domenica 16 dicembre 2012

Una situazione di stallo

Il vice presidente siriano Farouk al-Sharaa ha detto in un'intervista al giornale libanese Al-Akhbar, che sarà pubblicata domani, che né le forze governative né quelle di opposizione possono ottenere una vittoria militare nel conflitto che lacera la Siria da 21 mesi.
Sharaa, musulmano sunnita, è stato considerato dalla Lega Araba come una potenziale figura di compromesso per rimpiazzare Assad, musulmano alauita, quando sono scoppiate le prime dimostrazioni di massa contro il governo di Assad.

L'Iran raddoppia

Il giorno dopo che il comandante in capo dell'esercito iraniano ha affermato che il dispiegamento di sistemi difensivi anti-missile Patriot sul confine turco poteva innescare una guerra mondiale, ecco il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad cancellare una visita in Turchia già pianificata.
Ahmadinejad aveva accettato l'invito del primo ministro turco Erdogan di presenziare domani nella provincia di Konya alla commemorazione del 739simo anniversario della morte del mistico sufi e poeta persiano del 13 secolo Jalaluddin Rumi.
Fonti diplomatiche turche hanno dichiarato ad un giornale che il presidente iraniano ha cancellato il viaggio per un non ben specificato conflitto di impegni. Nessun commento invece da fonte iraniana.
Da annotare che le batterie di Patriot dispiegate in Turchia, provenienti dagli Stati Uniti, Germania e Olanda, saranno sotto il comando della Nato.

L'incendio del Reichstag

Grillo evoca l'incendio del Reichstag e i nazisti che si preparano ad entrare marciando col passo dell'oca in Parlamento se i grillini resteranno fuori. Manco la democrazia, la garanzia della democrazia fosse un brand proprietario, come quello del Movimento 5 stelle, proprietà privata del comico guru. Ma poi, diciamocelo: la mission di un comico dovrebbe essere far ridere, strappare un sorriso per regalare un momento di sollievo, di serenità. Non far piangere. Per questo basta un parlamentare nominato qualsiasi, uno a caso.
Chiudiamola lì e tiriamoci su con uno dei TrarcoMavaglioVideos, costruito con degli spezzoni del filmato che documenta l'incontro con l'esperto di comunicazione web reclutato da Obama, Michael Slaby, in cui l'esperto racconta l'esperienza della recente campagna elettorale 2012.


È un peccato che il video, così "manipolato" per celiare,  evidenzi soprattutto la gag. Importantissima, invece, è la chiusa della risposta di Slaby a Riotta su Casaleggio, che conclude questo come il documento video originario, perché contiene l'insegnamento che l'uso dei social network non è tutto nella quotidianità d'un rapporto con le persone. Che il vecchio porta a porta, ad esempio ancora attuato oggi dai vecchi militanti del Pd, quelli che "vengono da lontano", è estremamente efficace. Insomma, riducono ai minimi termini gli assiomi fondanti il M5S più le ultime parole di Slaby, che qualsiasi gag, per quanto intelligente, si possa inventare.

L'inguaribile mania di farsi del male

Supponiamo che Monti si presenti come candidato premier alle prossime politiche attraverso una lista che sia espressione di un rassemblement di parlamentari uscenti, personalità dell'economia e della finanza, di tirapiedi della borghesia italiana, i vari Casini, Fini per dirne un paio, i berluscones incollati alla poltrona di deputato o di senatore, i ministri di questo governo che ha salassato l'Italia promettendo mari e monti, appunto. Immaginiamo il battage elettorale dei media controllati dai poteri forti. Una gioiosa macchina da guerra, per ricordarne un'altra, vestita di tricolore e con la benedizione del pontifex maximus, e dell'Europa popolare e anche di parte, vedi Hollande, dell'Europa socialista, quella sollecita verso gli altri perché attenta ai propri affari nazionali.
Che fare? Che potrebbe fare uno che i sondaggisti dicono vincente? Perché dietro ci sono i ceti popolari, i lavoratori, i pensionati, un ceto medio impoverito da chi ha fatto solo gli interessi delle banche e dei pescecani della finanza. Proseguire, dunque, per la sua strada e giocarsi la partita seppure in uno stadio dove gli altoparlanti propagandano il tifo per l'avversario, consapevole di poter sfruttare una macchina di partito che può raggiungere capillarmente il proprio elettorato e un elettorato potenziale costituito da quanti in questi mesi del governo Monti hanno dovuto mettere le mani nelle proprie tasche per sacrifici fatti in cambio di nulla, hanno tirato la cinghia mentre altri continuavano a godersela la vita, senza cacciare un euro per risollevare il paese. Continuare per la propria strada proponendo rimedi concreti, azioni capaci di difendere il lavoro e l'economia, ma con un rigore che finalmente colpisca, senza se e senza ma, chi più ha e può dare. Tanto può dare del proprio superfluo. Azioni che puntino, non soltanto a parole, a favorire la crescita. Un programma per l'Italia, senza perdersi nella caccia a fantasmi veri o presunti, o in una gara a chi si porta a casa l'unto dal Colle. Essere di per sé, non esistere in funzione di altro o di altri, della cosiddetta "opinione pubblica", un falso creato dalle televisioni e dai giornali.
Ma soprattutto smettendola di farsi del male con le proprie stesse mani. Tanto che vien da dire che a far perdere, se perderà, il centrosinistra, non sarà Monti, ma il centrosinistra stesso, ancora una volta incapace di uscire da una logica di perdente a vita. Che senso hanno, per fare un esempio, parole come queste di Paolo Gentiloni, evidenziate da giornali di destra: "Monti sarebbe un concorrente temibile per il Pd. Consiglio Bersani di affrettarsi a ridare spazio a Renzi, invece di rinchiudere il Pd nella sinistra tradizionale"? Se non mostrare che il Pd stesso non sa o non vuole vincere. L'incapacità manifesta nel leggere i tempi di molti esponenti. intenti ad ammirarsi l'ombelico piuttosto che guardarsi attorno. è disarmante. Non aver capito e non capire che, dopo il successo delle primarie, fosse necessario mostrare uno schieramento compatto come non mai, granitico sulla linea indicata dai tre milioni di elettori che hanno partecipato a quella grande kermesse di democrazia, dimostra non solo una sorta di impotenza politica di certi personaggi che sarebbe, loro sì, più che giusto rottamare, altro che proporli come sindaci. Dimostra che gran parte degli "imboscati" nell'apparato romano del partito non credeva a quelle primarie, tanto da non aver ancora oggi digerito ed assimilato il risultato, risultato oltretutto magari anche indigesto. Il Pd è un partito democratico, certo, ma dovrebbe puntare ad essere qualcosa di meglio e di diverso dalla Balena bianca e dai suoi obsoleti metodi di gestire politica ed elettorato, a cui, con tutta evidenza, molti continuano ad essere affezionati. Ed è sperabile che le metafore immaginifiche di Bersani aiutino il segretario Pd, e candidato premier per investitura popolare, a mantenere dritta la barra del timone su una rotta che finora ha mostrato d'essere quella giusta.