giovedì 29 novembre 2012

Il cacio sui maccheroni

Oggi, Maurizio Belpietro, il direttore di Libero, ritorna sulla questione che "è Renzi il leader giusto per il Pdl in tilt. L'occasione per ribadire il concetto è una lettera in cui un lettore gli chiede di chiarire se l'editoriale di ieri "era un tentativo (mal riuscito) di fare dell'umorismo", oppure davvero se fosse "ridotto ad una tale disperazione da non credere che il centrodestra sia in grado di esprimere un leader decente al suo interno". Belpietro rassicura subito il suo interlocutore della sua serietà e sobrietà: "Non sono un umorista né ho intenzione di intraprendere la strada del comico, e allo stesso tempo non sono neppure un pessimista con tendenze paranoiche a vedere tutto nero. Chi mi conosce sa che propendo per un sano realismo. Invece di perdermi in battute o analisi disfattiste preferisco sempre andare al sodo".
Il direttore di Libero dice quindi che non può sfuggire nel concreto che "il centro destra è affetto da una preoccupante mancanza di leadership". C'è ovviamente Berlusconi, ma egli, pur avendo inciso sulla politica italiana modernizzandola, è al termine della sua avventura, per una serie di motivi, non ultimi quelli giudiziari, che hanno eroso negli anni il consenso, tanto che oggi, dice Belpietro, "farebbe fatica a raccogliere i voti per arrivare secondo", e "per vincere ci vorrebbe un miracolo".
Nell'ipotesi che Berlusconi realmente alla fine decida di ritirarsi dietro le quinte, non è certo Alfano, "il delfino prescelto e subito spiaggiato dallo stesso Cavaliere", che può far volare il partito, "un partito allo sbando che rischia di liquefarsi in pochi mesi". Alfano, sì, dice Belpietro, "nel gioco delle primarie probabilmente la spunterebbe senza fatica su tutti gli altri, ma soltanto perché gli altri sono dei concorrenti che raccolgono il voto dei parenti e poco più". Che resta, dunque, "chi è in grado di raccogliere il testimone di un'area moderata che nel Paese è maggioranza e di portarla di nuovo a Palazzo Chigi?
Il problema è drammatico, sottolinea Belpietro: "Se il centrodestra non fa in fretta, altro che leader decente e liberale: se vince la sinistra rischiamo di trovarci la coppia di fatto Bersani-Vendola al governo; se invece Pd e Sel non sfondano, esiste la possibilità che a guidarci da marzo in poi sia ancora Monti. Come dire che l'alternativa è tra finire in padella oppure nella brace". Per il direttore di Libero, il centrodestra si deve "svegliare, trovare un nuovo programma e darsi nuovi obiettivi". Già, ma, dice Belpietro, "una leadership non si costruisce in quattro e quattr'otto, ci vuole tempo, materia prima di cui noi non disponiamo". E allora?
"Certo, aggiunge Belpietro, quella di candidare Renzi o di appoggiare una sua candidatura fuori dal Pd è un'idea provocatoria, ma non del tutto sballata" perché, oltretutto, "tre quarti delle cose che il sindaco di Firenze propone potrebbero, anzi: dovrebbero, essere patrimonio del Pdl". E giù l'elenco, come il fatto, per dirne qualcuna, che "Renzi è per cancellare la riforma Fornero del mercato del lavoro per sostituirla con una più moderna e flessibile", oppure "è contro la patrimoniale e a favore dei tagli della spesa pubblica", o anche "vuole tassare di più le società proprietarie delle slot machine" che si trovano nei bar. Non sono cose di centrodestra, queste? si chiede. Senz'altro, "ha anche qualche idea bislacca" e "ogni tanto parla un po' a sproposito di conti pubblici e dà i numeri come fossero quelli del lotto". Ma a conti fatti, "meglio lui di Bersani e Vendola". E se è "un po' fiacco in economia", nessun problema: "con un ministro delle Finanze bravo e liberale al suo fianco magari potrebbe anche riuscire a non fare disastri". Così, dunque, Belpietro. Ma "ovviamente in attesa di trovare il Renzi di destra. O il nuovo Berlusconi". O ancora, "il Berlusconi di prima ma ritemprato nello spirito e nella grinta". Insomma oggi, Renzi, what else?

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