Caro Direttore,
capisco che il sig. Sergio Fogagnolo usi lo spazio del
nostro dialogo indiretto attraverso le pagine del giornale, per esporre le sue
idee e condurre la sua guerra personale contro ombre del passato che ritiene
aggirarsi ancora nel presente; posso tentare – anche se con la difficoltà di
chi non ha vissuto esperienze tragiche di simile portata – di comprendere
quanto sia arduo far tacitare le conseguenze di un gravissimo torto subito nel
lontano 10 agosto
19 44, il padre Umberto fucilato da un plotone fascista in Piazzale
Loreto a Milano assieme ad altri resistenti. E’ indubbio che quell’evento sia
di quelli che segnano per sempre una vita. Tuttavia lo inviterei a rileggere i
suoi interventi sul giornale e a riflettere se essi in alcune parti non siano
forse almeno un pochino sopra le righe. Molta acqua è passata sotto i ponti,
come si dice, da quel giorno di sessantotto anni fa, lo stesso ufficiale che
comandò quell’eccidio – so che questo non può placare – fu fucilato dai
partigiani a Como dopo il 25 aprile 19 45 e quella stessa piazza milanese nei giorni
della liberazione della città ha visto lo scempio del massimo responsabile di
quella ed altre atrocità che vengono ricordate nei diversi interventi sul
giornale. E’ giusto coltivare la memoria, ma in qualche modo è doveroso non
fare del passato l’unico scopo del proprio esistere, ma guardare avanti.
R-esistere, ma soprattutto resistere (senza trattino); e di motivi oggi di
resistere ce ne sono tanti nel nostro paese ed ogni giorno si moltiplicano,
molto più seri dell’esistenza di piccoli gruppi nostalgici che vedono nel
futuro un passato irriproducibile. Nella lettera in cui il padre Umberto
comunicava alla moglie la sua scelta di lotta (“Tu, Nadina, mi perdonerai se
oggi io gioco la mia vita.”), non vi è un vuoto recriminare sui, lontani nel
tempo, cannoni del generale Bava Beccaris, ma la coscienza della necessità
dell’azione, in un tempo mutato, per raccogliere i “gridi d’umanità”: “se vi
sono delle piaghe che bruciano e dei bisogni che spingono, si esce e si fa
guerra”. Ecco, al sig. Fogagnolo e all’Anpi, di cui sono stato a suo tempo, e
per molti anni, iscritto, proporrei oggi primario il fine di lottare ancora una
volta per rendere concreti, una volta per tutte, quei Valori che dovrebbero essere
il fondamento di una “Repubblica nata dalla Resistenza”. Contro i nemici veri,
non larve d’un tempo che fu.
Nessun commento:
Posta un commento