venerdì 9 novembre 2012

Guardare avanti

Il mio commento all'ultima replica del presidente dell'Anpi melegnanese, Sergio Fogagnolo, è stata pubblicata nell'edizione odierna del quotidiano "Il Cittadino". Di seguito il testo ed il ritaglio del giornale.


Caro Direttore,

capisco che il sig. Sergio Fogagnolo usi lo spazio del nostro dialogo indiretto attraverso le pagine del giornale, per esporre le sue idee e condurre la sua guerra personale contro ombre del passato che ritiene aggirarsi ancora nel presente; posso tentare – anche se con la difficoltà di chi non ha vissuto esperienze tragiche di simile portata – di comprendere quanto sia arduo far tacitare le conseguenze di un gravissimo torto subito nel lontano 10 agosto 1944, il padre Umberto fucilato da un plotone fascista in Piazzale Loreto a Milano assieme ad altri resistenti. E’ indubbio che quell’evento sia di quelli che segnano per sempre una vita. Tuttavia lo inviterei a rileggere i suoi interventi sul giornale e a riflettere se essi in alcune parti non siano forse almeno un pochino sopra le righe. Molta acqua è passata sotto i ponti, come si dice, da quel giorno di sessantotto anni fa, lo stesso ufficiale che comandò quell’eccidio – so che questo non può placare – fu fucilato dai partigiani a Como dopo il 25 aprile 1945 e quella stessa piazza milanese nei giorni della liberazione della città ha visto lo scempio del massimo responsabile di quella ed altre atrocità che vengono ricordate nei diversi interventi sul giornale. E’ giusto coltivare la memoria, ma in qualche modo è doveroso non fare del passato l’unico scopo del proprio esistere, ma guardare avanti. R-esistere, ma soprattutto resistere (senza trattino); e di motivi oggi di resistere ce ne sono tanti nel nostro paese ed ogni giorno si moltiplicano, molto più seri dell’esistenza di piccoli gruppi nostalgici che vedono nel futuro un passato irriproducibile. Nella lettera in cui il padre Umberto comunicava alla moglie la sua scelta di lotta (“Tu, Nadina, mi perdonerai se oggi io gioco la mia vita.”), non vi è un vuoto recriminare sui, lontani nel tempo, cannoni del generale Bava Beccaris, ma la coscienza della necessità dell’azione, in un tempo mutato, per raccogliere i “gridi d’umanità”: “se vi sono delle piaghe che bruciano e dei bisogni che spingono, si esce e si fa guerra”. Ecco, al sig. Fogagnolo e all’Anpi, di cui sono stato a suo tempo, e per molti anni, iscritto, proporrei oggi primario il fine di lottare ancora una volta per rendere concreti, una volta per tutte, quei Valori che dovrebbero essere il fondamento di una “Repubblica nata dalla Resistenza”. Contro i nemici veri, non larve d’un tempo che fu.


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