giovedì 15 novembre 2012

Retorica e orecchie da mercante

Il quotidiano di Lodi Il Cittadino ha pubblicato oggi la mia risposta all'ultima lettera del presidente dell'Anpi di Melegnano. Eccola di seguito, e con questo ho chiuso da parte mia il dialogo indiretto sulle pagine del giornale.

Caro Direttore,
scambiare la stringatezza rivolta all'essenziale e ad un minimo consumo di spazio nel rispetto degli altri, che usano lo strumento di partecipazione della lettera, per una mancanza di argomenti o una remissione, o anche il forzare provocatoriamente il discorso altrui, interpretandolo gratuitamente, come più d'una volta il sig. Fogagnolo ha fatto nei suoi interventi, sono solo sterili artifici retorici che non incantano occhi attenti e critici. Come pure il trucco di fare orecchie da mercante all'interlocutore per guadagnare un'altra possibilità d'una ripetizione di storia o di educazione civica, non richiesta.

Le lettere del sig. Fogagnolo sono ricche di citazioni e di consigli di lettura anche importanti. Di solito si usa la citazione per rafforzare con l'autorità altrui le proprie argomentazioni. Anche questo, come si sa, è un espediente retorico. Come lo è, se voluto, il trascurare un minimo d'informazione sul proprio competitor elettivo e il darlo a vedere con un "che, a giudicare dal nome, Fumich dovrebbe conoscere bene".
Il che nell'era di Internet oltretutto è un peccato mortale, sempreché non ci si ritenga un "repositorium veritatis". Vede, sig. Fogagnolo, sulle vicende del confine orientale ho scritto quattro libri, che trova, tutti e quattro, su Amazon e altre librerie online: "Il Pozzo e le Parole", "Controinformazione Foibe", "Dopo l'8 Settembre in Istria. Governo popolare e rappresaglia nazista", "Le Mani sulle Foibe". Già, ma questo lei non lo può sapere, perché io non sono un accademico e non pubblico con le grandi case editrici.
Un'utile lettura potrebbe risultare il primo, che contiene tre miei precedenti scritti divulgativi di cui quello intitolato "Salvare il salvabile" evidenzia il ruolo di De Gasperi, e non solo di lui, nel salvare i criminali di guerra italiani richiesti da Tito. Dico questo non per venderle un libro, ma solo perché possa meglio conoscere il mio pensiero. Cordialmente



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