Renzi definisce il ballottaggio di domenica un "derby tra usato sicuro e innovazione". Il format mediatico tagliato per lui lo pone, con il suo giovanilismo ben accentuato, come un possibile "uomo nuovo" della politica che dovrebbe rivoluzionare questo paese di nani, comici e ballerine. Che Renzi lo viva come un derby, un Fiorentina-Juventus per dire, è evidente da molte sue dichiarazioni, prima quella, relativa al "noi e loro", che dice: "È naturale che se vince Bersani, e io sarò il primo ad andare a votare per lui, non è la stessa cosa che se vinciamo noi". Che poi spiega con la metafora dei due allenatori che trasuda personalismo e reputa il partito nient'altro che una squadra da guidare nel campionato elettorale. O l'altra, quella della caccia ai voti, meramente caccia: "Puntiamo a spostare parte dei voti di Bersani. C'è gente che ha votato Bersani pensando che fosse una formalità. Vogliamo andare a prendere i voti di Puppato, Tabacci e Vendola. Con questi dati il margine è assolutamente colmabile". A caccia, chissà con quali sparate.
La sua abilità nel reggere le telecamere stupisce, ma ha una spiegazione: diciannovenne - adesso ne ha trentasette - partecipò come concorrente a La ruota della fortuna, per cinque puntate, portando a casa 48 milioni di lire. Insomma, come andare in bicicletta, una volta che si è imparato, non lo si scorda più. Già segretario provinciale del Partito popolare italiano, coordinatore poi de La Margherita fiorentina e segretario provinciale, presidente della Provincia di Firenze e successivamente sindaco di quella città, che non è certo Brembio, membro della Direzione nazionale del Pd. Un vincente e per nulla inesperto di quella "politica" che dice di combattere. Forse, se il ballottaggio di domenica va inteso come derby, sarebbe il caso di definirlo tra "usato sicuro" e "auto aziendale".
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