Il presidente della maggioranza dei parlamentari, nel suo discorso seguito al giuramento, ha detto cose forti e giuste, condivisibili, ma anche cose non condivisibili e lontane dalla realtà d'un mondo in frenetico mutamento. Ma questo rilievo alla fin fine è cosa di poco conto. La cosa, invece, evidente e di maggior disgusto, per usare una parola forte, in quell'assemblea, che assisteva alla cerimonia, era l'improntitudine, la sconcia ipocrisia espressa più e più volte dai parlamentari con applausi sui temi della loro inettitudine, denunciata da Napolitano ripetutamente nel suo discorso. Queste elezioni non hanno segnato alcun cambiamento nel corpo parlamentare cooptato dalle segreterie dei partiti. E la stucchevole, seppure ridotta all'osso, cerimonia di oggi lo ha evidenziato ancora una volta. E vada un altro disperato tentativo, ma la soluzione sarebbe una, mandarli tutti a casa a fare i conti con un elettorato incazzato che non ne può più di loro, di questi personaggi senza vergogna. A casa! A lavorare!
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