Oggi sul tavolo di Berlusconi è arrivata, con la prima pagina di Libero, la propostona di Maurizio Belpietro; una proposta non proprio nuova come il direttore spiega: "Qualche mese fa l'avevamo gettata lì come battuta: dato che il Pdl non ha un candidato premier e invece il Pd ne ha due, perché non farsene prestare uno?".
Naturalmente Belpietro non pensava, allora come oggi, a Bersani, troppo indigesto per gli elettori di centrodestra, ma a Matteo Renzi, "un bel democristiano con un'idea di modernizzazione che non sfigurerebbe se fosse abbracciata dal Popolo della libertà". Una proposta, insomma, quella di affidare a Renzi la guida del centrodestra non poi così stonata. "La rottamazione dei dinosauri, dice Belpietro, che ingombrano la scena politica incontrerebbe subito il favore di gran parte dei militanti: liberarsi in un colpo solo di gente che siede in Parlamento da vent'anni è un desiderio che non è di destra o di sinistra, ma piace a tutti". E poi oggi la cosa verrebbe a fagiolo: "il Cavaliere considera il Pdl un peso e molti suoi dirigenti una zavorra e dunque vorrebbe mollare gli ormeggi liberandosi di quel che lo frena..." e il direttore di Libero, elencando crudamente i pro e contro, gli alti rischi d'una evoluzione "normale" che portasse ad un nuovo partito, magari fermo al 7 per cento ed il vecchio orfano del Cavaliere, lì appresso presidiato dagli ex colonnelli di An, butta lì l'idea ardita ("ma a volte le idee ardite sono le migliori"): perché non puntare su Renzi? In fondo, dice Belpietro, lui [Berlusconi] e Renzi sono due rottamatori: entrambi vogliono cambiare, un punto comune che non è poco. E poi, aggiunge, il resto verrà.
Ma perché Renzi dovrebbe starci alla proposta? Il direttore di Libero, quanto a prospettive, ha le idee chiare: "Il sindaco, dopo la probabile sconfitta al ballottaggio, rischia di restare disoccupato. Nonostante il 40 per cento dei consensi, non avrà incarichi nel suo partito e sarà costretto a rimanere a Palazzo Vecchio, assistendo impotente alla sfida politica nazionale". Il Cavaliere invece potrebbe far convergere su di lui i voti del suo nuovo partito e fors'anche di quello vecchio con "un programma di riforme e di modernizzazione del Paese che potrebbe andare bene all'elettorato moderato e a quello di centrosinistra che ha votato il rottamatore". E sottolinea: "Il sindaco piace a molti simpatizzanti del Pdl, i quali alle vecchie facce preferiscono le nuove". E quindi, Cavaliere, perché no?
Attenzione, Belpietro ci tiene a precisare: "Quando la formulammo per la prima volta, cioè all'inizio della campagna per le primarie del centrosinistra, la nostra era una provocazione. Un'idea scherzosa, ma niente più". Non così, dice, oggi. Possiamo credergli.
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