martedì 27 novembre 2012

Province, l'allarme di Belisario

In un post pubblicato ieri, Felice Belisario ricorda l'intervista al Corriere della Sera del ministro Barca, in cui ammetteva che la stragrande maggioranza dei provvedimenti presi dal governo Monti "ormai è in fase discendente", un eufemismo per dire che le tanto esaltate riforme dei tecnici finiranno nel nulla, ingoiate dall'abisso parlamentare della settimana corta. Per dire che tra questi campeggia il decreto di riordino delle Province, che salterà se non approvato in entrambi i rami del parlamento entro Natale.
"Sotto l’albero, scrive Belisario, gli italiani finiranno per trovare i costi della politica belli intatti e infiocchettati, giusto per festeggiare il salasso che arriverà a fine anno: mentre si aumentano le tasse alle fasce sociali più deboli e si tagliano senza remore i fondi per i servizi primari, il rubinetto degli sprechi resta aperto al massimo".
E ancora: "È arrivato il super-commissario Monti e ha presentato [invece di puntare sulla totale abolizione] un decreto di riordino che è un compromesso al ribasso in grado di generare solo confusione, tra accorpamenti e capoluoghi unici, e infiammare ulteriormente il campanilismo. Ciascuno vuole la sua Provincia, il proprio carrozzone pubblico dove sistemare clientele, spartire consulenze e spremere le casse dello Stato. In vista del voto aumenta la necessità di accontentare qualche luogotenete locale e così la forbicetta spuntata del Governo rischia di rimanere nei cassetti della Commissione Affari costituzionali del Senato".
"Le Province sono enti obsoleti, che costano miliardi di euro ogni anno senza fornire un utile servizio ai cittadini", così sempre Belisario, e come dargli torto, anche buttando l'occhio sulla nostra che si autoreclamizza super virtuosa. "Soprattutto di fronte ad una crisi dai risvolti sempre più drammatici e all’aumento della distanza tra le istituzioni e la società civile, la prima cosa da fare è dare il buon esempio tagliando la spesa pubblica improduttiva", afferma l'esponente dell'Italia dei Valori, aggiungendo la ricetta, cioè, "eliminando le migliaia di inutili consigli di amministrazione, intervenendo sulle inefficienze della Pa, avviando un serio piano di dismissione degli immobili pubblici". "Monti non è stato nominato per questo, ricorda Belisario, al contrario ha assecondato le politiche lobbiste e conservatrici dei partiti di maggioranza, difendendo le prebende della casta e i poteri forti".
Da qui, sottolinea l'esponente IdV, la decisione di restare fino all'ultimo all'opposizione e di lavorare "ad un governo di centrosinistra forte, basato su un programma politico alternativo e su un'alleanza chiara, che possa cambiare finalmente il Paese, a cominciare dal vero e insopportabile spread tra i privilegi della casta e i sacrifici dei cittadini".

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