza, ma un costume. Accetto la condanna come accetterei un pugno in faccia: non mi interessa dimostrare che mi è stato dato ingiustamente". Subito dopo Guareschi fu recluso nel carcere di San Francesco del Prato a Parma. Vi rimase per 409 giorni. Con la stessa violenza oggi viene arrestato Sallusti. Per un articolo che non ha nemmno scritto lui. Per una rettifica che non è mai stata chiesta. Per una sentenza incredibile che è riuscita a trasformare una multa di 5mila euro a una condanna a 14 mesi di carcere. Succede in Italia. Succede nelle peggiori dittature del mondo.

 Al direttore de Il Giornale, la mia personale solidarietà. Sallusti con la sua scelta continua a sottolineare l'esistenza di un problema reale che riguarda migliaia di giornalisti che non hanno la sua notorietà, ha dichiarato Enzo Iacopino, presidente dell'Ordine dei giornalisti, per il quale, come ha scritto su Facebook, "la polizia che entra in una redazione per un arresto è un atto di violenza che non ha precedenti".
Molte altre ovviamente le prese di posizione sulla vicenda che accompagnano la manifestazione di solidarietà a Sallusti. Riporto quella di Enrico Mentana: "Arrivare a una misura coercitiva è davvero insensato. Purtroppo questa è la inevitabile conclusione di una vicenda insensata. È insensato che un giornalista venga arrestato per omesso controllo per diffamazione. I reati a mezzo stampa o cagionano gravissime conseguenze alla persona diffamata o non ha senso parlare di misure di questo tipo. Non si è visto il grave effetto della diffamazione. Il magistrato non mi sembra sia stato costretto ad andarsene...". Mentana poi ha aggiunto: "Sono già gravemente colpiti da una forte multa il giornalista, il direttore del giornale e il giornale. Quindi una misura coercitiva così è insensata, ma per tutte le categorie, anche se parliamo di un macellaio. Non vorrei che questa misura sia un ammonimento alla categoria dei giornalisti dai poteri forti. Giornalisti che devono stare buoni".
Nella graduatoria di Reporter sans Frontier pubblicata nel gennaio di quest'anno, riguardante la libertà di stampa, l'Italia è precipitata dal 50° al 61° posto, molto al di sotto di tutti i principali Stati europei, di un pelo sopra la Repubblica Centroafricana. La caduta si giustifica, dice l'associazione, col fatto che il nostro paese che ha ancora circa una dozzina di giornalisti sotto protezione, raggiunti da minacce recapitate dalle organizzazioni mafiose, con le dimissioni di Silvio Berlusconi ha da poco voltato pagina dopo molti anni di conflitto d’interesse, quando ci si serviva spesso della tagliola delle richieste di risarcimento danni usate a scopo intimidatorio. Ciò nonostante, il basso posizionamento in classifica porta ancora i segni del vecchio governo, soprattutto per il nuovo tentativo di introdurre una “legge bavaglio” e per l’intenzione di filtrare arbitrariamente i contenuti della Rete. Entrambe le proposte, in extremis, sono state abbandonate, viene ricordato. E la squallida vicenda della "legge salva Sallusti" non è stata un esempio di eclatante redenzione della classe politica. Una classifica ampiamente meritata, insomma. E dopo gli accadimenti di oggi forse fin troppo generosa.

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